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Qatar 2022 - Il Foglio sportivo

Un Mondiale che ci farà godere

Umberto Zapelloni

Finalmente si gioca. Ma prima di tutto dovremmo trovare una Nazionale per cui tifare. Sono i campionati dell’ultimo Messi, del Brasile made in Italy. La vecchia Europa di Francia e Inghilterra

Difficile scacciare la tristezza se, mentre 32 squadre sono in Qatar per tuffarsi nel Mondiale più assurdo della storia, noi italiani dobbiamo occuparci di un’amichevole con l’Albania. Impossibile non sentire un buco nello stomaco se dobbiamo pensare ad un’altra partitella tra scapoli e ammogliati con l’Austria, mentre a Doha, un italiano, Marco Balich con il suo Wonder Studio regalerà al mondo una cerimonia inaugurale che descrive come rivoluzionaria. Il Mondiale è là e noi siamo qui. Qualcuno ha provato a buttar lì frasi sconnesse del tipo “meglio non partecipare a un Mondiale come questo, con tutti i problemi che si porta dietro”. Sarà, ma se fossimo in Qatar proveremmo comunque a vincerlo perché in fin dei conti siamo ancora i campioni d’Europa in carica.

   

 

Di tutte le implicazioni umanitarie, politiche, sociali di questo campionato del mondo invernale, se ne è parlato e si continuerà a parlare fino al 18 dicembre quando una nazione penserà soltanto a festeggiare il suo successo al Mondiale. Non è possibile dedicarsi solo al calcio come vorrebbe Infantino che sembra esser diventato la peggior imitazione di Blatter (ma davvero il presidente della Fifa può trovare responsabile trasferirsi a vivere con armi, bagagli e famiglia in Qatar), ma per fortuna abbiamo anche il calcio da guardare in questo mese e mezzo senza Serie A. Prima di tutto dovremmo trovare una Nazionale per cui tifare. I 67 giocatori del nostro campionato convocati dalle rispettive nazionali possono indirizzare il tifo. Ma un milanista potrà mai tifare per l’odiata Francia perché ci giocano Theo Hernandez e Giroud? Meglio pensare al Portogallo di Leao allora. Più facile che un interista si tuffi sull’Argentina di Lautaro o sul Belgio di Lukaku. Di juventini ce ne saranno addirittura 11 (pochi rispetto ai 17 del Bayern o ai 16 di City e Barcellona), avranno l’imbarazzo della scelta. Il Napoli di Spalletti ha mandato in Qatar soltanto 5 uomini, fin troppi per i pensieri di un tecnico che in questo mese e mezzo di apnea rischierà di impazzire.

 

Ci sono molti giocatori che hanno dichiarato di preferire un Mondiale disputato in piena stagione, quando sono già in forma e non ancora stravolti dopo un’annata di partite. Potrebbe anche essere vero. Potremmo vedere giocatori meno spremuti del solito anche se saranno costretti a correre in condizioni lontane dall’ideale. Ma dopo aver disputato un Mondiale nei mezzogiorno di fuoco statunitensi non ci si può più lamentare. Il calcio prende i soldi e scappa da anni. Prima di Blatter e Infantino non c’erano solo benefattori. 
Per i bookmakers Brasile, Argentina, Francia e Inghilterra sono le quattro favorite. Forse non era necessario essere esperti di scommesse per intuirlo. Il Mondiale qatariota è l’ultima occasione per Messi e Cristiano Ronaldo, arrivati a quota cinque, ma senza la coppa tra i loro trofei. Per una volta devono puntare sulla squadra più che su loro stessi. Devono farsi trascinare, più che trascinare loro. Oggi possono essere la ciliegina sulla torta, loro che erano abituati a essere la torta, la ciliegina e pure lo champagne per brindare.

 

Il Brasile è il favorito anche per il Gracenote's World Football Ranking che gli attribuisce il 20 per cento di chance di vittoria basandosi anche su una statistica non indifferente: ha perso solo tre delle ultime 50 partite giocate. Ma in quanto a strisce vincenti ne sa qualcosa anche l’Argentina che è a quota 36 partite consecutive senza sconfitte (25 vittorie e 11 pareggi), a una sola dal record dell’Italia di Mancini. Ci porteranno via anche quello dopo averci lasciato a casa. La Scaloneta, come viene chiamata l’Albiceleste ha in rosa 19 debuttanti che non hanno certo in testa le due finali perse negli ultimi 30 anni. Più che le statistiche, un indicatore della forza diversa di questo Brasile sta nel fatto che la maggior parte della sua difesa è cresciuta in Europa, se non addirittura in Italia (8 su 11 hanno un passato o un presente in Serie A). Il punto debole di tante nazionali brasiliane non c’è più.

 

Ma ci sarà ancora la stessa fantasia là davanti? Basta un nome per rispondere: Neymar. Lui e Mbappé sono le stelle annunciate del Mondiale 2022. Ma occhio alla cabala e alle statistiche. 
Si comincia in diretta esclusiva Rai con Qatar-Ecuador. Peccato si sia fermata per un weekend anche la Serie B, perché Parma-Modena sarebbe probabilmente stata molto meglio da vedere. Tristezza, per favore, vai via. E portati via anche Infantino dopo Blatter.

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