Qatar 2022 - dialoghi mondiali /4
C'era bisogno anche dell'Arabia Saudita per normalizzare questo Mondiale
In un calcio di dati e analisti non sembrava possibile sparigliare tutto come ha fatto Hervé Renard mandando in tilt gli argentini. E mentre Danimarca, Tunisia, Messico e Polonia sono frenati dalla paura, la Francia inizia a far paura
“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.
Fulvio - È iniziato il Mondiale, adesso possiamo dirlo. Quella roba lì fatta di risultati a sorpresa e nuove scoperte. Siamo già pronti a innamorarci dell’Arabia Saudita, ma anche ad aspettare la grande rimonta dell’Argentina. Cioè, da ora comunque vada è bello: o in modo tragico perché l’Argentina va fuori o in modo eroico, perché rimonta e chissà dove arriva. Pensavo di dover scrivere della nuova giornata senza sorprese, e invece.
Giuseppe - Penso sia la sorpresa più clamorosa della storia dei Mondiali. In passato (diciamo fino a Senegal-Francia 2002, ultimo choc paragonabile a quello di ieri) la sorpresa era sempre misteriosa: un Camerun 1990, un'Algeria 1982, una Corea del Nord 1966 che venivano culturalmente sminuite e quindi sottovalutate. Oggi si sa tutto di ognuna delle 32 squadre, tutti i giornali del mondo pubblicano pagine e pagine di analisi, non sembrava possibile sparigliare come ha fatto Hervé Renard, con quella specie di omaggio al Foggia di Zeman che ha mandato in tilt gli argentini, fragilissimi come sempre. E anche il recupero extra nobilita l'impresa dei sauditi, che non hanno potuto nemmeno inscenare troppe manfrine.
Fulvio - Pensavo potesse essere un diluvio, all’inizio. Il gol segnato quasi in apertura, proprio da Messi, tre annullati. A me invece l’Argentina sembrava sorpresa, soprattutto da una difesa così alta, da un avversario così organizzato. Però anche io non me lo sarei aspettato da una squadra che aveva nove titolari della squadra che al momento è quarta nel campionato in Arabia Saudita. Detto tra noi due, se dobbiamo andare avanti fino alla fine del Mondiale, preferirei non parlare mai di Zeman. Che l’avrebbe persa 3-2, ma “oh, che divertimento”.
Giuseppe - Certo, infatti sono stati zemaniani fino all'intervallo. Poi, dopo l'uno-due, carri in quadrato e tutto l'armamentario retorico in dotazione a Davide che batte Golia. Aggiungo la nota di colore del commento divertito e divertente di Andrea Stramaccioni per la Rai: c'è bisogno anche di questo per normalizzare questo Mondiale un po' storto.
Fulvio - Hai riparlato di Zeman, ma te lo perdono perché il ritmo di quattro partite al giorno è faticoso. Giocassi non ne reggerei nemmeno una, ma per fortuna sono sul divano. Ieri c'è stata la prima sorpresa e oggi ci sono un po’ di squadre che fanno davvero aria da Mondiale. Per esempio la Spagna e la Germania, due eterne favorite. Nel senso che quando comincia un Mondiale tu le tieni sempre lì, però quest’anno forse non è il loro. La Spagna è tutta nella testa di Luis Enrique. Invece ti ricordi il modello tedesco? Non se ne parla più.
Giuseppe - Forse è anche per quello che siamo un po' spaesati: parafrasando Woody Allen, noi siamo calcisticamente morti, ma neanche la Germania si sente troppo bene. Forse è un ritorno agli anni Ottanta, caro Fulvio, a quelle Germanie a fari spenti (1982, 1986, 2002...) che stentavano nei gironi e poi azzannavano il Mondiale dagli ottavi in avanti. Flick e Luis Enrique sono due ct molto preparati, gli unici ad aver vinto la Champions League insieme a van Gaal, e da loro mi aspetto le cose tatticamente più rilevanti del torneo: come fece l'Olanda nel 2014, che giocando uomo contro uomo a tutto campo anticipò la rivoluzione poi importata in Italia da Gasperini.
Fulvio - Hai colto l’occasione per parlare ancora di van Gaal, tanto per cambiare. Io però continuo a guardare il calendario e vedo una programmazione in crescendo che, insomma, se ci togliamo questi giorni davanti è meglio. Perché parlassimo di Germania-Spagna sarebbe già un grande classico. Ma stiamo parlando di Germania-Giappone e Spagna-Costarica. Ma quando allargheranno le partecipanti al prossimo Mondiale chissà che altre partite buffe vedremo, a parte una maggiore possibilità che si qualifichi l’Italia.
Giuseppe - Beh, se a Qatar 2022 già vigessero i criteri di qualificazione al Mondiale 2026, al posto dell'Italia ci sarebbe la Macedonia del Nord... questo mi serve da auto-assist per planare sul gruppo F, decisamente il girone più hipster del torneo (ammesso che la parola hipster sia ancora contemporanea). Non escludo in partenza un colpaccio del Marocco e nemmeno del Canada, che ha un'esuberanza fisica e un entusiasmo che potrebbe cogliere di sorpresa le altre tre squadre, che vedo tutte un po' più compassate.
Fulvio - Abbiamo detto che la Croazia è una delle nostre squadre e parli di probabile colpaccio del Marocco? C’è Modric, che resta uno dei miei preferiti. E poi l’allenatore è un personaggio mica da poco: Zlatko Dalic il mese scorso, ha fatto un pellegrinaggio di 75 miglia dalla sua città natale di Livno in Bosnia-Erzegovina a un santuario a Medugorje. Io non so quanto conta nel calcio una cosa del genere. Ma visto che tifo Croazia sono disposto a credere che possa funzionare.
Giuseppe - Vabbè, era giusto per mettere un po' di pepe, per mantenere alto il livello della tensione dopo una giornata come quella di ieri, che conferma che ai Mondiali le sorprese stanno acquattate in silenzio dietro le tende come l'assassino di Profondo rosso.
Fulvio - Argentina a parte, hanno giocato ancora. Rimettiamoci in riga. Prima, però, devo dirti che ormai aspetto la fine del primo tempo e della partita più della partita stessa. Questa storia dei maxi recuperi mi sta divertendo, perché è come se ogni partita avesse un supplementare, se fai la somma abbiamo visto una partita in più, già. Torno all’Argentina: era l’88esimo, stavi vedendo un’impresa e quanto mancava? Due minuti? Due più i soliti cinque? No, ne mancavano sedici. Così, a sorpresa.
Giuseppe - Sono d'accordo, l'effetto di straniamento sta lasciando il posto alla consapevolezza che si tratta di cosa buona e giusta - specialmente in certe nostre partitacce, dove le manfrine cominciano al 20esimo del primo tempo. Ieri pomeriggio ho anche azzeccato in pieno l'esatto ammontare del recupero di Polonia-Messico: "Sette!". E sette sono stati.
Fulvio - La Danimarca un grande boh, però contro la Tunisia ci ha fatto due regali. Il primo Kajer che lascia la fascia a Eriksen uscendo dal campo. Il secondo, secondo me, può diventare un’espressione comune. Quando sbagli una cosa semplicissima, chessò non riesci a cucinare un piatto di pasta e parmigiano oppure scrivi il risultato sbagliato di un'addizione elementare potremo dire “sembri Cornelius”, o qualcosa del genere.
Giuseppe - A me, che sono feticista dei Mondiali, l'errore di Cornelius mi ha ricordato un clamoroso palo a porta vuota del messicano Alves Zague nei minuti finali di Norvegia-Messico 1994 (non si capisce perché dovreste ricordarvelo, in effetti). La partita però a me è piaciuta: dopo il buon Senegal dell'altro ieri, la Tunisia è la seconda africana su due a mostrarsi disciplinata e anche mentalmente all'altezza di una grande Nazionale europea per 100 minuti. Considerando che è il primo Mondiale in cui i ct delle 5 africane sono tutti africani, è un dato notevole.
Fulvio - Invece mentre guardavo Polonia-Messico e pensavo all'eroismo di Ochoa, a una squadre che la scampa grazie al suo leader. Mentre stavo pensando a questo portiere per cui il Mondiale è come il Natale per Michael Bublé (non sai cosa fa nel periodo di mezzo) e che infatti è alla sua quinta partecipazione e vuole giocare la sesta, dopo aver promesso alla madre da bambino che sarebbe arrivato a giocarne almeno uno, è arrivata la notizia della rescissione del contratto di Cristiano Ronaldo con il Manchester. Niente, non vuol essere da meno a Messi nemmeno nei giorni da dimenticare.
Giuseppe - Ci si è messo anche Lewandowski, in questo Black Tuesday dei grossi calibri. Polonia-Messico è stata come previsto la partita della paura, con due squadre già terrorizzate da questa specie di spareggio e ulteriormente confuse dallo choc del mattino. Questa generazione di polacchi, in particolare, continua ad avere un rapporto problematico con i grandi tornei che credo si sia visto tutto nel brutto rigore del suo giocatore migliore, che normalmente dal dischetto è un cecchino.
Fulvio - Stavamo chiudendo la giornata come l’avevamo iniziata, ma l’Australia è durata poco. Non so se questa partita fa testo, ma una Nazionale a cui mancano Benzema, Kantè, Pogba, Nkunku, Kimpembe, Maignan e, dopo pochi minuti, Lucas Hernandez e che ha ancora tutti quelli che abbiamo visto in campo secondo me può correre parecchio più di quanto immaginiamo.
Giuseppe - Francia sinceramente impressionante nel continuo scambiarsi il ruolo del primattore: Griezmann ha fatto il regista-trequartista senza sbagliare un pallone, Theo Hernandez è il treno che conosciamo bene (come poteva Deschamps non considerarlo un titolare prima di questa partita?), Giroud non avrà il carisma e la presenza scenica di Benzema, ma è il complemento perfetto per non turbare il protagonismo di Mbappé, che in quanto Mbappé è un'iradiddio. Mi ha solo fatto storcere un po' il naso la facilità con cui l'Australia ha creato pericoli al primo calo di tensione: due tiri, un palo, un gol. Ma difettucci ampiamente perdonabili.
Fulvio - Vabbè, prepariamoci a un'altra giornata. Sai cosa non vorrei essere proprio in questo momento? Un argentino. Sarei troppo triste.
Giuseppe - Ma hanno comunque ancora almeno altre due partite per sognare, a differenza di altri popoli di nostra conoscenza.