Qatar 2022
Zona Cesarini al 120esimo? Il Mondiale più lungo
I minuti di recupero nelle partite di Qatar 2022 superano la decina, ma era prevededibile. Prove di tempo effettivo? Non proprio. La Fifa non è pronta alla rivoluzione, ma a moltiplicare lo share sì
Ai giocatori sauditi non pareva vero. “Ma quanto manca?”. Battere l’Argentina ai Mondiali era quasi impensabile. Per farlo ci sono voluti 14 minuti oltre il 90esimo. 21 in più in totale, contando i 7 al termine del primo tempo. È Qatar 2022, signori. La Coppa del mondo più discussa e costosa di sempre (220 miliardi di dollari, stima Forbes). Come minimo, doveva essere anche la più lungo.
Già la partita inaugurale, fra i padroni di casa e l’Ecuador, aveva fatto intravedere il trend: 12 minuti di recupero complessivi. Poi il record di Inghilterra-Iran (29, ma 11 dovuti al delicato infortunio del portiere Beiranvand). A seguire, 14 in Senegal-Olanda, 15 in Stati Uniti-Galles, 12 in Danimarca-Tunisia. Dopo sei incontri, si registrano in media 17,2 minuti extra a gara. Una dilatazione mai vista. Eppure prevista. In primavera, il numero uno della Fifa, Gianni Infantino, aveva invitato “a una riflessione sul tempo effettivo di gioco”. Tema condivisibile, sceneggiate dei calciatori alla mano. “Le perdite di tempo sono una costante: i tifosi pagano per vedere 90 minuti di calcio. Dunque il recupero concesso dall’arbitro dev’essere commisurato ai minuti persi. Certo, con ciò non dico di arrivare a giocarne 100”. E invece…
Aggiungeva Pierluigi Collina, presidente della Commissione arbitri della Fifa, alla vigilia dei Mondiali: “Abbiamo raccomandato i nostri direttori di gara di essere molto precisi. Ogni incidente meriterà attenzione: un infortunio, una sostituzione, un cartellino, la celebrazione di un gol. Tutto questo, non fa parte dei minuti di calcio giocato. Quindi non stupitevi di recuperi corposi”. Non ci stupiamo. La sensazione è che però gli arbitri abbiano preso fin troppo alla lettera le indicazioni della Fifa. Si pensi al pareggio fra Stati Uniti e Galles: partita vera, a viso aperto, ritmi intensi dall’inizio alla fine. Terminarla al 101esimo è surreale. Chissà cosa succederà allora nella fase a eliminazione diretta, quando gli abusati trucchetti del mestiere (rotolarsi a terra, ritardare una rimessa laterale) la faranno da padrone. Zona Cesarini al 134esimo?
Logica vuole che il passo seguente sia spostare il cronometro delle gare sul tempo effettivo. Basket, pallamano e pallanuoto già lo fanno. Con comprovato successo. La Fifa vuole davvero una riforma strutturale? Difficile al momento. Trovato il problema, preferisce risolverlo a modo suo. Magari a beneficio di chi detiene i diritti tv di un torneo dal seguito traballante: spalmare lo share su 108 minuti vale il 20 per cento in più. E intanto la durata delle partite resta arbitraria, nel senso più letterale del termine. Con esiti fantozziani: tutto può accadere in questo Mondiale, tranne l’Italia che batte l’Inghilterra 20 a 0 (ma questa è colpa nostra).