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Piange, è antipatico, ma godiamoci l'ultimo Cristiano Ronaldo
In fin dei conti la sua scenata sull’inadeguatezza societaria dello United raccontava la verità
Piangeva, Cristiano Ronaldo, giovedì pomeriggio. Durante l’inno nazionale portoghese piangeva, naturalmente in favore di telecamera. Poi ha iniziato a giocare, ha segnato un gol regolare che gli hanno annullato (sì lo so che il fischio è arrivato mezzo secondo prima quindi tecnicamente non è annullato), ha messo in rete il rigore che si era procurato con furbizia, è diventato il primo giocatore di sempre a segnare in cinque Mondiali di fila, ha esultato saltando accanto a uno striscione con la faccia di Leo Messi – “prova a prendermi”, diceva quel salto –, si è fatto sostituire ed è rimasto in panchina a mandare a fanculo il ghanese che ha esultato come lui, a suggerire ai compagni dove battere le rimesse laterali, a farsi venire un infarto quando al 99esimo Diogo Costa stava per entrare al primo posto nelle raccolte video di YouTube “Le cento cappelle più clamorose della storia del calcio”.
Ma che cosa gli volete dire, a uno così. Freddo, calcolatore, costruito, egocentrico, antipatico, va bene, ma chi c’è come lui? I portoghesi ci hanno provato, per qualche giorno, a odiarlo, come le innamorate arrabbiate a caso: temevano che la sua intervista a Piers Morgan e le tensioni che sembravano provenire dallo spogliatoio avrebbero danneggiato la Nazionale. Poi, quando lo hanno visto piangere, segnare e tremare hanno pensato “ma chissenefrega, godiamocelo l’ultima volta, questo fenomeno che ci ha fatto diventare una Nazionale tra le più forti al mondo”. Ora c’è la questione della rottura con il Manchester United, e i simpatici che in tv lo chiamano “disoccupato” sorridendo (gag seconda solo a “il mio difensore coreano preferito è Kim” per l’imbarazzo che provoca in chi la ascolta): poche ore dopo l’annuncio della fine della storia tra CR7 e i Red Devils, la proprietà ha fatto sapere ufficialmente di cercare qualcuno che se la compri, la squadra che fu grande con Alex Ferguson, di fatto dando ragione alla scenata di Ronaldo sull’inadeguatezza societaria. Dettagli, ci sono cose molto più importanti e decisive, tipo esportare la giustizia sociale a colpi di fasce arcobaleno.
Ieri sera abbiamo giocato contro gli Stati Uniti, ma per diverse ore l’apertura della sezione “football” del Guardian online è stata sui motivi per cui Kane non ha indossato la fascia “One love” contro l’Iran. Che modo facile di lavarsi la coscienza, pensare di avere fatto il proprio dovere per il bene nel mondo così. Mentre facciamo la morale al Qatar, intanto, i sauditi avanzano offerte per comprare proprio il Manchester United e il Liverpool, e non vedo barricate degli amici del Guardian. Ma tranquilli, li sconfiggeremo indossando le nostre magliette “pride”. Meno male che alla fine si gioca, anche se ai tifosi del Qatar sembra fregare poco viste le immagini degli spalti.
Intanto brindo ai miei connazionali eroici che in Qatar si sono presentati allo stadio vestiti da cavalieri crociati. E sono stati respinti perché il loro costume faceva riferimento a una storia “di massacri, violenze e occupazione delle forze cristiane verso le terre e le culture arabe”. Altro che cappellini arcobaleno ritirati all’ingresso ai tifosi gallesi. Siamo tutti omosessuali con lo spadone degli altri.
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