aspettando le sentenze
I soliti tic sulla Juventus
In tanti considerano le dimissioni di Agnelli come un'ammissione di colpa. Succede tra i tifosi (e va bene), ma pure tra gli addetti ai lavori, che si ergono a professionisti dell'insinuazione. Mentre la Liga spagnola chiede "sanzioni sportive immediate". Nessuna forma di garantismo. E Salvini twitta contro la Juve
Le ipotesi sono quelle di falso in bilancio e di irregolarità nelle plusvalenze, i rinvii a giudizio ancora non ci sono. Ma la sentenza è già scritta: colpevoli. Di cosa esattamente poi si vedrà. In una sera di fine novembre, mentre in Qatar va in scena il mondiale senza l'Italia, l'Italia del calcio si riprende la scena e riscopre uno dei suoi tic, una grande passione: il calcio e le manette. Che vanno a braccetto e non può che essere così quando c'è di mezzo la Juventus. Garantismo, questo sconosciuto. Sono bastate le dimissioni del presidente Andrea Agnelli e del cda bianconero a far risuonare le campane giustizialiste. Si sono dimessi in seguito alle contestazioni della Procura di Torino e della Consob, è lo stesso comunicato della Juventus a farlo sapere. Il problema, è indubbio, esiste. Ma la stessa nota lascia però intendere, tra le righe del burocratese, che la società non starà a guardare, pronta a difendersi. Al Tar già si fregano le mani, e pure i manettari. Non importa che di tutta questa oscura vicenda, e soprattutto degli ultimi sviluppi, poco o nulla sia già noto.
Su Sky, per esempio, sarà passata un'oretta dalla notizia ed ecco che “la situazione è simile a quella del 2006”. Era l'anno di Calciopoli. Sono forse un po' più cauti alla Rai: l'annuncio arriva durante la diretta di Portogallo-Urugay, se ne parla subito dopo, nello spazio di approfondimento che segue la partita. E per un po' sembra quasi che la Coppa del mondo non interessi più a nessuno. Del resto la squadra bianconera è la più tifata in Italia, e molti di più sono i suoi detrattori.
Il meglio - tuttavia e come sempre - lo riserva il web. Il tribunale di Twitter fa gli straordinari, si lavora anche di notte. C'è chi chiede la forca e chi, più umilmente, uno scudetto a caso. Senza sapere che gli anni sotto la lente di ingrandimento partono dal 2018. C'è anche chi vorrebbe la restituzione della Champions del '96. Ma succede anche il contrario e cioè che i sostenitori della Juventus siano incapaci di qualsivoglia giudizio oggettivo, “è un complotto per farci fuori”. Sono tifosi e, per carità, va bene così. Quello che invece va meno bene è l'umorismo – si fa per dire – di certi professionisti dell'informazione, che ai tifosi di cui sopra hanno ben poco da invidiare. Specialisti dell'insinuazione. È l'eterno pregiudizio contro la Juventus, un tratto culturale, quasi antropologico, che appartiene a tanti italiani, che di tanto in tanto di mestiere fanno pure i giornalisti. Per fortuna non a tutti: “Capire prima di esprimere pareri. È essenziale”, ha scritto allora Riccardo Cucchi, un decano del giornalismo sportivo italiano, usando parole di logica e buon senso e rimandando ogni considerazione, in attesa di elementi un po' più solidi. Dovrebbero tradurlo anche in spagnolo, visto che la Liga si è affrettata a chiedere "che le autorità competenti applichino sanzioni sportive immediate contro la Juventus".
Hanno imparato in fretta da noi italiani, evidentemente. Non conta insomma che la Juve del 2006 abbia già pagato, forse unica, il suo conto con la giustizia. Non ha insegnato niente il buco nell'acqua dell'inchiesta Suarez e nemmeno il fatto che un'altra inchiesta della giustizia sportiva, sulle presunte plusvalenze – legate proprio al caso che ha portato alle dimissioni del cda -, sia stata archiviata. Colpevoli a prescindere, è il sottotesto. Come se punire la Juventus espiasse il calcio italiano di tutti i suoi mali. Sarebbe comodo, ma si è già sperimentato che non funziona così.
Questo non vuol dire tuttavia che a Torino qualcuno non abbia commesso reati, lo si vedrà e si spera presto. Ma semplicemente, al momento, le carte in tavola non permettono conclusioni troppo definitive. Così la questione diventa rivelatrice di uno dei grandi riflessi pavloviani all'italiana, dell'insofferenza per chi riesce e di quel sentimento giustizialista che, in Italia, la Juventus è capace di risvegliare come poche altre cose. E infatti nemmeno il noto tifoso del Milan Matteo Salvini è riuscito ieri sera a tenere a bada le emozioni. “Juve, tutti a casa. Stanotte si dorme lo stesso???”, scrive a caldo su Facebook il ministro dei Trasporti, con tanto di emoticon a corredo. Era lo stesso che garantiva, poche ore prima, per i sindaci di Ischia. Ma dinanzi al sentimento popolare, tutto passa in secondo piano. Specialmente quando c'è di mezzo il calcio (e la Juventus).