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La lunga rincorsa di Kieffer Moore
Nel giugno del 2019 la Federcalcio cinese aveva tentato di naturalizzarlo per farlo diventare il centravanti della Nazionale. Ora è ai Mondiali con il Galles dopo una carriera passata a lungo nelle serie inferiore del Regno Unito
Kieffer Moore entra negli uffici della Federcalcio cinese per ascoltare quella che gli sembra una proposta strana eppure sufficientemente allettante da farlo salire su un aereo diretto a Pechino. È un giorno di giugno del 2019 e la notizia corre veloce: la Cina vuole naturalizzare questo gigante per renderlo il nuovo centravanti della nazionale del Dragone. Tre anni dopo, con in mezzo un Europeo e l’agognato approdo in Premier League, Moore è una delle speranze del Galles alle prese con il colosso inglese, apparso in verità alquanto in difficoltà contro gli Stati Uniti. Non che il Galles se la passi meglio, a dirla tutta, ma proprio nel match inaugurale, con gli Usa, il suo ingresso in campo ha trasformato la partita.
Moore, che deve il suo primo nome all’attore Kiefer Sutherland, non ha mai mollato. La sua rincorsa parte da lontanissimo, da una comparsata nei Paignton Saints: South Devon League Division, dodicesimo livello della piramide del calcio inglese. La stazza imponente gli consente di scalarla in fretta, assestandosi nei piani più alti della “non-league”. Nel frattempo, per mantenersi e non dipendere esclusivamente da un pallone che rotola senza troppi ritorni economici, alterna due lavori: il personal trainer e il bagnino. Per riuscire a fare l’ulteriore salto di qualità serve qualcosa in più e Moore si mette a studiare: ore e ore di partite viste in televisione, focalizzandosi sui possibili modelli. Uno su tutti: Zlatan Ibrahimovic, per affrancarsi dal pericolo di diventare il classico target man del calcio inglese. Sale in Championship con lo Yeovil Town, poi la deviazione improvvisa, in Norvegia, al Viking. È un mezzo flop e allora riparte dal basso, a sgomitare sui campi della National League. Il suo romanzo di formazione passa da una lenta risalita, culminata nel 2017 con l’arrivo all’Ipswich: un ritorno in Championship costato 10mila sterline al club, stregato da un prestito di 28 giorni al Torquay in cui Moore segna cinque gol in quattro partite. Intanto continua a guardare partite su partite, da studioso meticoloso, un ambizioso tentativo di centravanti moderno, sempre tenendo conto del livello: “Guardavo Zlatan e pensavo che non volevo essere il classico centravanti monodimensionale. Sapevo di non poter diventare come lui ma mi piaceva guardarlo. Ho analizzato i video di tantissimi attaccanti per migliorare”.
E si arriva alla chiamata dalla Cina: il bisnonno si era trasferito nell'area di Liverpool da Guangdong negli anni Quaranta, è una chance imperdibile per la nazionale di Pechino. Ma alla fine Moore dice no. Per essere convocato dal Galles qualche mese più tardi serve un documento: se a spalancargli la chance della Cina era stato il bisnonno, a consegnarlo a Ryan Giggs, il ct dell'epoca, è il nonno, grazie ai suoi legami con il poco ridente villaggio di Llanrug, tremila anime a voler stare larghi. Scatta la caccia al certificato che finalmente spunta fuori: esordisce in Nazionale tre mesi dopo quella gita a Pechino. Il ct attuale, Robert Page, se lo coccola, consapevole che per Moore giocare dall'inizio o entrare a partita in corso non fa differenza, specialmente dopo anni passati a fare il personal trainer e il bagnino tra un allenamento e l'altro. Ora c'è l'Inghilterra, dove ha costruito il suo successo, arrivato con la maglia del Bournemouth dopo anni di gol segnati in Championship tra Wigan e Cardiff, e allo stesso tempo anche causa del suo peregrinare. Perché Moore, che ha rischiato di essere cinese e oggi è gallese, sulla carta d'identità, alla voce luogo di nascita, ha scritto Torquay. Inghilterra.