un terremoto

Tra spese pazze e buchi neri, la Juve di Andrea Agnelli non c'è più. È stata travolta

Umberto Zapelloni

Le contestazioni della Procura di Torino e della Consob spingono il cda alle dimissioni. "La compattezza è venuta meno”, scrive l'ormai ex presidente, che lascia dopo 19 trofei. Pesa la gestione degli ultimi anni, tra luci e ombre. Al suo posto Gianluca Ferrara, il dg sarà Maurizio Scanavino: entrambi uomini di fiducia di John Elkann

Il giorno dopo un terremoto si scava ancora tra le macerie sperando di sentire ancora qualche segno di vita. In casa Juventus quei segni arrivano solo da una classifica che lascia ancora delle speranze per il campionato. Tutto il resto è stato travolto, nonostante i nove scudetti, le cinque coppe Italia e le cinque supercoppe messi lì in bacheca accanto al grande rimpianto delle due finali di Champions perse. La Juve di Andrea Agnelli dopo 4576 giorni non c’è più, la sua gestione ha lasciato 19 trofei, ma troppi buchi neri su cui indaga da tempo la Procura torinese. 

“Acquisiti nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob, ha nuovamente esaminato le contestazioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, le carenze e criticità rilevate dalla Consob e i rilievi sollevati da Deloitte & Touche S.p.A., società di revisione di Juventus… il c.d.a. ha rassegnato le dimissioni”. Il comunicato ufficiale spiega chiaramente che cosa è accaduto. L’inchiesta della Procura che ha messo sotto la lente le cosiddette “manovre stipendi” realizzate negli esercizi 2019/2020 e 2020/2021. Si narra di centinaia di intercettazioni che dipingerebbero un quadro inquietante. L’accusa è di falso in bilancio e mancata comunicazione alla Consob, essendo la Juve una società quotata in Borsa. Il bilancio 20-21 chiuso con 210 milioni di rosso, quello successivo arrivato a 250 milioni di perdite sono lì a parlare. Dal 2016-2017 la Juve non chiudeva più un bilancio positivo.

Certo è arrivata la pandemia, ma prima erano arrivati Cristiano Ronaldo e tante altre spese pazze. In mezzo metteteci pure la battaglia con l’Uefa scatenata dall’idea della Super Lega, magari anche giusta, ma lanciata con tempi e modi decisamente sbagliati. Per potersi difendere ed evitare una misura cautelare che era nell’aria il c.d.a. si è dimesso in toto dal presidente Agnelli al suo vice Nedved fino all’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, che resterà in carica fino al 18 gennaio. L’era Andrea Agnelli finisce così. Travolta.

 

“Stiamo affrontando un momento delicato societariamente - ha scritto l’ex presidente - e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme, dando la possibilità a una nuova formazione di ribaltare quella partita”. Usa una metafora calcistica, ma poi cita anche Nietzsche: “Io continuerò a immaginare e a lavorare per un calcio migliore, confortato da una frase di Friedrich Nietzsche: “And those who were seen dancing were thought to be insane by those who could not hear the music» (E quelli che furono visti ballare, furono considerati pazzi da chi non poteva sentire la musica, ndr). Ricordate, ci riconosceremo ovunque con uno sguardo: Siamo la gente della Juve! Fino alla fine...”. Alla gente della Juve lascia “Lo Stadium, nove scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad aver una serie Netflix e Amazon Prime, il J-Medical, cinque scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. Le finali di Berlino e Cardiff, l’accordo con Adidas, la coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato esecutivo Uefa, il J-Museum e tanto altro”. Aggiungendo: “Ovunque siamo stati, quando la squadra era compatta non temevamo nessuno”.

Quella compattezza è venuta a meno. Le troppe spiegazioni da dare in tribuna hanno accelerato la fine dopo il rinvio del c.d.a. per l’approvazione dell’ultimo bilancio. C’era il rischio della reiterazione del reato. Il parere dei consulenti ha consigliato la mossa drastica del 28 novembre ad un mese dal consiglio messo in calendario. Ora sul tavolo di John Elkann ci sono due crisi: quella della Ferrari e quella della Juve. Una voluta dal presidente in contrasto con Mattia Binotto, il responsabile della gestione sportiva del Cavallino, l’altra provocata dalla dissennata gestione finanziaria di suo cugino Andrea. In Ferrari per il momento l’incarico verrà attribuito ad Interim al ceo Benedetto Vigna, alla Juve è stato momentaneamente indicato come Direttore Generale Maurizio Scanavino, uomo di fiducia di John Elkann, già al vertice di Gedi, la casa editrice controllata da Exor che ha in portafoglio Repubblica e La Stampa mentre alla presidenza andrà Gianluca Ferrero, commercialista, revisore, sindaco e amministratore di varie società, un altro uomo di fiducia.

La Juve finisce in mano ai tecnici, non ci sarà per ora spazio per un presidente bandiera, mentre la gestione sportiva verrà affidata a Max Allegri e al direttore sportivo Cherubini che non potranno certo operare sul mercato vista la complessità dei bilanci. Si torna un po’ all’era post calciopoli quando alla presidenza bianconera fu messo un altro uomo dell’azienda, Giovanni Cobolli Gigli. Fu lui a traghettare la Juve fuori dalle acque dell’inchiesta sportiva ripartendo dalla Serie B. Oggi l’inchiesta sportiva non c’è, il caso è già tato sportivamente archiviato, ma quella della Procura è in pieno svolgimento.

 

Non è un bel finale di partita. La gestione Andrea Agnelli, illuminata dai 9 scudetti consecutivi, finisce nel peggiore dei modi, con un’inchiesta della Procura e i rilievi della Consob che non promettono nulla di buono. Da Cristiano Ronaldo in poi gli eccessi hanno fatto sprofondare i bilanci. La famosa manovra stipendi in epoca Covid (stipendi che non sarebbero stati tagliati, ma spalmati su più stagioni senza darne comunicazione agli azionisti) e le plusvalenze finite nel mirino hanno azzerato 12 anni di regno Agnelli, costringendo alle dimissioni il figlio di Umberto a pochi mesi dal traguardo dei 100 anni di proprietà della famiglia che verranno celebrati l’anno prossimo. Al comando ci sarà una nuova Juve.

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