Pronti alla catastrofe
E' l'ultimo Mondiale a 32 squadre, poi staremo meno a dire chi non si è qualificato
Godiamoci un po' di imprevedibilità finché dura. E sveliamo il grande bluff del XXI secolo dopo Antonio Cassano: il Belgio
Godiamoci quest’ultimo Mondiale a 32 squadre, amici, che già sono troppe, perché dal prossimo si farà prima a dire chi non parteciperà alla Coppa del mondo (probabilmente l’Italia) che non a fare l’elenco di chi giocherà la fase finale in Stati Uniti, Messico e Canada. Saranno 48 le nazionali impegnate, divise in sedici gruppi da tre squadre ciascuno, le prime e le seconde che passano si scontrano ai sedicesimi di finale. Io capisco che Gianni “migrante gay per un giorno” Infantino voglia aumentare gli incassi della Fifa, ma trasformare il Mondiale in un’orgia ha sì il vantaggio che più si è più ci si diverte, ma anche il rischio di prenderla dove non piace. Le terze partite dei gironi, giocate in contemporanea, hanno il fascino del dramma sportivo, il fatto che ogni pallone calciato potrebbe essere quello decisivo, la sadica bellezza della tragedia che dietro l’angolo ci aspetta, a braccetto con l’esaltazione sfrenata (sì, ho scritto questo articolo prima di Galles-Inghilterra, se è andata male forse sono morto, chiamate la polizia).
La formula funziona, dopo due giornate solo tre squadre erano sicure di essere passate, e solo due certe dell’eliminazione. Le altre se la giocano tutte, e in contemporanea, in una gara a chi beve più pinte di birra senza stramazzare sul bancone (vinco io, nessuno regge la bionda come me). Con i gironi da tre tutto questo si perde. Non solo: nel 2026 saremo anche costretti a vedere squadre tra l’imbarazzante e l’improbabile giocare il Mondiale. Già oggi molte delle trentadue sono rivedibili, non oso immaginare con quarantotto quanti disperati scenderanno in campo. Ma siamo nell’epoca della Grande inclusione, nessuno potrà lamentarsene, chi sono io per giudicare la voglia di giocare un Mondiale di un centrocampista della Lettonia o di un massaggiatore ugandese? Tanto tra quattro anni il calcio sarà già diventato un Pride permanente, e qualche illuminato alla Fifa avrà già proposto di aprire alle squadre miste per il Mondiale del 2030, quando i tagli alla CO2 avranno salvato il mondo, tra l’altro, o i tifosi marocchini avranno già raso al suolo il Belgio.
A proposito, vedremo se giovedì verrò smentito, ma confesso di provare non poca goduria nel vedere finalmente svelato il più grande bluff del XXI secolo dopo Antonio Cassano, il Belgio. Una Nazionale che non ha mai vinto niente ma che da anni staziona nelle prime posizioni del ranking Fifa (altro bluff a sua volta) sulla base di calcoli fatti a caso. Una Nazionale inutile quanto il paese che rappresenta, di cui però si parla bene perché “ah come gioca De Bruyne! Ah che talenti ha sfornato!”, e perché ce lo chiede Bruxelles. Fuffa servile (tipo quella vista su certe prime pagine dei giornali sportivi italiani ieri) che non fa vincere Mondiali ed Europei. Che non abbiamo vinto nemmeno noi inglesi, per carità, ma questo è un altro discorso, come dicono i paraculi. D’altra parte, come diceva Nietzsche, “the ball is round”.