Youssef En-Nesyri, autore del gol del Marocco nel quarto di finale di sabato contro il Portogallo che ha qualificato la squadra africana per le semifinali (LaPresse) 

Qatar 2022

Innamorarsi quando l'Italia è in vacanza dal Mondiale

Enrico Veronese

Catalogo delle nuove infatuazioni: per una rete da mille e una notte, per il gioco e le sorprese, per gli underdog, meglio se africani

Cos’è che muove il sole e l’altre stelle? Non fosse per la passione, irrazionale quantunque si cerchi di spiegarla, il secondo Mondiale consecutivo senza l’Italia sarebbe diventato poco più che un freddo seguirsi di risultati e statistiche. A maggior ragione in un torneo lontano dalle usuali collocazioni spazio-temporali: eppure il calcio senza confini ha il potere di far tornare adolescenti, balbettando di rossore alle prime storie d’amore che la sabbia del mare si porta via a fine vacanza. 

 

Tutto ciò che succede a Qatar 2022 rimane in Qatar, e nessuno può giudicare altro dalla scappatella il “liberi tutti” di questo mese. Ma l’infatuazione, notoriamente, non guarda in faccia nessuno: più facile che accada verso ciò che prima non si conosceva, o il ritorno di fiamma nei confronti di istanze già considerate? Questo è il caso dell’Inghilterra, della sua batteria di punte e mezzepunte intercambiabili: veder giocare Jude Bellingham e sapere che ha solo 19 anni riconcilia con i periodi di insofferenza che il calcio inglese ha riversato nelle competizioni ufficiali tra il 1990 e il 2018. Tanti fattori portano a una strada o a un’altra: il colore delle maglie e la loro foggia, il trascinamento di tifoserie come quella del Ghana o del Senegal, quello sempre impressionante delle trombe argentine e dei loro cori micidiali. La vicinanza culturale, caratteriale o geopolitica, ricordi di viaggio, amici provenienti da uno dei paesi in lizza oppure italiani che risiedono altrove. Ma anche il contagio di alcuni atteggiamenti di fronte alla palla (Giappone) e perché no, gli inni nazionali. Ovviamente, il gioco brillante del Brasile contro la Corea del Sud, o partite concomitanti che lasciano aperti tutti gli esiti, come l’ultima giornata eliminatoria per Spagna e Portogallo.

 

Per non parlare del sostegno agli underdog, meglio se africani, da parte di chi rivanga sensi di colpa personali o collettivi: complici i successi, il Marocco va per la maggiore, e la partita rossoverde con il Portogallo quella di cui innamorarsi, dato lo spettacolo che prometteva dopo i magnifici ottavi delle due squadre. Quando si entra in contatto con l’esotico, trovandolo inaspettatamente affine a sé come in cucina, è normale il desiderio di saperne di più: durante Argentina-Arabia Saudita in moltissime e moltissimi furono stregati da Salem al-Dawsari, trequartista dell’al-Hilal, che aveva appena segnato una rete da mille e una notte ai favoriti avversari.

   

Più noto, ma non meno passibile d’amore istantaneo, il brasiliano Richarlison dell’Everton capace di una sforbiciata spettacolare ai danni della Serbia. Gli sterili dribbling di Musiala, della maglia strappata da Aboubakar dopo il gol decisivo al Brasile, dello slalom di Leckie e delle apparizioni del fantasma Doan: che dire di Gonçalo Ramos, mandato in campo per sostituire il polemico ex miglior giocatore del mondo, autore di tre reti di agghiacciante potenza?

   

Già, messisti contro ronaldiani: dal sorteggio dei gironi fino alle ultime ore avrebbero voluto scontrarsi in finale per chiudere gli ultimi quindici anni. E se l’estetica più cerebrale sconfina in ammirazione – non in amore – quando la Spagna sommerge il Costa Rica, salvo rischiare di uscire per mano caraibica una settimana più tardi, non disinteressato è il tifo del fantacalcista né di chi, supportando una squadra di club, traspone agli stranieri del suo team l’amore domenicale, in assenza degli azzurri. O sogna che i nuovi nomi caldi entrino nel “proprio” parco acquisti a gennaio.

  

Fino al corto circuito: le identità fluide, i tradimenti fugaci quando l’oggetto del proprio amore dichiarato incrocia una passione last minute, bruciante e irresistibile. Allora subentra il malessere per chi esce, appena mitigato dalla soddisfazione per chi passa. Anche di questo diremo grazie al Mondiale, per aver fatto uscire allo scoperto lati occulti e tanto difesi come fossero propri, prima del naturale riflusso: ma sempre col pensiero e il ricordo a ciò che, fosse pure per una sera, ha fatto battere il cuore.

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