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qatar 2022

Kylian Mbappé non piace più

Francesco Gottardi

L'attaccante della Francia non avrebbe le stimmate dell’antipatico del calcio. Non gioca duro né parla sporco, evita simulazioni e piagnistei, deve ancora incappare in un affaire Benzema. Eppure su di lui prevalgono le critiche alle lodi

C’è stato un tempo in cui Kylian Mbappé piaceva a tutti. Sorridente, enfant prodige, quasi imbarazzato della propria forza. Lo consacrava un soprannome di spogliatoio: nel 2017, durante la sua prima stagione al Paris Saint-Germain, Thiago Silva gli regalò una maschera da Tartaruga ninja per affinità fisiche e spettacolari giocate sul campo. Il 18enne reagì divertito. E da quel giorno sarebbe stato ‘Donatello’, il buono della storia. Che nel frattempo però evolve, si adombra. Per ogni vagonata di gol e trofei messa in archivio dall'attaccante, ecco altrettante critiche. Buffe vie del caso: quest’estate, fra i giocatori del Psg, avviene un nuovo siparietto a tema supereroi. La squadra travolge il Lille 7-1, Mbappé segna una tripletta e si porta a casa il pallone. Come da tradizione, glielo firmano tutti i compagni. Ma Hakimi vi aggiunge una dedica speciale: ‘Pinguino N° 1’. Anche questa volta Kylian apprezza. Posta una foto con l’emoticon del pennuto e il cilindro caratteristico dell’omonimo personaggio di Batman. Ricco, potente e cattivo: trasformazione completata.

  

Il rebus è che Mbappé, tolto il club di appartenenza, non avrebbe le stimmate dell’antipatico del calcio. Non gioca duro né parla sporco, alla Chiellini o Sergio Ramos. Evita simulazioni e piagnistei, repertorio Neymar. Non morde come Suarez, deve ancora incappare in un affaire Benzema. È un po’ primadonna magari. Ma quale top player non lo è, senza avere un decimo dei suoi numeri. A nemmeno 24 anni ha già vinto un Mondiale ed è a due passi dal bis consecutivo, riuscito soltanto all’Italia di Meazza e al Brasile di Pelè. Per ora da capocannoniere del torneo. In Qatar non c’è calciatore più decisivo di Messi – presente, tra marcature e assist, nel 67 per cento dei gol dell’Argentina –, ma l’impatto complessivo del dieci francese nelle ultime due edizioni è il più alto di sempre – ha contribuito al 55 per cento delle reti della sua squadra: Maradona si fermò al 53. Eppure Mbappé ha la fama di talento irriverente, di giocoliere ridondante.

   

È un fuoriclasse solo. Dai grandi ex, pure della sua stessa Nazionale come Emmanuel Petit, piovono rimproveri. E quando Wayne Rooney dice di “non aver mai visto un ego più grande in vita mia” fa da megafono ad altri. In un contesto simile, l’incoronazione di Ronaldo il Fenomeno – “mi rivedo in lui”, ha appena dichiarato all’Equipe – sa di cattedrale nel deserto. Anche perché Mbappé è un po’ una frana, in quanto a diplomazia. Dopo che l’altro Ronaldo si è congedato mestamente dal Mondiale sui social, l’asso dei Bleus ha commentato con una capra. Emoticon da un milione di like: tradotto ‘goat, greatest of all time’, Kylian da bambino aveva pure il poster di CR7 in camera e pazienza se ora gioca insieme a Messi al Psg. Il peccato originale è proprio lì, nell’Île de France. Dove Mbappé ha bruciato le tappe del successo, da campioncino coccolato a leader intrattabile. Sbraccia, si atteggia a migliore – quale probabilmente è, ma fa brutto sputarlo in giro –, se non gli passi il pallone ti chiama clochard: è toccato perfino a Neymar. Si dice che ormai in spogliatoio parli solo con i connazionali Kimpembe, Ekitike e Mukiele. Ma che il suo unico amico sia Hakimi, che affronterà in campo stasera e con cui si giurò Francia-Marocco già un anno fa.

  

I mal di pancia dei tifosi non sono da meno. Pure i più irricevibili: dopo il flop a Euro 2020, con i transalpini buttati fuori dalla Svizzera, Mbappé fu bersaglio di insulti razzisti per aver sbagliato il rigore decisivo. Tanto da fargli riflettere di lasciare la Nazionale. “Dissi alla Federcalcio che non potevo rappresentare certe persone che mi danno della scimmia”, rivelerà poi. “Ma alla fine ho pensato di essere un esempio per molte altre: il mio messaggio alle nuove generazioni è che siamo più forti di tutto questo”. Un ruolo decisivo nella vicenda l’ha giocato niente meno che Emmanuel Macron, che in uno strano asse fra ‘antipatici’ è saldo all’Eliseo sin da quando Kylian firmò col club parigino. Il presidente telefona all’attaccante, più volte. Gli dice che è una risorsa troppo importante per il paese. Mbappé continua con la Francia. E nonostante il lungo flirt col Real Madrid, resta al Psg. Convinto da Macron. O da un nuovo contratto triennale da 630 milioni di euro lordi: oggi, secondo Forbes, è il calciatore più pagato al mondo. Altro dato che non scalda i cuori della gente.

 

Ma la sentenza definitiva è quella del campo. Dove Mbappè domina, a Doha, con facilità da videogioco, irritando il partito della dura applicazione, sempre un passo dietro il talento puro. Sfreccia anche al fischio finale, dritto negli spogliatoi, pur di evitare la seccatura delle dichiarazioni postpartita: “Pagherò la multa io”, che vuoi che sia. Esulta per i suoi gol, ma ancora di più, in faccia agli inglesi, per il rigore sbagliato da Kane. Tra l’altro nei quarti di finale, rispetto ai suoi standard nel resto del torneo, Mbappé si è preso una pausa: difficile che si fermi una seconda volta. E per stroncare la cavalcata del Marocco, panacea dei favolisti, c’è indubbiamente bisogno di un cattivo. Voilà.

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