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qatar 2022

Come prepararsi all'orrore imminente di un trionfo dell'Argentina ai Mondiali

Jack O'Malley

Questa Coppa del mondo ha trasformato Lionel Messi in Roberto Saviano: qualsiasi cosa dica o faccia è giusta, inattaccabile, perfetta, indenunciabile

Nella triste oscurità in cui mi ha gettato l’immeritata sconfitta contro la Francia, mi accontento della consolazione più classica: sapere che c’è chi sta peggio. Come sempre siete voi italiani a strapparmi un sorriso: non paghi di non esservi nemmeno qualificati a questo Mondiale, da giorni discutete più delle telecronache di quel furbone di Lele Adani che dei risultati delle partite. Editoriali, polemiche social, schieramenti pro o contro come nemmeno sui vaccini anti Covid, testimonianze di argentini più o meno infastiditi dalle sue iperboli da caricatura di Victor Hugo Morales, lamentele grilline di chi non vuole pagare l’ex difensore con il proprio canone, gente che accusa l’anchorman della Bobo Tv di avergli fatto stare sulle palle persino Messi (notoriamente simpaticissimo, invece) e così via. Che sonno.

 

Quasi quanto le opinioni che chiunque in questi giorni si sente in dovere di offrire al mondo su chi sia il più forte calciatore della storia: hanno tutti ragione, quelli che dicono Pelé, Maradona, Cristiano Ronaldo, Messi, perfino chi prova a fare l’originale e dice George Best, Van Basten, mio cugino se non si fosse rotto il crociato. Il fatto è che Messi è in finale di Coppa del Mondo con una squadra che gioca di merda, e cosa gli vuoi dire? Tutto questo però ha trasformato il numero 10 stipendiato dal Qatar in Roberto Saviano: qualsiasi cosa dica o faccia è giusta, inattaccabile, perfetta, indenunciabile. Assistiamo a scene in confronto alle quali le urla di Adani col mate in mano sembrano telecronache di Sandro Ciotti: dopo il 3-0 alla Croazia in semifinale (quando Leo ha moltiplicato anche gli avversari scartati nell’immaginario dei suoi fan sbrodolanti in maniera inenarrabile) la giornalista Sofi Martinez Mateos invece di fargli una domanda lo ha soltanto ringraziato, e nella narrazione emozionale della Gazzetta è diventata “la toccante dedica” della bordocampista argentina. Da giorni non facciamo che leggere l’elenco dei suoi record, e poiché l’essere umano è fondamentalmente una merda trasuda ovunque la goduria per la caduta del suo avversario di sempre, Cristiano Ronaldo. Gli stessi che nel 2018 davano Messi per depresso e sconfitto, ora affollano il suo carro manco fosse il bancone di un pub che offre da bere gratis.

 

Se domenica vincerà il Mondiale non ci libereremo più della retorica maradoniana e maradonista, dei Cazzullo che gli dedicheranno libri e dei pizzicamerda che si affretteranno a spiegarci che no, la vittoria di Diego era un’altra cosa. Anche per questo prego e bevo affinché l’Argentina non vinca il Mondiale, ma mi preparo all’orrore imminente di un trionfo dell’Albiceleste, sperando che le scorte di brandy bastino per dimenticare.

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