qatar 2022
I percorsi paralleli di Theo Hernandez e Achraf Hakimi
Il primo gioca a sinistra, il secondo a destra. In Francia-Marocco si sono trovati l'uno davanti l'altro, come era già successo a Milano. Il Mondiale ha sentenziato che sbagliarono a Madrid: erano entrambi da Real
Che fosse derby per sempre, si era capito fin dall’inizio. L’uno nelle giovanili dell’Atletico, l’altro al Real Madrid. Poi i Blancos, come spesso succede, congiunsero gli astri del calcio e per un attimo Theo Hernandez e Achraf Hakimi giocarono insieme. Anzi, condivisero la panchina: stagione 2017/18, allenatore Zinedine Zidane, Marcelo e Carvajal pedine inamovibili sulle fasce. E come dare torto, a quella che fu la prima squadra nella storia ad alzare la terza Champions League di fila. Theo, classe 1997, mise a referto 23 partite. 17 con 2 gol Hakimi, un anno più giovane. In estate partirono entrambi. Sentenza comune: “Non erano da Real Madrid”.
In Qatar, i due ex ragazzini si sono affrontati da avversari nella gara più importante. L’ha risolta uno di loro: niente sgroppata coast-to-coast, sinistro volante di rapina e tanto basta. Era la semifinale di un Mondiale. Era il duello tra i migliori terzini del momento, sfida nella sfida di Francia-Marocco. E Theo e Achraf hanno onorato l’impegno. Novanta minuti di intensità pura, decisi sulle logore corsie laterali dello stadio Al Bayt in preda ai tacchetti del 22 e del 2. L’ex interista è stato un problema per i Blues, sempre sul punto di venire scardinata dalle sue combinazioni con Ziyech eppure sempre capace di cavarsela. Merito del milanista, che saziato dal gol si è reso protagonista di un’impeccabile prova difensiva. Alla faccia di chi lo etichetta come esterno di spinta, vulnerabile al ripiegamento.
A Doha ha vinto Theo, non solo ai punti e perché volerà in finale contro l’Argentina. Ma Achraf, come tutto il Marocco, si è preso l’onore delle armi. E la maglia del suo amico Mbappé: “Avete fatto la storia, tutto il mondo è orgoglioso di voi”, l’applauso via social dell’asso francese. Fuori dal campo corre buon sangue anche fra i due terzini, memori dei tempi di Madrid. “Ma appena si gioca, siamo tutti rivali”, la dichiarazione evergreen di Hernandez, alla vigilia di un Milan-Inter del 2021. Dopo la Spagna, i loro percorsi sarebbero diventati due rette parallele, eccezionalmente intersecanti in ogni punto chiamato derby.
Finora a scintillare di più era stato Hakimi. Non solo perché fu ceduto dai Blancos, con più di qualche rimpianto, per ragion di cassa – mentre Theo, all’epoca, venne considerato non idoneo a una grande squadra: belle le rivincite del calcio. In Italia arrivò prima il francese, subito scintillante, ma a spostare gli equilibri fu l’ex compagno. Che nel 2020 insieme a Lukaku ruppe l’egemonia juventina e dopo un decennio riportò lo scudetto in casa Inter. Il numero 19, come quello che avrebbe conquistato Hernandez al Milan una stagione più tardi. Quando Hakimi però era già salito nell’alto rango del Paris Saint-Germain. In quell’unico campionato condiviso hanno vinto un derby a testa, più il bonus di Coppa Italia andato ai nerazzurri. Su chi sia il migliore – serve davvero stabilirlo? – continuano a spaccarsi le trasmissioni sportive: entrambi goleador (in carriera 37-27 Hakimi), entrambi runner (35,7 km/h Theo, 35 Achraf) entrambi assistman (48-38 Hakimi). Più tuttocampista il francese, più spaccapartite il marocchino. Per fortuna uno gioca a sinistra e l’altro a destra, così la top 11 del Mondiale sarà salva senza polemiche.
Di sicuro, il Qatar è stata la consacrazione di Theo. Che in Nazionale ha sempre faticato a trovare spazio. Questione di famiglia e di equilibrio tattico: da anni Deschamps gli preferisce il fratello maggiore Lucas, già campione del mondo nel 2018. Stesso ruolo, ma interpretazione più difensiva. Anche a Doha, il titolare avrebbe dovuto essere lui. Invece succede che al debutto contro l’Australia, dopo 13 minuti la Francia è sotto 0-1, l’Hernandez del Bayern si rompe il crociato, quello del Milan gli dà il cambio e serve l’assist a Rabiot che girerà la partita. E il futuro di Theo: ancora suggeritore contro la Danimarca, inamovibile fino alle semifinali, infine a segno. Metà delle presenze (saranno 6 su 13, domenica) e dei gol (uno su due) totalizzati in maglia bleu si riconducono al torneo in corso. “È incredibile che la Francia sia quassù ancora una volta”, ha sorriso dopo il 2-0 sul Marocco. “E voglio rivolgere un pensiero a Lucas: spero che contro l’Argentina sarà insieme noi”. C’è anche l’in bocca al lupo di Achraf, pilastro del suo paese (60 gare e 8 reti) sin dal lontano 2016. All’epoca i Leoni dell’Atlante erano reduci da un’incresciosa squalifica subita in Coppa d’Africa. Ora ogni angolo del pianeta sa dove sono arrivati: è stato anche il Mondiale di Hakimi.