dialoghi mondiali / 29
Il gran Mondiale del Marocco non basta contro la Croazia. Ora la finale
L'ultima partita di Qatar 22 è la sfida Messi vs Mbappé, ma è anche molto altro. Argentina e Francia sono così diverse nell'interpretare il calcio che non vincerà la più forte, ma quella che avrà ragione. E poi, finalmente, troveremo il tempo per fare l'albero di Natale
“Dialoghi mondiali” ha accompagnato ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.
Fulvio. Eccoci, siamo arrivati alla finale. Oggettivamente la partita più bella in un Mondiale bello di suo. Parlo sempre dell'aspetto tecnico, ovviamente. È Messi-Mbappé, ma anche molto altro. Due giocatori diversissimi tra loro, che giocano insieme e non sono nemmeno troppo amici. E due squadre, anche, che non si somigliano per niente. Argentina e Francia sono così diverse nell'interpretare il calcio che oggi non vincerà la più forte, ma quella che avrà ragione.
Giuseppe. Ho idea che Mbappé non possa essere amico di nessuno: come Ronaldo, è troppo economicamente superiore ai colleghi per poter stabilire con qualcuno di loro un rapporto di sincera amicizia. A Messi invece lo salva il tipico cameratismo argentino, che esplode soprattutto con i Mondiali: ma anche lui, certo, non viene trattato come un pari grado da nessuno. Sono d'accordo con la tua frase finale: vincerà "per forza" la migliore, perché ognuna delle due squadre svilupperà la partita secondo le proprie attitudini, ma davvero non si può prevedere quale sia la filosofia più appropriata a una finale Mondiale. E lo pensano anche i bookmaker, che danno le due squadre alla pari: una delle finali Mondiali più equilibrate della storia.
Fulvio. Su Messi forse vale la pena fare un ragionamento in più: ha vinto pochissimo, quasi niente con la Nazionale. Ha cominciato solo ora con la Coppa America e adesso si gioca l'ultima opportunità di vincere il Mondiale. Era il suo limite, quello di non essere trascinatore in Nazionale, e lo ha superato, secondo me perché ha firmato con il Psg. Mi spiego: il Barcellona era un'esperienza totalizzante e quindi lui era un giocatore del Barca che giocava anche con l'Argentina, a livello mentale. Il Psg, invece, è una cosa così strana come costruzione, cultura, attenzione, che Messi è improvvisamente diventato il capitano dell'Argentina che gioca nel Psg. Mbappé non ha nemmeno il gioco che ti permette di socializzare: anche gli assist nascono dalla prepotenza tecnica. Un giocatore meraviglioso, ma condannato pure dall'essere così veloce, a stare davanti a tutti.
Giuseppe. Secondo me lo ha superato non solo perché è andato via dal ventre materno (e matrigno) del Barcellona, ma anche perché la dipartita di Maradona gli ha alleggerito le spalle e la coscienza: la Coppa America del 2021 ha fatto il resto, episodio che viene anche citato in una strofa della famosa "Muchachos", la canzone simbolo dell'avventura argentina in Qatar. E anche perché sono cambiati i compagni, che non erano più semplici "colleghi" che si aggrappavano a lui un po' conigliescamente, ma sono ragazzi cresciuti nel suo mito che non vedono l'ora di rendersi utili nel percorso di gloria del loro dio sportivo. Mbappé fa reparto e genere calcistico da solo, è un sovrumano che non sembra rendersi conto della fatica che si fa a vincere un Mondiale: e infatti a 23 anni può andare già a -1 da Pelé.
Fulvio. A proposito di canzoni: abbiamo già parlato di che giocatore sta diventando Griezmann (sì, lo so che era fortissimo anche prima, ma quello al Mondiale è proprio un altro giocatore per ruolo e abnegazione), abbiamo parlato anche del fatto che possa diventare il miglior giocatore del Mondiale senza segnare un gol (ma alla fine vinceranno il premio quelli che segnano, come sempre). Ma non abbiamo detto di come sia diventato il trascinatore della Francia anche nello spogliatoio: ormai è anche una sorta di deejay della squadra, uno che guida i festeggiamenti. Lo ha fatto, e se n'è parlato molto, anche dopo la vittoria in semifinale. L'unica cosa che non gli perdono è che per animare ha usato “Freed from desire” e io sarei per una moratoria: nel calcio nessuno deve usare più quella canzone. Capisco i tormenti, ma a un certo punto non ce la faccio più.
Giuseppe. Eh, è pur sempre un calciatore, ha orizzonti culturali un po' limitati... sulla cultura musicale però impossibile sfidare gli argentini, che avranno già pronta una playlist nuova di zecca da sfornare entro 72 ore in caso di vittoria. Anche Scaloni mi è sembrato un po' più sul pezzo e proattivo di Deschamps, annoiato e infastidito dall'ennesima domanda su Benzema, tema che evidentemente lo fa imbizzarrire anche troppo, per uno come lui che ne ha viste tantissime. Chissà come mai. Continuo a sospettare che l'infortunio del Pallone d'Oro a una settimana dal Mondiale sia stata una benedizione per la Francia.
Fulvio. Mi dai la sponda per parlare di due cose. A proposito degli argentini e dei possibili festeggiamenti volevo farti presente che nella solita sobrissima Rosario, soprattutto sobrissima quando si parla di calcio, è spuntata l'altro giorno in città, e ora fa bella mostra di sé, una sobrissima maglia alta diciotto metri di Messi. Io capisco anche chi non accetta troppo le esagerazioni, ma devo dirti che se c'è un posto in cui vorrei essere oggi per vedere la finale, è proprio Rosario. La seconda cosa ha sottolineato, l'assenza di Benzema, ci siamo già detti che forse è diventata un punto di forza per la squadra, forse anche le altre assenze hanno creato uno spirito maggiormente solidaristico nello spogliatoio, ma forse ora stanno esagerando: hai letto del virus che sta infestando la squadra? I primi a essere vittime sono stati Coman, Upamecano e Rabiot, temono tocchi altri. Stanno igienizzando tutto, mentre Dembelè distribuisce tè con zenzero e miele.
Giuseppe. Mi incuriosisce molto la svolta da erborista di Dembelé, famoso sui social perché in una vecchia intervista pareva non conoscere la differenza tra piede sinistro e piede destro. E' comunque un ulteriore fastidio in una strada che sembra molto più favorevole all'Argentina, almeno dall'aria che tira: i francesi non saranno il popolo più simpatico della terra, ma non ha torto Deschamps quando dice che sente che tutto il mondo tifi Argentina, compreso anche qualche francese...
Fulvio. Forse sì, forse è proprio così. E poi sui Mondiali rimane sempre la maledizione dei vincitori, che a quattro degli ultimi cinque team campioni del Mondo non ha permesso nemmeno di passare i gironi. Loro sono a un passo da un risultato che, naturalmente, susciterebbe l’invidia del Mondo, perché è dal ‘62, dal Brasile di Garrincha e Pelé, che non succede una cosa del genere. La maggior parte dei tifosi di ogni nazione, quindi, non ha mai visto un bis Mondiale e forse non lo vuole vedere.
Giuseppe. Ti dirò la verità, da buon italiano non nutro certo sentimenti di idolatria verso la Francia, ma un eventuale bis non mi disturberebbe più di tanto: sono così forti, e le mancano così tanti giocatori... Naturalmente il Mondiale dell'Argentina porterebbe con sé un messaggio di giustizia sportiva verso Leo Messi, e tutto il mondo continua a credere alla giustizia, specialmente sotto Natale. E poi una vittoria argentina, com'era successo nel 1986, è sempre accompagnata da un senso di rivalsa nel Sud del mondo, Paesi anche lontani geograficamente dal Sudamerica (come il famoso caso del Bangladesh) che però s'identificano tra di loro come qualcosa di lontano e quasi sempre dimenticato dall'Occidente. Tu per chi tifi?
Fulvio. Non esageriamo con le parole: tifare è una cosa serissima. Però a dir la verità questo è un Mondiale talmente lontano dalla parte tifosa che nemmeno riesco a simpatizzare per nessuna delle due. Diciamo che, per motivi già lungamente espressi come il primo Mondiale senza Maradona e l’ultima comparsa su queste scene di Messi, se esistesse davvero uno sceneggiatore per i finali buoni farebbe vincere l’Argentina. Ma a volte la poesia si alimenta anche di storie tragiche, e diventerebbe così in caso di vittoria della Francia. Siamo nelle mani di un’entità superiore: il calcio. Voglio vedere come va a finire.
Giuseppe. Confido in un finale da fuochi d'artificio. Qual è stata la finale più bella di sempre? Forse Argentina-Germania 1986, restando almeno all'epoca della tv a colori, o forse Germania-Olanda 1974. Da grande ottimista mi aspetto qualcosa di anche superiore. Ah a proposito, sabato pomeriggio c'è stata anche una finalina da commentare.
Fulvio. Bella, viva. Quando Marocco-Croazia è iniziata pensavo potesse finire 5-5, poi confesso di non aver molto parteggiato per il secondo recupero del Marocco perché i supplementari di una partita senza appeal sarebbero stati di troppo. Sono contento che abbia segnato Gvardiol, con uno schema perfetto che per certi versi, se me lo passi, mi è sembrato il gol di Aldo nella partita con il Marocco in “Tre uomini e una gamba”. Bellissimo tutto, alla fine: una partita senza tensioni, bei gol, grandi sorrisi di Modric alla fine. Ora te lo dico: forse gioca ancora fino ai prossimi Europei.
Giuseppe. Beh, in fondo distano appena una stagione e mezzo, e non sembra un calciatore atleticamente in declino. Purtroppo è stata l'ennesima partita male arbitrata in questo Mondiale in cui la decantata superiorità europea si è vista soltanto nella classe arbitrale: c'era un rigorone su Gvardiol che forse avrebbe chiuso in anticipo la partita. Vittoria meritata della Croazia che chiude il suo Mondiale forse anche con una punta di rimpianto, perché questo Orsic (giocatore delizioso già in Champions con la Dinamo Zagabria) meritava qualcosa in più che pochi ritagli di tempo.
Fulvio. Il Marocco è stato divertente anche ieri, nonostante a un certo punto si sia trovato senza difensori per la catena di infortuni. Ha dimostrato, però, di essere una squadra che rende meglio se è al massimo della concentrazione e dell'agonismo, altrimenti rischia di essere bucata più facilmente. Però, dai, il loro Mondiale lo avevano vinto arrivando fin qui. Sono stati bravi.
Giuseppe. Certamente, Mondiale monumentale che proietta in un'altra dimensione l'intero calcio africano, o perlomeno quello maghrebino. E un ct di ottimi principi tattici che meriterebbe una chance in Europa: la vera rivelazione del Marocco è stata proprio Walid Regragui.
Fulvio. Ma ci pensi che domani non sapremo che fare?
Giuseppe. Ora che ci penso, non ho ancora fatto l'albero.