Messi, Cristiano Ronaldo e la libertà di decidere quando e come ritirarsi
La Pulce ha detto di voler giocare un paio di partite con l'Argentina da campione del mondo. Il portoghese è uscito dal Mondiale in lacrime e il suo futuro è incerto. I campioni come loro si sono guadagnati il diritto di scrivere ognuno il finale della loro storia
Sono tante le immagini del trionfo di Lionel Messi e dell'Argentina nella finale dei Mondiali 2022 che ricorderemo a lungo. Messi che appena prima del rigore decisivo di Montiel alza gli occhi al cielo e dice vamos Diego desde el cielo, invocando Maradona, e che subito dopo si inginocchia per terra, abbracciato da Paredes e poi da tutti i compagni appena saliti con lui sul tetto del mondo. E poi Messi che, sorridente con il premio di miglior giocatore del torneo in mano, indugia in un romantico tête-à-tête con la Coppa del Mondo, la guarda, la bacia, prima di alzarla assieme alla squadra con addosso lo straniante bisht, il mantello cerimoniale arabo (un'altra istantanea destinata, per molte ragioni, a rimanere nella storia). E infine forse la più potente, Messi in trionfo sulle spalle dell'ex compagno e amico Agüero, la Coppa dorata sempre stretta tra le mani, nucleo di una serie di cerchi concentrici formati dai suoi compagni, dai fotografi, dai tifosi, tutti ai suoi piedi e quasi tutti con addosso la maglia albiceleste con il numero 10, di cui Adidas ha detto di aver terminato ogni scorta.
L'immagine che racconta l'avventura in Qatar di Cristiano Ronaldo è invece uno doloroso piano sequenza che lo segue dal fischio finale di Portogallo-Marocco 0-1 fino al tunnel per gli spogliatoi dove il portoghese scoppia in lacrime, salutando a testa bassa il suo ultimo Mondiale. O al massimo la muraglia di giornalisti accalcati di fronte alla panchina portoghese prima di Portogallo-Svizzera, partita che Ronaldo non ha iniziato da titolare, così come i quarti di finale persi con il Marocco, nonostante il suo ingresso.
Messi e Ronaldo sono sempre stati distanti, quasi agli antipodi, per carattere, stile di gioco, modo di raccontarsi all'esterno, ma sono stati anche molto uniti nella continua corsa ai trofei, ai gol, ai record e, in definitiva, a una perfezione sfiorata da entrambi come da nessun altro calciatore. In questo Mondiale le loro strade parallele ma vicinissime hanno finito per divergere verso due opposti, il Paradiso e l'Inferno. Messi ha scritto con i piedi, la testa e il cuore il capitolo più bello della sua storia calcistica e umana, Ronaldo si è avvitato in un declino discusso, triste e onestamente immeritato per il fuoriclasse che è stato.
Al termine di quella già definita da molti come la miglior finale dei Mondiali di sempre, Messi ha detto di voler giocare un paio di partite con l'Argentina da campione del mondo, alludendo all'intenzione di non lasciare subito la Nazionale. Con ancora negli occhi l'incredibile Mondiale giocato, ci si interroga su quali possano essere i prossimi obiettivi della Pulce dopo che ha terminato la lunga e tortuosa rincorsa al trofeo più agognato, l'unico che mancava nel suo sterminato palmarés e anche l'unico capace di unire il fuoriclasse in un tutt'uno con il popolo argentino, come Maradona 36 anni fa. Vincere la quinta Champions League, la prima senza la maglia del Barcellona addosso? Sicuramente. Giocare per la prima volta in un club argentino, magari nella squadra del suo quartiere di Rosario, il Newell's Old Boys, e completare l'ultimo step per diventare hombre del pueblo? Possibile. Oppure chiudere la carriera in Mls, magari restare negli Stati Uniti per altri tre anni e mezzo, fino al Mondiale 2026, e cercare un clamoroso bis a 39 anni? Perché no. Qualcuno sostiene invece che Messi dovrebbe ritirarsi adesso che ha raggiunto la gloria più alta, il non plus ultra sportivo, per scampare da un declino simile a quello sperimentato quest'anno dalla sua nemesi storica, CR7.
Questa strana, controversa ma indimenticabile Coppa del mondo ci ha ribadito un'altra volta che i confronti sono un passatempo divertente, ma non bisogna esagerare. Messi è Messi, Ronaldo è Ronaldo, così come Maradona era Maradona. I campioni come loro si sono guadagnati il diritto di scrivere ognuno il finale della loro storia e noi possiamo solo leggerla, ammirarla, commentarla sempre, giudicarla mai. Lo abbiamo visto con altri grandi del passato.
C'è chi, come Michael Jordan, ha provato a ritirarsi all'apice del successo, per poi scoprire di poter essere ancora più eccezionale; chi ha faticato maledettamente a dire basta, come Totti, e chi ancora oggi non si rassegna all'idea che prima o poi tutto finisce (Buffon è ancora in campo a quasi 45 anni). Abbiamo sofferto vedendo Federer andare a un soffio dal finale perfetto, per constatare che il destino aveva in serbo qualcosa di diverso, e abbiamo goduto nel vedere Paolo Maldini uscire con impareggiabile eleganza dalla lotta impari contro il tempo. A maggior ragione dopo quest'ultimo mese, Messi può e deve fare quello che vuole, ma lo stesso vale per Ronaldo. Entrambi finiranno a modo loro, senza bisogno di confrontarsi con l'altro, e nessun epilogo cancellerà le loro imprese.
In questi giorni stiamo vedendo la festa per le strade di Buenos Aires e di tutta l'Argentina (e non solo). Dalla prospettiva di chi è dentro la folla, le immagini sono emozionanti, ci fanno vivere sensazioni fortissime ma sono allo stesso tempo distorte, parziali, non ci danno la visione d'insieme. Se invece un drone si alza in cielo e ci mostra dall'alto la distesa di milioni di persone riunite intorno all'obelisco di Plaza de la República, riusciamo a quantificare meglio tutto l'amore e l'orgoglio di un popolo che per qualche giorno può sentirsi sul tetto del mondo. Allo stesso modo, pur intravedendone la fine, siamo ancora totalmente immersi nella storia di Messi e Ronaldo, troppo coinvolti per vederli con la giusta distanza (di cosa staremmo parlando, del resto, se El Dibu Martínez non avesse parato quel tiro di Kolo Muani?). Tra un po' di anni, invece, ci accorgeremo davvero di cosa siano stati Leo Messi e Cristiano Ronaldo e tutto il resto, le polemiche, come si saranno ritirati, chi sia stato il migliore, avrà meno importanza.