Cento nomi che cambiano lo sport. Ecco gli Sport Thinkers 2022
Nomi, gesti, volti e storie per nulla scontate per rivivere un anno di sorprese, ma purtroppo anche di addii. Dallo hijab di Elnaz Rekabi, al bisht di Messi e all’abbraccio con lacrime di Federer
Sport Thinkers 1-10
1) Fahimeh Karimi - Amir Nasr-Azadani - Elnaz Rekabi, allenatrice pallavolo, calciatore, climber, Iran
Perché Fahimeh e Amir, condannata a morte la prima e imprigionato il secondo per aver partecipato alle rivolte popolari dopo la morte di Mahsa Amini, ed Elnaz, che per aver sfidato il regime gareggiando senza lo hijab ha subìto un arresto e visto la casa di famiglia distrutta, siano il simbolo che lo sport può cambiare il mondo, ma che questo prezzo da pagare è inaccettabile.
2) Lionel Messi, calciatore, Argentina
Perché, della sua serata più desiderata, bella e meritata, resterà per sempre la foto mentre solleva la Coppa del mondo con la maglia albiceleste nascosta sotto il bisht, mantello nero tradizionale del mondo arabo, infilatogli dall’emiro Al-Thani, come a ricordare che il potere, se lo desidera, può fare un boccone del giocatore più forte del mondo del gioco più bello del mondo.
3) Roger Federer, tennista, Svizzera
Perché il culmine di una carriera straordinaria improntata ai dettami dell’agonismo sportivo – uccidere o essere uccisi, in una modalità ovviamente incruenta – è stato un intenso abbraccio di amicizia nei confronti del rivale per eccellenza, Rafa Nadal, gesto di puro trascendimento della nostra natura animale e ferina che dimostra, se ce ne fosse davvero bisogno, come lo sport sia un prodotto dello Spirito.
4) Oleksandr Abramenko - Ilia Burov, sciatori freestyle, Ucraina-Russia
Per il loro abbraccio sul podio olimpico, otto giorni prima dello scoppio di una guerra che rischia di portare il mondo nell’abisso del conflitto nucleare.
5) Sofia Goggia, sciatrice, Italia
Per aver vinto un argento olimpico a Pechino, 23 giorni dopo un serio infortunio al ginocchio, e una discesa libera 24 ore dopo un’operazione alla mano, fratturata il giorno prima. In entrambi i casi noi umani non saremmo neanche scesi dal letto.
6) Sinisa Mihajlovic, in memoriam, calciatore/allenatore, Serbia
Per essere stato capace di polarizzare nel corso della sua carriera di calciatore e allenatore, per poi unire tutti, davvero tutti, nel tributo all’uomo capace di affrontare l’unica partita invincibile. E per aver calciato le più belle punizioni della storia del calcio.
7) Szymon Marciniak, arbitro, Polonia
Perché, talmente perfetto da aver azzerato gli interventi del Var, nella finale del secolo spicca la sua direzione di gara del secolo, con tanto di chiamata arbitrale del secolo sulla simulazione di Thuram.
8) Emiliano “Dibu” Martinez, portiere, Argentina
Per aver ben rappresentato la nota guasconeria dei portieri con una parata pazzesca a pochi secondi dalla fine del secondo tempo supplementare e poi, mezz’ora dopo, aver fatto un gesto, forse apotropaico, di fronte a qualche miliardo di persone e agli impagabili occhi sgranati di un emiro.
9) Famiglia Al Thani, monarchia reale, Qatar
Perché, nonostante questa nomina ci inquieti un po’, il Mondiale nel deserto, con tanto di finale leggendaria e due propri dipendenti come protagonisti, è stato la realizzazione pratica di un pensiero lungamente immaginato e poi costruito letteralmente a qualunque costo, a dimostrazione che lo sport può sì cambiare il mondo, ma non sempre nella direzione giusta.
10) Annemiek Van Vleuten, ciclista, Olanda
Perché... fate un respiro e mettetevi comodi per contemplare in silenzio la grandezza monumentale di quest’atleta, che nel 2022 ha vinto: Giro, Tour, Vuelta e Mondiale (con tanto di microfrattura al gomito), e per non farsi mancare nulla, pure una Liegi-Bastogne-Liegi.
11-20
11) Biniam Girmay, ciclista, Eritrea
Per aver centrato la prima storica vittoria di un ciclista africano di colore in una tappa del Giro d’Italia (e anche il suo occhio, aprendo male la bottiglia di spumante sul palco durante la premiazione, ma questa è un’altra storia), dimostrando la forza emergente della cultura ciclistica eritrea e candidandosi a un ruolo di apripista sulla scia di Abebe Bikila.
12) Saeeda Boufal, mamma, Marocco
Perché quel ballo sul prato verde con suo figlio dopo la qualificazione del Marocco alla semifinale del Mondiale nasce quindici anni fa, quando il tredicenne Sofiane venne cacciato per motivi disciplinari dal settore giovanile dell’Angers e lei, simbolo di tutte le mamme del mondo, una fortunata sera aspettò il Presidente per implorare una seconda possibilità.
13) Brittney Griner, cestista, Stati Uniti
Perché, dopo dieci mesi di detenzione in Russia e un intreccio diplomatico da spy-story per ottenere il rilascio, la prima cosa fatta al rientro negli Stati Uniti è stata schiacciare a canestro, il gesto che l’ha resa iconica.
14) Eileen Gu, sciatrice freestyler, Stati Uniti/Cina
Perché, nel contesto del conflitto strategico tra Stati Uniti e Cina, quella di una ragazza nata a San Francisco da babbo americano e mamma cinese che vince due ori e un argento per la Cina alle Olimpiadi invernali casalinghe nelle tre specialità del freestyle è una storia non da poco.
15-16) Ferdinando “Fefé” De Giorgi - Simone Giannelli, campioni del mondo di pallavolo, Italia
Perché, entrambi palleggiatori, sono una coppia così diversa che solo nella sintesi allenatore-atleta poteva trovare la sua perfezione. Insieme campioni d’Europa e campioni del Mondo, con vista su Parigi 2024.
17) Janeé Kassanavoid, martellista, Stati Uniti
Perché, con il suo bronzo ai Mondiali di atletica di Eugene, è stata lei, erede Comanche, a vincere la prima medaglia di un nativo americano in questo sport, vendicando così l’ingiusta squalifica di Jim Thorpe ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912.
18) Klay Thompson, cestista, Stati Uniti
Perché nel suo caso parlare di traversata dall’Inferno dei 941 giorni di assenza per ripetuti gravi infortuni al Paradiso di un nuovo anello Nba vinto lo scorso giugno contro i Celtics, non ha nulla di retorico o esagerato.
19) Wilfried Gnonto, calciatore, Italia
Per essere diventato il marcatore più giovane di sempre con la maglia della Nazionale italiana, e per aver confessato che la propria materia preferita al liceo era il latino.
20) Davide Rebellin, in memoriam, ciclista, Italia
Per aver dedicato letteralmente cinquant’anni della sua vita al ciclismo, fra tornanti di fatica e di ingiustizia, ed essere stato ucciso, stritolato da un camion, all’inizio della sua seconda vita, restando corridore per l’eternità.
11-20
11) Biniam Girmay, ciclista, Eritrea
Per aver centrato la prima storica vittoria di un ciclista africano di colore in una tappa del Giro d’Italia (e anche il suo occhio, aprendo male la bottiglia di spumante sul palco durante la premiazione, ma questa è un’altra storia), dimostrando la forza emergente della cultura ciclistica eritrea e candidandosi a un ruolo di apripista sulla scia di Abebe Bikila.
12) Saeeda Boufal, mamma, Marocco
Perché quel ballo sul prato verde con suo figlio dopo la qualificazione del Marocco alla semifinale del Mondiale nasce quindici anni fa, quando il tredicenne Sofiane venne cacciato per motivi disciplinari dal settore giovanile dell’Angers e lei, simbolo di tutte le mamme del mondo, una fortunata sera aspettò il Presidente per implorare una seconda possibilità.
13) Brittney Griner, cestista, Stati Uniti
Perché, dopo dieci mesi di detenzione in Russia e un intreccio diplomatico da spy-story per ottenere il rilascio, la prima cosa fatta al rientro negli Stati Uniti è stata schiacciare a canestro, il gesto che l’ha resa iconica.
14) Eileen Gu, sciatrice freestyler, Stati Uniti/Cina
Perché, nel contesto del conflitto strategico tra Stati Uniti e Cina, quella di una ragazza nata a San Francisco da babbo americano e mamma cinese che vince due ori e un argento per la Cina alle Olimpiadi invernali casalinghe nelle tre specialità del freestyle è una storia non da poco.
15-16) Ferdinando “Fefé” De Giorgi - Simone Giannelli, campioni del mondo di pallavolo, Italia
Perché, entrambi palleggiatori, sono una coppia così diversa che solo nella sintesi allenatore-atleta poteva trovare la sua perfezione. Insieme campioni d’Europa e campioni del Mondo, con vista su Parigi 2024.
17) Janeé Kassanavoid, martellista, Stati Uniti
Perché, con il suo bronzo ai Mondiali di atletica di Eugene, è stata lei, erede Comanche, a vincere la prima medaglia di un nativo americano in questo sport, vendicando così l’ingiusta squalifica di Jim Thorpe ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912.
18) Klay Thompson, cestista, Stati Uniti
Perché nel suo caso parlare di traversata dall’Inferno dei 941 giorni di assenza per ripetuti gravi infortuni al Paradiso di un nuovo anello Nba vinto lo scorso giugno contro i Celtics, non ha nulla di retorico o esagerato.
19) Wilfried Gnonto, calciatore, Italia
Per essere diventato il marcatore più giovane di sempre con la maglia della Nazionale italiana, e per aver confessato che la propria materia preferita al liceo era il latino.
20) Davide Rebellin, in memoriam, ciclista, Italia
Per aver dedicato letteralmente cinquant’anni della sua vita al ciclismo, fra tornanti di fatica e di ingiustizia, ed essere stato ucciso, stritolato da un camion, all’inizio della sua seconda vita, restando corridore per l’eternità.
21-31
21-24) Marco Cavorso - Marco Scarponi - Paola Gianotti - Cristian Salvato, attivisti, Italia
Perché possano vincere la loro battaglia sulla legge del metro e mezzo da rispettare nelle operazioni di sorpasso di un ciclista, in memoria del piccolo Tommaso Cavorso, dei campioni Michele Scarponi e Davide Rebellin e degli oltre 1.100 ciclisti uccisi sulla strada negli ultimi 5 anni.
25) Costantino “Bubi” Dennerlein, in memoriam, allenatore di nuoto, Italia
Perché per celebrare nel modo migliore l’anno magico del nuoto italiano, che avrebbe necessitato di una classifica a parte, ci sembra giusto omaggiare simbolicamente lo storico ct della nazionale (ben 24 anni spesi nel ruolo) scomparso lo scorso giugno.
26) Gregorio Paltrinieri, nuotatore, Italia
Perché, di un movimento sportivo che nel corso del Novecento non aveva mai vinto una medaglia d’oro olimpica e che ora al contrario banchetta con merito e con gioia nel convito delle superpotenze natatorie mondiali, lui è la maschera agonistica perfetta: se non il nuotatore del secolo, il nuotatore di questo primo quarto di secolo.
27) Luka Modric, calciatore, Croazia
Perché tutta la sua carriera, compreso l’assist dello scorso aprile contro il Chelsea, l’ennesima Champions vinta o gli ennesimi Mondiali super, è una conferma della frase di Huizinga in Homo Ludens: “Quando il gioco origina bellezza, implicito è il suo valore per la cultura”.
28) Tom Brady, giocatore di football, Stati Uniti
Per l’immediato “ritiro” dal ritiro agonistico precedentemente comunicato a fine 2021, che ci ha regalato le sue gesta sportive per un’altra stagione.
29-31) Amos Mosaner - Stefania Constantini - Violetta Caldart, atleti, allenatrice, Italia
Per aver vinto la medaglia d’oro olimpica nel curling per l’Italia e aver ridefinito il concetto di impossibile, più o meno come se la Norvegia vincesse l’oro olimpico nella pallanuoto. Solo che loro lo hanno fatto davvero.
32-40
32) Curva Fiesole, tifoseria, Italia
Per aver accolto il ritorno di Vlahovic a Firenze in maglia bianconera con una citazione del Canto XXXII dell’Inferno di Dante: “Non vo’ che più favelle malvagio traditor; ch’a la tua onta io porterò di te vere novelle”. Chapeau.
33) Articolo 33 della Costituzione italiana, testo giuridico, Italia
Perché l’iter della sua modifica con lo storico inserimento dello sport, arrivato a un metro dal traguardo nella scorsa legislatura, è già ripartito. E prima dell’estate, con la quarta lettura alla Camera, nascerà, per la prima volta nella storia della Repubblica, il “diritto allo sport”.
34) Mauro Forghieri, in memoriam, ingegnere, Italia
Perché, dal motore al telaio, alla gestione dei piloti, in Ferrari faceva tutto, riuscendo pure a tenere testa al Drake, in un percorso professionale, sportivo e di vita inimitabile.
35) Luigi Dall’Igna, ingegnere, Italia
Perché, con quella sua barbetta luciferina, è riuscito a trasformare delle inguidabili Ducati nelle moto che ogni pilota vorrebbero guidare in pista, portando Pecco Bagnaia alla storica vittoria di un titolo mondiale in MotoGP.
36) Antonello Coletta, dirigente sportivo, Italia
Perché ha convinto John Elkann a investire nell’operazione Le Mans che, dopo 50 anni, porterà di nuovo la Ferrari a lottare per vincere la 24 Ore più famosa del mondo.
37) Wanny Di Filippo, imprenditore e dirigente sportivo, Italia
Per aver fatto dono alla città di Firenze e al movimento del volley italiano di un nuovissimo e coloratissimo palasport, gesto raro e significativo in una nazione che soffre di drammatiche carenze impiantistiche.
38-39) Raffaele La Capria, in memoriam - Ciro Mertens, scrittore, Italia - calciatore, Belgio
Perché il destino, dopo averli legati entrambi a Palazzo Donn’Anna, luogo di ambientazione del capolavoro del primo, Ferito a Morte, e residenza degli anni napoletani del secondo, li ha voluti unire idealmente anche nell’estate del loro addio-arrivederci alla città.
40) Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale La Nave di Teseo, Italia
Perché, grazie a lei, dallo scorso agosto è disponibile in libreria una nuova edizione di The Fight di Norman Mailer, descrizione dell’epica battaglia pugilistica in Zaire tra Ali e Foreman che, nella letteratura sportiva di tutti i tempi, sta al pari delle gare raccontate da Omero nell’Iliade.
41-50
41-42) Josè Mourinho - José Tolentino, allenatore – cardinale, Portogallo
Per il dialogo andato in scena lo scorso 29 marzo presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, riportato in maniera integrale dall’Osservatore Romano (cercatelo nel web): un concentrato in purezza di agonismo, filosofia e teologia.
43) Manuel Sergio, filosofo, Portogallo
Perché è lui, filosofo dello sport e della motricità umana, il grande riferimento intellettuale evocato nel dialogo sopraddetto, nonché il creatore della frase erroneamente attribuita al suo allievo più famoso: “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”.
44-45-46) Damiano Matteucci - Giovanni Galvani - Don Massimo Vacchetti, testimoni di fede, Italia
Perché dall’incrocio tra sport, speranza e fede cristiana nel 2019 nacque su loro iniziativa l’idea delle due partecipatissime processioni al Santuario della Madonna di San Luca, per impetrare il supporto divino nei confronti di Sinisa Mihajlovic e della sua malattia.
47) Giovanni Atzeni detto Tittia, fantino, Italia
Perché con le due vittorie nel Palio di Siena finalmente tornato in piazza, che fanno quattro di fila con quelle del 2019, è diventato (all’antica maniera dell’iconologia bizantina) Tittia Nikephoros, portatore di vittorie.
48) Alberto Olivetti, studioso, Italia
Per la magnifica e raffinatissima “Riflessione sul Palio di Siena” pubblicata sul Manifesto (anche in questo caso, cercatela nel web), breve e profonda meditazione sulla particolarità del concetto di vittoria e sconfitta nella corsa senese, che può illuminare, perlomeno parzialmente, anche il senso di altre competizioni sportive.
49) Mino Raiola, in memoriam, procuratore Italia-Olanda
Perché, con le pizzerie italiane in Olanda sue Yale e Harvard come le navi baleniere per l’Ishmael di Moby Dick, le molte astuzie diaboliche da personaggio shakespeariano, ma anche un’indubbia competenza, è stato un grande protagonista del calcio contemporaneo.
50) Aleksandar Trajkovski, calciatore, Macedonia del Nord
Per la sua inaspettata messa in scena, lo scorso 22 marzo presso il “teatro” Renzo Barbera di Palermo, di una tragedia…macedone.
51-60
51) Walter Sabatini, direttore sportivo, Italia
Perché, dopo la salvezza ottenuta con la Salernitana, è diventato il San Tommaso d’Aquino della teologia dei miracoli sportivi, per il tormento esistenzialista che esprime in ogni sua intervista, e per le sue notevoli letture.
52) Sarina Wiegman, allenatrice, Olanda
Perché regalare un titolo calcistico agli inglesi, a Wembley, di nuovo contro la Germania e di fronte a 87 mila persone, stavolta con le donne al posto degli uomini… ripetiamo, Inghilterra, calcio, grande competizione, vittoria… no, non è solo sport, anche in questo caso è teologia del miracolo.
53) Claudio Garella, in memoriam, portiere, Italia
Perché a suon di parate di piede e di leggendari scudetti vinti, con la sua morte avvenuta lo scorso 12 agosto ha compiuto un miracolo pure lui, quello di unire in un abbraccio ideale le tifoserie di Verona e Napoli.
54) Gianni Clerici, in memoriam, giornalista, Italia
Per aver interpretato magistralmente il ruolo di narratore, giornalista, poeta, intellettuale del tennis ed essere stato il terzo componente, insieme a Brera e Mura, del “club dei Gianni” che hanno trasformato il racconto dello sport in letteratura.
55) Mario Sconcerti, in memoriam, giornalista, Italia
Perché c’è stato un momento della sua vita professionale (assolutamente invidiabile per i prossimi dugento anni almeno) in cui ha radunato e diretto i tre Gianni di cui sopra, e per il suo Storia delle idee del calcio, libro da vero sport thinker di razza qual era.
56) Luiza Gega, mezzofondista, Albania
Per lo storico oro agli Europei di atletica nei 3.000 siepi guadagnato all’Albania.
57) Antonin Barak, calciatore, Repubblica Ceca
Perché, per ben foderare i propri strumenti di lavoro, è l’unico calciatore della Serie A che ai grandi marchi dell’abbigliamento sportivo ha preferito le mitiche scarpette Pantofola d’Oro (per la gioia anche di numerosi fantallenatori).
58) Meikayla Moore, calciatrice, Nuova Zelanda
Perché se Comunardo Niccolai era il re degli autogol, lei, dallo scorso febbraio, ne è diventata la regina, grazie alla tripletta segnata nella propria porta contro gli Stati Uniti in soli 36 minuti, incredibile episodio di sovrumana e fantozziana sfiga.
59) Famiglia Frascolla, librai, Italia
Perché, dopo quarant’anni di attività, lo scorso 27 gennaio 2022 ha chiuso i battenti a Milano la storica e avanguardistica Libreria dello Sport, creata dal padre Matteo e poi a lungo gestita dal figlio Paolo.
60) Bill Russell, in memoriam, cestista, Stati Uniti
Perché, tra i tanti momenti leggendari della sua ancor più leggendaria carriera, scegliamo l’emozione stupita e quasi ammutolita del padre originario della Louisiana che, nel 1966, entrando nello spogliatoio dei Celtics, vide il proprio figlio dare ordini – da primo allenatore afroamericano della storia Nba – a un gruppo di bianchi.
61-70
61) Akeem Omolade, in memoriam, calciatore, Nigeria
Per la sua vita passata dribblando difficoltà di ogni tipo, tra le quali quel razzismo che portò l’intera squadra del Treviso a scendere in campo con la faccia dipinta di nero per solidarietà nei suoi confronti, e la sua assurda fine lo scorso giugno, non ancora quarantenne, dentro a una macchina nel quartiere Ballarò, a Palermo.
62) Elia Arbustini, presidente Tennis Club Gaiba, Italia
Perché nel 2012, in un piccolissimo paesino del Polesine, un gruppo di ragazzi tra cui lui ha inventato Gaibledon, la Wimbledon italiana coi campi in erba naturale, realtà capace di organizzare nel 2022 un torneo WTA 125 femminile, con tanto di record di comune più piccolo ad aver mai ospitato un evento del noto circuito professionistico internazionale.
63) Grant Wahl, in memoriam, giornalista, Stati Uniti
Perché, proprio mentre questa classifica era in corso di chiusura, dal Qatar è giunta la triste notizia della morte improvvisa del più brillante giornalista calcistico americano su piazza, privandoci del miglior Virgilio dei prossimi Mondiali.
64-65) Sveva Gerevini - Dario Dester, specialisti delle prove multiple, Italia
Perché, nel piccolo paesino di Casalbuttano in provincia di Cremona, deve esserci un fluido magico nell’aria (o più prosaicamente un bidello delle elementari col fiuto da talent scout), dato che i due protagonisti italiani a suon di record nazionali del pentathlon e del decathlon provengono entrambi da lì.
66) Fabrizio Gabrielli, scrittore, Italia
Perché il suo Messi (66thand2nd) uscito lo scorso 14 ottobre, documentato scavo tra biografismo e suggestioni culturali che ha come centro focale il rapporto tra il semidio rosarino e l’Argentina, dopo la finale mondiale è diventato il libro più tempestivo del secolo.
67) Riccardo Gagno, portiere, Italia
Perché non è il primo portiere al mondo ad essere andato in gol, ma è probabilmente il primo portiere al mondo ad aver segnato un gol decisivo per la promozione della sua squadra, su rinvio e al 91esimo minuto, per la gioia incredula dei tifosi del Modena.
68) Ange Capuozzo, rugbista, Italia
Perché ogni notte, per quanto lunga e buia, corre incontro alla sua alba, compresa quella vissuta dal rugby italiano che, dopo un’interminabile sequela di sconfitte, ha ritrovato il profumo della vittoria nel 6 Nazioni grazie soprattutto a lui, il protagonista meno atteso, che ai World Rugby Awards 2022 ha vinto il premio di “rivelazione dell’anno”.
69-70) Filippo Celata - Gabriele Pinto, dottorando-professore universitario, Italia
Perché c’è chi, come loro, ha passato mesi della propria vita a mappare, attraverso un’accurata rilevazione statistica condotta sui big data, i quartieri dell’Urbe sulla base dell’appartenenza di tifo per Roma o Lazio, progetto di ricerca totalmente non necessario, ma totalmente apprezzabile.
71-80
71) Stop that Totti, account Twitter, Italia
Perché, a ritmo quotidiano, dispensa frammenti di bellezza calcistica che servono alla vita, omaggiando un grande campione.
72) Josip Ilicic, calciatore, Slovenia
Per aver fatto sognare il popolo bergamasco (e non solo) con la sua classe mancina, per la testimonianza sulla fragilità umana, e perché speriamo che l’Atalanta possa ritirare la sua “72”.
73) Andrew Peng, giornalista, Stati Uniti
Per aver divulgato nel mondo occidentale, a mezzo Twitter, le essenziali e imperdibili animazioni grafiche in stile videogame dei risultati elettorali coreani create dalla rete Sbs, ispirate anche alle gare olimpiche invernali.
74) Il Fotografo Ignoto, fotografo, Italia
Perché, anche se la nostalgia calcistica è un sentimento sovente regressivo e improduttivo, la straordinaria foto dei palloni accumulati nel corso degli scorsi decenni sul tetto della Chiesa di San Tommaso ad Ascoli Piceno merita un’eccezione.
75) Alexander Zverev, tennista, Germania
Perché, contestualmente all’annuncio di essere affetto da diabete di tipo 1, ha comunicato anche la creazione di una fondazione a suo nome che si impegnerà nel fornire insulina e medicinali a sostegno dei bambini diabetici.
76) Alfredo Marson, in memoriam, dirigente sportivo, Italia
Perché, attraverso la fondazione e la direzione della Briantea 84, una delle più prestigiose e vincenti società italiane di basket in carrozzina, è stato uno dei padri dello sport paralimpico italiano.
77) Alfredo Barbieri, in memoriam, tifoso, Italia
Perché, nel tragico incidente stradale che ha visto coinvolti alcuni ragazzi disabili dell’associazione Centro 21 di Riccione e l’ex sindaco della città Massimo Pironi, ha perso la vita anche lui, supertifoso del Modena Volley, omaggiato da Bruno e compagni con una maglietta in suo ricordo: “Per Alfred, uno di noi, da sempre e per sempre”.
78) Lucile Lefevre, snowboarder, Francia
Perché, leggermente infortunata e fuori dai giochi, a Pechino ha preso parte all’ultima run olimpica della sua vita vestita da… tigre.
79) Chaker Alhadur, calciatore, Isole Comore
Perché, nell’era del calcio totale in cui a ogni calciatore è richiesto di saper interpretare più ruoli e situazioni, un terzino sinistro che per necessità diventa portiere titolare della sua Nazionale in uno storico ottavo di finale contro il Camerun è l’incarnazione di una frontiera assoluta (e la partita è inaspettatamente terminata 2 a 1 per il Camerun grazie anche alle sue numerose parate).
80) Camillo Milli, in memoriam, attore, Italia
Perché, con l’indimenticabile maschera del Presidente Borlotti e l’altrettanto indimenticabile conflitto finale con Lino Banfi/Oronzo Canà, l’attore milanese che ci ha lasciato lo scorso gennaio aveva a suo modo illustrato un tema manageriale di grande attualità calcistica: il difficile rapporto tra equilibri contabili e successi sportivi.
81-90
81) Gregg Popovich, allenatore, Stati Uniti
Per essere diventato lo scorso marzo l’allenatore Nba con più partite vinte, e perché pochi come lui nel mondo dello sport rispecchiano lo spirito di questa classifica.
82) Mark Dreyer, giornalista e analista, Inghilterra
Per il documentatissimo libro Sporting Superpower sulla Cina sportiva pubblicato in concomitanza con i Giochi invernali.
83) Don Luigi Chiampo, prete-maratoneta, Italia
Perché dopo aver vinto la Maratona di Torino nel 1987 in 2h17’00” è diventato prete e oggi, gestendo il rifugio Fraternità di Massi a Oulx, si prende cura dei migranti che arrivando dalla rotta balcanica e africana tentano di superare il confine per andare in Francia, magari in ciabatte e canottiera, d’inverno e a 2.000 metri di altezza.
84) Ons Jabeur, tennista, Tunisia
Per la finale raggiunta a Wimbledon, prima tennista africana di sempre, e perché l’appellativo di Wazeerat Al Sa’da, “ministra della felicità”, coniatole dai suoi connazionali tunisini è semplicemente troppo bello.
85) Bresh, rapper, Italia
Perché se è vero il detto di Caproni che le parole ai musicisti genovesi le porta direttamente il vento dal mare, la sua bellissima Guasto d’amore, inno sentimental-calcistico fatto subito proprio dalla Gradinata Nord del Genoa, con tanto di coreografia dedicata all’ultima dello scorso campionato contro il Bologna, conferma questa nobile tradizione.
86) Vittorio De Scalzi, in memoriam, musicista, Italia
Perché, a ulteriore conferma di quanto appena detto, nel rapporto tra musicisti genovesi, immaginazione poetica e calcio, questa volta sul fronte doriano che lo scorso luglio ne ha pianto la scomparsa, si staglia la sua Lettera da Amsterdam.
87) Stefano Pioli, allenatore, Italia
Perché, come in una performance di Arturo Brachetti, ha dismesso i panni dell’allenatore perdente per indossare quelli del condottiero carismatico.
88) Gala, produttrice musicale, Italia
Perché l’ennesimo rifacimento calcistico di successo della sua Freed from desire è solo l’ennesima conferma di due verità sovrapposte: siamo stati un grande paese, e la musica dance italiana degli anni ’90 sarà dominatrice planetaria per i prossimi tre eoni.
89) Vesuvio erutta, coro calcistico, Italia
Perché l’autoironia geniale delle due curve napoletane che hanno preso a cantare il coro originariamente utilizzato da molte tifoserie rivali con finalità offensive, contagiando nel gesto tutto il resto dello stadio, si sta dimostrando più forte di ogni razzismo territoriale, e più efficace di tante pedagogie retoriche.
90) Nick Bollettieri, in memoriam, allenatore, Stati Uniti
Perché facendo sintesi tra la sua laurea in filosofia e l’esperienza nei Marines ha cambiato la storia del tennis, costruito un numero seriale di campioni e creato il concetto di Academy come neanche David Foster Wallace sarebbe riuscito a immaginare.
91-100
91) Walid Regragui, allenatore, Marocco
Perché se una delle più grandi attese nello sport del XXI secolo è per un Mondiale di calcio vinto da una nazionale africana, lui al momento può fregiarsi del titolo di allenatore che ci è andato più vicino, con idee di gioco e idee in generale.
92) Gatto anti-Brasile, animale, Qatar
Per essere stato scaraventato giù dal tavolo della conferenza stampa precedente alla partita contro la Croazia dall’addetto stampa del Brasile e per aver riscattato, con il suo pelo tigrato, anni di ingiuste accuse riservate ai gatti neri.
93) Domenico Procacci, produttore, Italia
Per aver messo insieme una sua passione (il tennis), la sua arte (il cinema) e un gruppo di personaggi pazzeschi (la squadra che vinse la Coppa Davis in Cile nel 1976) realizzando Una squadra, l’imperdibile risposta italiana a The last dance.
94) Victor Hugo Morales, cronista, Uruguay
Perché, 36 anni dopo il “barrilete cosmico”, era ancora lì con il suo relato a raccontare l’impresa di Messi e compagni, sganciando bombe di letteratura e poesia nelle televisioni di milioni di tifosi argentini.
95) Alessandro Bovolenta, pallavolista, Italia
Per l’incredibile storia della sua famiglia, ma soprattutto per l’incredibile suo talento che lo ha portato a diventare Mvp dell’Europeo Under 20 e a camminare definitivamente, nel mondo della pallavolo, con le sue gambe.
96) Ambrogio Beccaria, navigatore, Italia
Per il suo secondo posto alla Route de Rhum, regata che si disputa ogni 4 anni, in solitaria, senza scali e assistenza, fra la Francia e la Guadalupa, unico italiano in mezzo a 17 francesi sui podi delle sei categorie.
97-98) Gabi - Keira Walsh, pallavolista, Brasile, calciatrice, Inghilterra
Perché è difficile non restare colpiti dal talento di queste due fuoriclasse della palla, la prima con le mani, la seconda coi piedi.
99) Dona Ruth, pallavolista, Brasile
Perché, 60 anni dopo la sua convocazione nella nazionale verdeoro, a 85 anni ha coronato il suo sogno di essere tesserata per la sua squadra del cuore, il Moda BrusqueVolei di Superliga B brasiliana, tanto da aver aperto in battuta il derby contro le rivali del Bluvolei.
100) Gianni Mura, in memoriam, giornalista, Italia
Perché questo elenco di cento nomi è l’umile e infedele continuazione di una sua grande idea.