Il 2022 dell'Nba è stato un ritorno alla normalità
L'emergenza pandemica è rientrata e i Golden State Warriors sono tornati a vincere l'Anello. Il primo obiettivo nel 2023 sarà il rinnovo dell’attuale accordo di Contrattazione Collettiva (Cba), poi si penserà a chi potrà battere i Boston Celtics
Il 2022 dell’Nba si è congedato nel modo più spettacolare possibile, con quello che in una partita di basket sarebbe stato un game-winner a pochi secondi dalla sirena. Le tanto attese partite natalizie non hanno deluso le aspettative, anzi, e il punto esclamativo è stato il clamoroso epilogo di Denver-Phoenix, firmato da Aaron Gordon (poi sono arrivati i 60 punti di Luka Doncic):
Le partite del Christmas Day sono il punto di congiunzione tra un’annata significativa per la lega e diversi suoi protagonisti, e un 2023 che si presenta con una prima priorità in agenda: il rinnovo dell’attuale accordo di Contrattazione Collettiva (Cba). Questi dodici mesi hanno rappresentato il definitivo ritorno alla normalità, dopo due logoranti stagioni segnate dalle conseguenze della pandemia. E sono stati in un certo un senso un ritorno alle origini, con i Golden State Warriors che hanno messo in bacheca il loro quarto titolo dal 2015. Il primo da MVP delle Finals di Steph Curry, che insieme a Draymond Green, Klay Thompson, Andre Iguodala e coach Steve Kerr ha messo definitivamente il sigillo di “dinastia” sul recente passato dell’organizzazione. Contribuendo a renderla, per la prima storica volta, la franchigia di maggior valore in assoluto.
Non è stato, però, un anno senza alti e bassi per gli stessi Warriors. A settembre hanno dovuto gestire lo spinoso caso tra Green e Poole (sì, il pugno), e attualmente si trovano al decimo posto ad ovest, con Curry che non tornerà dall’infortunio prima di due settimane. La distanza attualmente sembra ampia dai loro ultimi sfidanti alle Finals, i Boston Celtics, che escono invece dal 2022 senza un anello, ma come squadra da battere. La crescita dei migliori giocatori del roster, in primis Jayson Tatum, e un paio di ottime mosse sul mercato hanno reso la squadra ulteriormente competitiva, dopo la sconfitta contro Golden State e il traumatico divorzio con coach Ime Udoka.
Come nel caso di Tatum, la scorsa stagione è stata un punto di svolta per Luka Doncic, che si è definitivamente consacrato nella più ristretta élite della lega, trascinando i Mavs ai primi successi in post-season dopo dieci anni; lo è stata anche per Nikola Jokic, MVP per due stagioni consecutive che ora ha finalmente ritrovato Jamal Murray; e pure per Ja Morant, che insieme ai suoi Grizzlies rappresenta il nuovo che avanza, alla ricerca di un posto tra le contender.
A proposito di novità, infine, il Rookie con la R maiuscola della Draft class 2022 è senza dubbio Paolo Banchero. Per noi italiani ovviamente, ma non solo. Scelto alla numero uno da Orlando, il suo inizio di stagione ha convinto tutti, il talento e il potenziale sembrano quelli di una futura stella della lega. E così, da una prima scelta all’altra, ci avviamo verso l’anno che porterà in dote all’Nba il prospetto più atteso dai tempi di LeBron James, Victor Wembanyama.
Per la storia del gioco, in ogni caso, il 2022 sarà ricordato per l’ultimo saluto a Bill Russell. Un pilastro, dentro e fuori dal campo, della lega per come la conosciamo oggi, a cui la stessa Nba sta dedicando in questi mesi un lungo tributo.