Il Foglio sportivo - Storie di storie
Poesie per O Rei. Da Pindaro a Franco Arminio
Versi in memoria di Pelè. In grado di descriverlo meglio di un commentatore. Dagli elogi delle Olimpiche agli Atleti del più amato poeta italiano che mette in luce gesti sportivi. Uno cantava i campioni, l'altro scolpisce i momenti
Era tutto pronto per parlare di sport e poesia, in questo weekend che segna il passaggio da un anno all’altro e che costringe a guardare sia indietro, a ciò che è stato, a ciò che si è concluso, che avanti, all’anno che verrà sospesi a metà fra nostalgia e desiderio. Sono questi i due giorni che hanno a che fare con i sogni (realizzati o infranti) già misurati dalla realtà e quelli da inseguire. Sono questi i due giorni che tengono insieme passato e futuro, tempo sospeso fra ciò che è fatto e ciò che è da fare, anche (e non solo) nello sport per tifosi, società sportive, dirigenti, allenatori e atleti. Così la scelta di oggi vuole tenere insieme il passato con il futuro.
Insomma, in questi due giorni, questa rubrica in questo giorno speciale voleva invitare a un ponte fra sport e poesia. Poi, improvvisamente, giovedì in serata è arrivata la notizia: Edson Arantes do Nascimento detto Pelé se ne è andato e il senso è diventato chiaro. Dedicherò la prossima puntata di “Storie di storie” a due libri che raccontano l’incredibile traiettoria di questa leggenda dello sport mondiale. Non oggi. Perché oggi l’unico modo per rendere omaggio a Pelé è la poesia. E per farlo con il rispetto che merita, voglio tenere insieme 2.500 anni di storia dello sport. Il primo libro in omaggio a O Rei è di Pindaro, Le Olimpiche (a cura di Bruno Gentili e altri, Arnoldo Mondadori 2013).
Se non vorrete leggerlo, pazienza, ma dovete tenere comunque in libreria quelle pagine che iniziano così: “Ottima è l’acqua e l’oro / come fuoco che avvampa / rifulge nella notte / più di ogni superba ricchezza”. A voler cantare gli agòni, sostiene Pindaro, si devono per forza scegliere i migliori, quelli che sono come l’acqua, l’oro, il fuoco, il sole e che ebbero luogo in Grecia per oltre mille anni, i Giochi Olimpici. Propongo una piccola selezione delle Olimpiche da leggere in ricordo del campione brasiliano: scelgo la IV, un componimento molto breve dedicato all’auriga Psaumis di Camarina, dove Pindaro ricorda il mito dell’argonauta Ergino, che vinse contro pronostico una gara di corsa nell’isola di Lemno, sorprendendo quanti lo avevano creduto troppo vecchio a causa della precoce calvizie; poi la XI dedicata ad Agesimo di Locri Epizefiri, trionfatore nel pugilato dei ragazzi, con passaggi memorabili come quello dove ricorda che gli elogi “sono greggi di parole che la nostra lingua vuole pascolare” e ancora la XIV per Asopico di Orcomeno, vincitore nel 488 a.C. nella gara di corsa dello Stadion (indicativamente i nostri 200 metri), che contiene un’invocazione alle Cariti, alle quali nella città del vincitore si tributava un culto molto antico, una grande festa con gare musicali e danze notturne, perché vincere si accompagni alla sua celebrazione, come magistralmente ci ha dimostrato il popolo argentino, sotto all’obelisco di Buenos Aires.
Facendo un salto nello spazio e nel tempo di due millenni e mezzo arriviamo al secondo libro in omaggio a uno dei più grandi calciatori della storia e l’unico ad aver vinto tre Coppe del Mondo: Franco Arminio, Atleti (Harper Collins, 2022). Un’antologia di componimenti poetici del più amato poeta italiano contemporaneo che mette in luce gesti sportivi di cui coglie con straordinaria esattezza l’essenza, riuscendo a parlare di se stesso e in modo universale di tutti noi umani. Componimenti brevi, istantanee della magia di un attimo. Se Pindaro cantava i campioni, Arminio scolpisce con le parole un momento, anzi “il” momento in cui le più disparate discipline si svelano nella loro intimità.
Ho scelto questi due libri perché non avrei saputo raccontare Pelé in un modo diverso. Lo faccio immaginando che cosa avrebbe scritto Pindaro del re del calcio mondiale e con quali parole Arminio potrebbe descrivere la sua iconica rovesciata. Io mi limito a ringraziare Edson Arantes do Nascimento detto Pelé per la bellezza che ha regalato al mondo.