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Da Cremona a Wembley (e ritorno). La carriera di Vialli in sette scatti

Ruggiero Montenegro

Gli esordi alla Cremonese e i successi con la Sampdoria, prima della Juventus, della Champions League e dell'esperienza in Inghilterra. E quel cerchio che si è chiuso vincendo l'Europeo. L'attaccante nato in Lombardia è stato un grande calciatore. Ma anche molto altro

L'altra sera, quella del 4 gennaio, sulle tribune dello stadio Giovanni Zini, nel settore riservato agli ospiti campeggiava uno striscione: "Luca Vialli segna per noi". Come un presagio, un'ultima manifestazione di stima, vicinanza e gratitudine che i tifosi bianconeri gli volevano tributare - prima della sua morte - mentre le condizioni apparivano sempre più gravi. Un'ultima esortazione a tenere duro, come del resto aveva sempre fatto in campo. Cremonese-Juventus d'altra parte, non sarebbe mai stata per Vialli una partita qualsiasi. 

 

Lo striscione per Vialli esposto dai tifosi della Juve a Cremona il 4 gennaio scorso

 

È a Cremona infatti, la sua città natale, che nel 1981 l'attaccante inizia la sua carriera da professionista, qui si fa conoscere, nel calcio minore, fino a guadagnarsi i palcoscenici più importanti. Ed è alla Juventus, dove poi arriverà 11 anni più tardi, che troverà la definitiva consacrazione, forse il punto più alto del suo straordinario percorso. Sempre a Cremona, ma in maglia bianconera, segnerà uno dei gol più rappresentativi della sua carriera, la rovesciata che l'ha reso celebre. 
 

La rovesciata di Vialli, in maglia bianconera, contro la Cremonese nel 1994

 

Gianluca Vialli è stato tante cose, sopraffino calciatore – prima di tutto – poi manager e allenatore, dirigente. Ma anche personaggio televisivo, mentre si spendeva nel sociale, per la lotta al cancro e alla sclerosi. Una vita, tanti modi di viverla. Spesso a cavallo tra Italia e Inghilterra, il paese che a un certo punto lo ha adottato e con cui fino alla fine ha mantenuto un rapporto particolare. E forse non è un caso che sia morto proprio in una clinica inglese. Ma prima di Londra c'è tanto, molto, altro. 

Una biografia giocata in attacco, come sapeva fare lui, che abbiamo provato a ripercorrere attraverso alcuni scatti. Non necessariamente i più iconici, ma certamente capaci di fissare alcuni punti fermi della vita di Gianluca Vialli. Momenti che in certi passaggi hanno segnato anche l'immaginario sportivo italiano. 

 

Gianluca Vialli con la maglia della Cremonese

 

Gianluca Vialli è nato a Cremona nel 1964 ed è nella sua città, dopo alcuni passaggi nelle giovanili del Pizzighettone e della stessa Cremonese, che inizia la scalata: si parte dalla serie C, stagione 80/81. Due apparizioni, andrà meglio l'anno dopo quando le apparizioni saranno oltre trenta e il campionato quello di Serie B. Un crescendo. Alla Cremonese ci resterà fino all'84: l'allenatore Emiliano Mondonico lo sposta sulla fascia, nel ruolo di tornante. Segna 10 gol e traina la squadra verso la promozione. Ora tutti sanno chi è Gianluca Vialli e a Genova, sponda blucerchiata, decidono di puntare su di lui. Le ambizioni della Sampdoria sono tante, Vialli il nome giusto per provare a soddisfarle. 

 

Gianluca Vialli con la maglia della Sampdoria

 

Nel 1984, Vialli arriva a Genova. L'avvio forse è lento, ci metterà un po' a prendersi la Sampdoria, ma se la prenderà. Nel frattempo vince una Coppa Italia, la prima per il club, segnando anche un gol in finale. E affina l'intesa con Roberto Mancini: diventano i gemelli del gol. Nel 1986 arriva sulla panchina Vujadin Boškov, un maestro di calcio. Decide che Vialli deve giocare in attacco, deve fare il numero nove. Al resto ci pensa la fantasia di Mancini. I due trainano i doriani verso la fase più vincente della storia del club. Nel 1991 arriva il primo storico scudetto, l'anno prima era arrivata la Coppa delle Coppe, in una finale contro i belgi dell'Anderlecht, decisa da una doppietta di Vialli. L'esperienza genovese si chiude nel 1992, nel punto più alto, ma anche con la più grande delusione: la finale di Champions League persa contro il Barcellona. L'appuntamento è rimandato.

 

Vialli alza la Champions League, da capitano della Juventus, dopo la finale vinta a Roma contro l'Ajax

 

L'avvocato Agnelli pare ne fosse innamorato. Il "Michelangelo della Cappella Sistina. Lo scultore che sa trasformarsi in pittore", disse di lui una volta. Arriva alla Juve dalla Sampdoria, per una cifra (tra prezzo del cartellino e scambio di giocatori) vicina ai 40 miliardi. Un record nel 1992. A Torino, trova gente del calibro di Roberto Baggio, poco dopo arriverà anche Alessandro Del Piero. In panchina c'è Giovanni Trapattoni, ma è due anni più tardi con Marcello Lippi che Gianluca Vialli tocca il punto più alto. Intanto dimuniscono i capelli e aumentano i muscoli, il suo fisico si fa più possente, più decisivo. Nel tridente bianconero, con Ravanelli e Del Piero assume un ruolo imprescindibile. Diventerà anche capitano di quella Juve: sarà lui nel maggio 1996 ad alzare la Champions League, in quella che ad oggi resta l'immagine più dolce per i tifosi bianconeri. È anche l'ultima di Vialli con la maglia della Juve. Poi arriverà la sentenza Bosman a rivoluzionare il calciomercato: Vialli può svincolari e ripartire. A Londra. 

 

Vialli con la maglia del Chelsea, in una delle specialità di casa: la rovesciata


Nel 1996 il Chelsea sceglie la truppa italiana per rilanciarsi. Ci sono Gianfranco Zola, Roberto Di Matteo e soprattutto Gianluca Vialli. "Una leggenda per noi e per tutto il calcio", così l'hanno ricordato oggi dalle parti di Stamford Bridge. A Londra, Vialli ha lasciato il segno, vincendo un FA cup e poi diventando protagonista assoluto quando nel 1998 la proprietà del club decide di affidargli un doppio ruolo, dopo le dimissioni di Ruud Gullit. Sarà calciatore e allenatore. Non mancheranno le perplessità. La risposta arriva dal campo: Il Chelsea vince la Coppa di Lega e la Coppa delle Coppe. Qualche mese dopo anche la Supercoppa Uefa, contro il Real Madrid. Sono gli ultimi lampi del Vialli calciatore che nel 1999 dice addio al prato verde. Il calcio invece non lo abbandonerà mai. 

Fino al 200o resta sulla panchina dei Blues, poi passerà a quella del Watford prima di continuare a girare intorno al pallone, parlando di calcio in tv e diventando dirigente. Nel 2019 la Figc lo nomina capodelegazione della Nazionale di calcio che di lì a poco parteciperà agli Europei 2020. 

 

L'abbraccio tra Vialli e Mancini dopo la vittoria dell'Europeo a Wembley

 

È lo scatto probabilmente più iconico della carriera, di tutta la vita del calciatore di Cremona. L'Italia ha appena vinto l'Europeo. Vialli abbraccia il "gemello" di una vita sportiva, Roberto Mancini. "C'era la gioia, c'era la paura in quell'abbraccio", spiegherà poi lo stesso Vialli, che in quello stadio proprio giocando insieme all'allenatore dell'Italia aveva perso la finale di Champions contro il Barcellona, con la maglia della Samp. Un cerchio che si chiude e che consegna Vialli al sentimento popolare. Al di là dei club e delle partigianerie tipicamente calcistiche. 

Vialli continua a lavorare con la nazionale fino allo scorso 14 dicembre, quando decide di fare un passo indietro per dedicarsi alle cure, al tumore al prancreas. Con la maglia dell'Italia, da calciatore, ha partecipato a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e a un campionato europeo (Germania ovest 1988). In tutto, in azzurro, ha collezionato 59 presenze e 16 reti.

 

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