il foglio sportivo
Alla Ferrari comincia la rivoluzione dolce di Vasseur
Lunedì debutta a Maranello il nuovo capo. Un consiglio: ingaggi Vettel per gestire e far crescere i suoi piloti
Lunedì riaprono le scuole e a Maranello salirà in cattedra per la sua prima lezione Frédéric Vasseur il nuovo Binotto della Ferrari. A 56 giorni dalla prima gara del mondiale 2023 la Ferrari comincerà l’ennesima rivoluzione organizzativa della sua storia. La rivoluzione di Vasseur, un uomo con un solido, ma per nulla vincente (almeno in F1) passato nelle corse, sarà dolce. Non sono necessari terremoti, ma solo ritocchi. Non c’è bisogno di una ristrutturazione, ma solo una mano di vernice. Non serve insomma l’intervento dell’ultimo sponsor della Federcalcio. Che bisognasse cambiare qualcosa dopo gli errori della scorsa stagione era sotto gli occhi di tutti. Che fosse necessario sostituire il capo lo ha pensato chi comanda e ora ci ritroviamo all’alba di una nuova era con una vettura progettata e prodotta con il benestare di chi non c’è più. La monoposto 2023, nome in codice 675, verrà presentata il 14 febbraio e pochi giorni dopo sarà già in pista con un obbligo: restare in lotta per il Mondiale fino alla fine. La Ferrari di Vasseur ha l’obbligo di essere vincente, di lottare fino in fondo per il campionato. Se si caccia l’uomo che ha portato la Scuderia al secondo posto è perché si vuole migliorare quel risultato o, almeno, restare in lotta fino all’ultima gara della stagione. C’era una volta quando a Maranello si pretendevano rivoluzioni se si perdeva il campionato all’ultima gara. Oggi è quasi un sogno arrivare almeno fin lì. Montezemolo fu cacciato perché la Ferrari doveva vincere anche in pista. Quasi nove anni e tre Team Principal dopo, ci si sta rendendo conto che vincere in Formula 1 non è poi così facile e quasi si rimpiangono quei mondiali persi all’ultima gara.
Sul tavolo di Vasseur, primo francese al comando dopo l’era Todt, ci sono già parecchi dossier. La Ferrari deve riguadagnare peso politico, gestire meglio i piloti, azzeccare le strategie, programmare degli sviluppi reali della monoposto. Vasseur nel paddock conosce tutti, è stato addirittura testimone di nozze di Toto Wolff, ma una cosa è confrontarsi con i grandi se rappresenti una piccola scuderia che non potrà mai dare fastidio a Red Bull o Mercedes, un’altra sarà arrivare in pista vestito di rosso con il mondo pronto a farti lo sgambetto. Il nuovo Team Principal ferrarista è già stato un paio di giorni a Maranello a conoscere gli uomini chiave e a prendere le misure di un ambiente decisamente differente da quello che ha sempre frequentato in passato lavorando in team che assemblavano telai e motori con un compito principale: trovare le risorse e far quadrare i conti. La sua specialità è sempre stata quella di far saltare fuori il denaro necessario, magari preferendo anche un pilota cinese a un italiano protetto (non abbastanza) dalla Ferrari. Ecco alla Ferrari l’unica cosa che non serve è procurarsi il denaro perché ce n’è in abbondanza. Intanto verificheremo presto se ha imparato la prima lezione di Todt: presentarsi subito parlando in italiano.
La prima grana da risolvere sarà politica, sul regolamento 2026 dei motori. La Ferrari di Binotto si è giustamente opposta che la Red Bull Powertrains potesse essere considerata un nuovo Costruttore con tutti i vantaggi che deriverebbero da quella condizione. Essendo una struttura nata attorno al reparto che gestiva i motori Honda in Europa, sarebbe un favore troppo grande. Una bella differenza rispetto ad Audi che invece beneficerà di quello status con più investimenti e più ore di banco prova a disposizione. Sarà una bella battaglia politica. La prima prova di forza di Vasseur che, rispetto a Binotto, dovrebbe comunque godere di un appoggio maggiore da parte dell’azienda, soprattutto del ceo Benedetto Vigna che si sta divertendo come un bambino a giocare con le automobiline da corsa.
A quel punto Vasseur sarà chiamato a colmare le lacune emerse durante la gestione Binotto cominciando dalla gestione delle strategie in pista. E qui Vasseur arriva dall’unica squadra che nelle ultime stagioni ha fatto peggio della Ferrari nella lettura delle gare. Meglio insomma non si porti dietro nessuno, ma cerchi di migliorare la struttura a sua disposizione. Serve qualcuno che possa interpretare nel miglior modo le indicazioni degli ingegneri e i desideri dei piloti. “La Ferrari dovrebbe mettere sotto contratto Vettel”, mi ha buttato lì qualche settimana fa un vecchio amico che di professione ha fatto il pilota in Formula 1. Ecco Vettel sarebbe una grande idea. Seb è innamorato della Ferrari, ha una passione infinita e potrebbe interpretare in Ferrari il ruolo che è stato di Lauda in Mercedes, portare al muretto l’esperienza di un quattro volte campione del mondo, aiutare nelle scelte strategiche e nello stesso tempo aiutare Vasseur nella gestione dei due piloti che per ora sono amici ma restano sempre uno il primo nemico dell’altro. Ci pensino a Maranello, un Vettel in versione Lauda servirebbe anche per avere un volto stimato e rispettato da tutti da spendere dovunque. Sarà una stagione delicatissima. A Leclerc non saranno più ammessi gli errori dello scorso anno, a Sainz non verrà più concesso il periodo di adattamento che ha avuto nel 2022. Sotto esame non ci sarà solo Vasseur, ma tutta la Scuderia chiamata a vincere. E anche chi ha voluto questa rivoluzione per dolce che sia.