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gran calma #17

Venti squadre in Serie A sono troppe

Enrico Veronese

Il campionato in testa e in coda sembra ormai quasi deciso. Il Napoli in testa deve tenere d'occhio Milan e Juventus, ancora aggrappate all'aritmetica, mentre in coda Verona, Sampdoria e Cremonese difficilmente si salveranno. Una riforma potrebbe evitare di intasare il calendario infrasettimanale

I risultati della 17esima giornata di Serie A

Verona-Cremonese 2-0 9′, 26′ Lazović
Bologna-Atalanta 1-2 6′ Orsolini (B), 47′ Koopmeiners, 58′ Højlund

Fiorentina-Sassuolo 2-1 48′ Saponara, 57′ rig. D. Berardi (S), 91′ rig. N. González
Juventus-Udinese 1-0 86′ Danilo
Monza-Inter 2-2 10′ Darmian (I), 11′ Ciurria, 22′ Lautaro Martínez (I), 93′ aut. Dumfries
Salernitana-Torino 1-1 36′ Sanabria (T), 49′ Vilhena
Lazio-Empoli 2-2 2′ Felipe Anderson, 54′ Zaccagni, 83′ Caputo (E), 94′ Marin (E)
Spezia-Lecce 0-0
Sampdoria-Napoli 0-2 19′ Osimhen, 82′ rig. Elmas
Milan-Roma 2-2 30′ Kalulu, 77′ Pobega, 87′ Ibañez (R), 93′ Abraham (R)

La classifica della Serie A dopo 17 giornate

Napoli 44; Juventus e Milan 37; Inter 34; Lazio, Atalanta e Roma 31; Udinese 25 ; Fiorentina e Torino 23; Lecce, Bologna e Empoli 19; Salernitana e Monza 18; Sassuolo 16; Spezia 15; Verona e Sampdoria 9; Cremonese 7

 

Perché la classifica dice che il campionato a 20 squadre è sempre più insostenibile

È sufficiente uno sguardo distratto alla graduatoria del campionato di Serie A, quando mancano due giornate alla fine del girone di andata, per consolidare l’opinione secondo la quale venti squadre sono troppe, e alcune purtroppo mostrano di essere francamente inattrezzate per parteciparvi con qualche speranza di essere competitive. Le tre società che stazionano a fondo classifica hanno tra sei e otto punti di distacco dalla quartultima (lo Spezia), che peraltro fin qui ha convinto di meritare la salvezza al pari di Salernitana, Monza, Empoli, Lecce e dei deludenti Sassuolo e Bologna. La compagine in vetta lo è dal primo giorno del torneo, e naviga a sette punti dalle seconde, con uno scontro diretto in agguato: se è vero che l’esito, vivaddio, non è scontato (gran calma quando si parla di Juventus e Milan a questi livelli), non c’è nessuno che non riconosca al Napoli il merito di stare dove si trova. I numeri sublimano il tutto, e se il quadro generale lascia qualche chance a chi insegue il traguardo prefisso, anche le spaccature tra la zona Europa League e la tranquillità - Udinese, Fiorentina, Torino - e tra questa e la salvezza indicano che le classi si sono formate, che il divario tra esse è nelle cose, e che intasare il calendario infrasettimanale è del tutto evitabile. Con buona pace di chi, come la Cremonese ieri, pare essersi arreso all’evidenza: la B e la A sono sempre più cosmi divergenti.

 

Perché la Juve viene indicata come unica rivale per il titolo, e perché così non è

Tutti aspettano il rendez-vous dello stadio Maradona per asseverare le proprie convinzioni. In caso di successo, sarà difficile contendere lo scudetto al Napoli di Spalletti; dovessero prevalere i bianconeri, lo slancio alla squadra di Allegri la renderebbe candidata naturale. È più la storia del recente passato a parlare in favore dei torinesi: l’abitudine all’altissima quota, il cinismo nel perseguire il risultato e solo quello, la difesa tornata ferrea sono indubbiamente segnali validi. Ma gran calma: è vero che il Milan ha gettato due punti contro la Roma, ma il suo modo di cercare il gol continua ad apparire più efficace rispetto alla Juve “last minute”. E conoscendo le possibilità offerte dalle rispettive rose, escludere i rossoneri dopo il mezzo scivolone di San Siro non è intelligente. Fermo restando che comunque i battistrada hanno tali e tante risorse che anche un eventuale successo juventino non li taglierebbe certo fuori dalla pole position. Sarà lotta a tre? L’Inter staziona a dieci punti dal primato, per poterci credere devono rallentare le altre. E magari farsi amici gli ultimi cinque-dieci minuti del match, letali per le milanesi quanto per la Lazio.

 

Perché il mercato sta già facendo bene a chi bene ha speso, e cambia qualche prospettiva

Chi ha assistito alle prime due partite della Salernitana nel 2023 ha avuto una visione. L’anima del povero Claudio Garella trasferita nel corpo di Guillermo Ochoa, il mitologico guardiano della porta granata: l’estremo messicano ha impresso ben visibile la sua firma nel pareggio contro il Torino, e stava quasi per farlo all’esordio con il Milan. Non si contano già più le sue parate decisive, alcune con stile “garelliano” appunto, sempre in grado di far fronte all’estrema facilità con la quale le avversarie si avvicinano alla sua porta. Il Torino deve mangiarsi le mani, perché non si ricordano spesso nove occasioni da gol in 45 minuti, 13 in un’intera partita con due pali, possesso di palla e avversari in balìa. Se a Salerno ringraziano il nuovo eroe, anche a Marassi blucerchiata Bram Nuytinck promette di diventare presto idolo e riscattare una carriera sottovalutata, inferiore alle sue doti e carisma (si può dire lo stesso per Acerbi, tardivamente sbocciato e con la sfortuna di trovarsi Chiellini davanti). Ci sono anche quelli con un piede già sopra la scala dell’aereo per la partenza, e che invece vedono invertire il proprio percorso: Federico Bonazzoli segna e viene ritirato dal mercato, lo stesso per Milan Ðurić promosso titolare, Jérémie Boga che offre due assist decisivi e torna di nuovo utile nella considerazione di Gasperini. La morale? Gran calma prima di sbarazzarsi di qualcuno, mentre via libera alle mosse in arrivo.

 

Perché il calcio ormai è questione di minuti, indipendentemente dalla qualità della prestazione

Si sentono sempre più spesso gli allenatori dire “Tizio ha bisogno di minuti”, “Caio non ha minuti nelle gambe”, “Sempronio ha giocato in coppa, minutaggio progressivo per lui” e sempre meno analizzare le prestazioni degli atleti a disposizione. Ormai la schiavitù della corsa applicata al pallone misura la qualità del loro impiego: il tira e molla di Nico González ne è esempio. Meglio un asino vivo o un dottore morto? Ci si chiedeva una volta. E così decisivi diventano i minuti di recupero, specie dopo i Mondiali che li hanno consacrati quasi a terza frazione (Roma e Lazio divise dalla fine), spiccioli di tempo in cui tutto può ancora succedere. I minuti di attesa della decisione al Var, con i muscoli che si raffreddano e un intero stadio che trattiene il respiro in un senso o nel suo opposto. I minuti in cui la Lega Calcio cambia idea nell’assegnazione di una rete o di un’autorete. Chi ha tempo non aspetti tempo: meglio partire a razzo e mettere sùbito in chiaro le cose, che giocare al piccolo chimico centellinatore della gran calma tra organici allargati e poca fantasia.

 

Perché la Coppa Italia non necessariamente salverà la stagione di chi la dovesse vincere

Nel calcio senza vuoti di oggi, il centro della settimana e della prossima è occupato dalla Coppa Italia, giunta agli ottavi di finale. Entrano in scena le big, che a domicilio sfidano in partita secca le altre squadre di A già rodate di un cursus honorum nella manifestazione di quest’anno, e le residue superstiti dalla Serie B (Parma e Genoa): esulando in questa sede dalla scontata e accorata richiesta di cambiare lo spartito dell’evento, per guardare al modello inglese o francese, occorre considerare che in campo sono rimaste le prime sette del campionato, nessuna delle quali si scontrerà direttamente prima dei quarti. Trattandosi delle stesse che hanno dominato l’anno scorso, e che in virtù del piazzamento si sono qualificate come teste di serie, è logico pensare che anche quest’anno ben difficilmente la coppa sarà appannaggio delle rimanenti. Vincerla quindi limiterà presumibilmente il significato all’apposizione della coccarda concentrica sopra le magliette, senza regalare spazio europeo suppletivo a chi già figurerà nei prossimi roster continentali. Ecco quindi che le motivazioni subentrano, in 90 (più eventuali trenta) minuti, per Fiorentina, Torino, perché no Bologna e Spezia, magari la stessa Sampdoria: cambiano le priorità, di conseguenza le formazioni, addio turn over. Per testare i giovani? Gran calma, tempi migliori verranno.

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