L'Nba porta a Parigi la perfetta operazione nostalgia: Detroit Pistons-Chicago Bulls
All'Accor Arena di Bercy si gioca una partita che è stata la grande sfida del basket americano tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta. La gara perfetta per un pubblico composto prevalentemente di persone che vanno tra i 35 e i 55 anni
L’Accor Arena si trova a Bercy, Parigi, può ospitare circa ventimila persone e ha un’acustica meravigliosa che quando ci vengono a suonare non solo i musicisti, pure i tecnici del suono, rimangono piacevolmente stupiti. Conterà poco o nulla l’acustica la sera del 19 gennaio 2023, questa sera, ciò che conterà sarà lo spettacolo offerto, quello visivo, nel campo in parquet posizionato al centro della Accor Arena di Bercy: basket, Nba, Detroit Pistons contro Chicago Bulls, la partita perfetta, nonostante tutto.
Detroit Pistons e Chicago Bulls se la passano male da anni. I Pistons si sono qualificati ai playoff due volte negli ultimi anni, ai Bulls è andata meglio: cinque volte, ma solo in due occasioni hanno superato il primo turno: nel 2012-2013 vennero prese a pallonate da Miami in semifinale di Conference, nel 2014-2015 da Cleveland. In questa stagione i Pistons hanno vinto 12 partite e perse 35 e sono all’ultimo posto della Eastern conference; i Bulls di vittorie ne hanno racimolate 20, sono stati sconfitti in 22 occasioni: si giocano l’accesso ai playoff.
Insomma: il meglio è altrove e questo nonostante il trio Bulls formato da Nikola Vucevic, Zach LaVine e DeMar DeRozan (che ritorna sul parquet oggi). Eppure non c’è partita migliore di Detroit-Chicago per il pubblico francese e non solo francese, per il pubblico europeo tutto. E questo indipendentemente della stagione che stanno disputando le due franchigie.
E non c’è migliore sfida perché la nostalgia è una canaglia che piace parecchio.
L’Nba da una dozzina di anni si è dotata di un centro di analisi dati. C’entrano poco però le statistiche di partite e giocatori: quelle sono sollazzo per appassionati e statistici, affare da almanacchi e telecronisti. L’interesse è altrove, riguarda il marketing e soprattutto il branding e il posizionamento sui mercati.
E il posizionamento del brand Nba sul mercato europeo, che è grande – circa otto milioni di appassionati – in crescita, ma non di molto, è legato soprattutto a uno bacino di persone che va dai 35 ai 55 anni. Gente insomma che ricorda per visione diretta, o tramandata da chi era più grande, quel lustro nel quale Pistons-Bulls non era una partita, ma la partita. Quella tra i "Bad Boys" e gli "Invinci-Bulls", quella tra Isiah Thomas e Michael Jordan, tra Joe Dumars e Scottie Pippen, la partita di Denis Rodman prima a Detroit poi a Chicago, sempre a suo modo determinante in difesa e a suo modo, quello di far saltare i nervi agli avversari.
Cinque anni dal 1989 al 1993: due Anelli due per Detroit, tre per Chicago, appuntamento fisso, faccia a faccia, nelle finali di Conference. Ne passava solo una, ma chi passava poi vinceva il titolo.
Appuntamento che si rinnova oggi a Parigi per la partita della nostalgia, richiamo al quale è sempre faticoso resistere, soprattutto per un pubblico come quello europeo che ha apprezzato parecchio The last dance, la docuserie su Michael Jordan, che ha letto con ottimi numeri l’autobiografia di Scottie Pippen “Unguarded”, e che ancora annovera i Bulls al secondo posto tra le franchigie preferite dell’Nba (al primo ci sono i Los Angeles Lakers) e al quinto i Pistons, nonostante i primi non vincano un Anello dal 1998 e i secondi dal 2004. Ma tant’è, al ricordo di Jordan e Thomas è difficile comandare.