a canestro
Non era scontato un equilibrio del genere nella Serie A di basket
Olimpia Milano e Virtus Bologna dovevano dominare, ma non sta andando secondo i piani (e secondo i budget). E così il campionato italiano più prevedibile del decennio sta diventando il più coinvolgente
La copertina del weekend se l’è presa di forza Ky Bowman: otto secondi sul cronometro, tripla in faccia ad Alessandro Pajola – miglior difensore della passata stagione – e rimonta da antologia completata. Brindisi batte la Virtus Bologna, contro ogni logica e pronostico, dopo essere stata sotto anche di 24 lunghezze nel terzo quarto. Un paio d’ore più tardi Milano cade in casa della Reggiana, fanalino di coda guidato dalla sontuosa regia dell’ex Andrea Cinciarini: 10 assist come l’intera Olimpia.
Non succedeva da quattro anni e 108 partite che le due big del nostro campionato perdessero entrambe nella stessa giornata. È invece accaduto domenica, al termine di un weekend in cui le squadre dietro in classifica hanno battuto quelle davanti in sei gare su otto. Tra Brindisi (ottava, attualmente ai playoff) e Treviso (quindicesima, attualmente retrocessa), c’è una sola vittoria di differenza. Tra Trento (quinta) e Reggio Emilia (ultima), ce ne sono quattro. “E dalla noiosissima Serie A è tutto”, fa notare La Giornata Tipo, popolare portale di basket tra il serio e il faceto.
Una punta d’ironia è d’obbligo. Questa, a detta dei numeri e degli osservatori, doveva essere la stagione del consacrato duopolio. E di una rinnovata dimensione continentale: per la prima volta da quando nel 2016 fu istituito il format attuale, l’Eurolega avrebbe visto partecipare due italiane. Sempre loro, Olimpia e Virtus, vincitrici (o finaliste) degli ultimi due scudetti che per l’occasione non hanno badato a spese. Oltre 30 milioni di budget per i biancorossi di Giorgio Armani, più di 20 per le vu nere targate Segafredo Zanetti: cifre adatte a competere tra i giganti turchi e spagnoli, più che sufficienti per spazzare via ogni residuo di concorrenza in patria. Il terzo club di Serie A per fondi stanziati nel 2022/23 è infatti la Reyer Venezia, lontana, sui 9 milioni. A seguire il resto: Brescia e Tortona attorno ai 7, Sassari e Reggio appena dietro. Le altre squadre, più della metà, hanno deciso di affrontare la stagione con un budget inferiore ai 5 milioni. Tutte insieme, non fanno il capitale di Milano.
E invece al giro di boa la situazione è ben altra. Olimpia e Virtus sono sì prime a braccetto, ma di appena due punti su una splendida Tortona. Hanno già perso otto partite (furono solo dieci, l’anno scorso, a fine campionato) registrando un crollo notevole nell’ultimo mese, dove insieme non superano il 50 per cento di vittorie. È lo scotto da pagare per una stagione europea complicata oltre ogni previsione: Milano ultima nonostante le ambizioni di final four, Bologna meglio ma stabilmente fuori dalla zona playoff. I roster lunghi (16-18 giocatori rispetto ai 12-14 delle altre italiane) fin qui non hanno pagato né in termini di rotazioni tecniche, né di gestione delle energie.
Con storie diverse, è un trend comune a tutte le nostre squadre impegnate nelle coppe europee. Venezia e Brescia, su due fronti, faticano più delle aspettative. Mentre Trento, la terza partecipante in Eurocup, ha chiaramente deciso dove puntare (9-7 in Serie A, 2-9 in coppa). In affanno anche Sassari e Reggio, spremute dalla Champions. Così il calendario erode ogni possibile vantaggio tecnico rispetto a chi scende sul parquet una sola volta a settimana: Tortona è ormai una grande realtà, Pesaro e Varese le rivelazioni, Scafati e Verona due valide neopromosse. Ma il simbolo dei tempi che corrono è forse Trieste, data per spacciata ai nastri di partenza. Oggi invece lotta in mezzo al gruppone grazie a un gioco semplice e corale: dirige Marco Legovich, allenatore debuttante, trentenne, triestino. Magari in primavera, tra capo e coda, andrà a finire tutto secondo copione. Un equilibrio simile però è già una manna dal cielo. Per chi guarda, se non altro.
Il Foglio sportivo