Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Nicolò Zaniolo, la morale è servita
È il giovane che tutta Roma vorrebbe mettere al rogo. Ma che cos'è il calcio per quelli come lui, solo soldi? Forse il calciatore giallorosso Dovrebbe imparare a dire di sì un po' più spesso
Non si capisce bene la natura di un calciatore. È troppo giovane per dirsi formato, completamente fatto, è diventato troppo ricco in fretta per possedere quel senso dell’appetito che a noi poveri mortali ci perseguita fino all’età della pensione, quando si guarda tutto con bontà per dirla alla Sconcerti, e allora addio desiderio.
E dunque immaginiamo la vita agra (Bianciardi prega per me), di questi ragazzi. Ne scegliamo uno come testimonial, un calciatore molto famoso ben calato nelle bizzarrie di un calciomercato che ci ha regalato soltanto briciole di pane. Il suo nome è Nicolò Zaniolo, il giovane che tutta Roma adesso vorrebbe mettere al rogo. Zaniolo è passato dagli infortuni (la iella) a un incontro con un dio (Mourinho).
Con le ginocchia a pezzi si è fatto martire e il terzo giorno è resuscitato, ma quando ha visto quel dio si è come spaventato. Invece di subirne il fascino - succede a tutti - si è dato irreperibile, di fatto gettandosi da solo dentro il rogo. Chi ha consigliato Nicolò? Che vita crede di vivere il giovane di Massa? Che cos’è il calcio per questo ragazzo di talento che non comprende la differenza tra essere e non essere, vista l’ipotesi molto concreta di stare a guardare per il resto della stagione, privandosi della sua stessa natura?
È una domanda parecchio semplice ma diretta a cui dovrebbe rispondere con una certa calma lo stesso Zaniolo, senza farsi prendere da plausibili, ma inutili nervosismi. Ma generalizzando, che cos’è il calcio per ragazzi come lui? È solo una fonte di danaro? Un mezzo per circondarsi di lusso e bella vita? Ci sta, sarebbe comprensibile. Eppure chi li osserva, il semplice tifoso, si illude di pensare che sia l’amore a trascinare in contropiede questi meravigliosi esemplari baciati dalla sorte. E anche se qualcuno, il cinico di turno, cerca di convincere il popolo da stadio che non è vero, il popolo si ribella e non ci crede, o per meglio dire, non vuole crederci.
Il calcio è una fantasticheria di cui si nutrono più o meno tutti per farsi passare il nervosismo e non guardare le brutture della vita. Il calcio è una straordinaria rappresentazione dell’inganno dove ogni protagonista non sa se prima o poi si farà a sua volta ingannare. E in questo gioco, una danza, dove la vittoria e la sconfitta si inseguono fino a prendersi per poi lasciarsi andare, i calciatori sono il mezzo che permette alla passione di raggiungere il suo scopo: l’estasi, la fuga, l’impossibile.
Se Nicolò Zaniolo (mi perdoni la morale, caro ragazzo?) e quelli nelle sue stesse condizioni, capissero anche un brandello di questo ragionamento, forse direbbero di sì un po’ più spesso. Magari con meno spiccioli perduti tra le tasche ma più sorrisi stampati sopra il viso.