Stankovic cerca una via per ribaltare la malinconia doriana
La Sampdoria sta attraversando una devastante crisi societaria, ma il serbo sta cercando piano piano di rianimarla. Piccoli passi sono stati fatti, anche se la salvezza sembra ancora difficilmente raggiungibile
Da un sorriso pieno a delle lacrime nascoste all’occhio indiscreto della telecamera passa poco: un rigore che arriva quando si è convinti di aver già vinto, un altro lunedì sera passato a fare i conti con l’amarezza. Gli era già successo a Empoli, quando aveva pregustato l’aggancio all’ultimo istante salvo dover fare i conti con il Var; è capitato anche a Monza, vedendo sfumare due punti che in una corsa salvezza che procede al rallentatore avrebbero fatto comodo. La fotografia di una Sampdoria che cerca disperatamente di scrollarsi di dosso la malinconia è Dejan Stankovic che se ne va verso gli spogliatoi in lacrime, lui che era arrivato con la voglia di spaccare il mondo in un contesto che si preannunciava difficilissimo. Aveva trovato lo sguardo amico di Thiago Motta, presente sugli spalti per monitorare il prossimo rivale del Bologna, per festeggiare il secondo gol di Gabbiadini: ha dovuto evitare tutti gli altri occhi, invece, nel momento in cui Chiffi ha indicato il dischetto al 97esimo
Pur con una classifica che definire drammatica è un atto di generosità, non si possono nascondere i piccoli progressi di una Sampdoria aggiustata non tanto dal mercato di gennaio, quanto dalle soluzioni trovate da Stankovic in emergenza. Dopo i tre campionati vinti alla guida della Stella Rossa, ha accettato la chiamata di una squadra che sta attraversando una devastante crisi societaria. Lo ha fatto per l’amore che ha nei confronti dell’Italia, che lo adottò non ancora ventenne, oggetto del desiderio della Roma di Franco Sensi che se lo era visto soffiare sotto il naso da un blitz di Sergio Cragnotti. Servirono 25 miliardi sull’unghia per portare in biancoceleste il più giovane capitano della storia della Stella Rossa e Zdenek Zeman, tecnico giallorosso, reagì con una frase tanto lapidaria quanto fuori fuoco: "Pagare Stankovic 25 miliardi è come pagare una mela centomila lire". Ma lo ha fatto anche per una sorta di debito d’onore nei confronti di Sinisa Mihajlovic, un po’ fratello maggiore, un po’ padre.
Ha iniziato a lavorare con quel poco che passava il convento e dopo il Mondiale si è iniziata a intravedere una Samp diversa. La squadra ha cambiato passo ma sono mancati i gol: contro Empoli e Udinese avrebbe meritato l’intera posta e ha perso, a Bergamo ha spaventato l’Atalanta nei primi 35’, salvo poi arrendersi. E con il Monza è andata a un passo da una vittoria che avrebbe voluto dire -6 dallo Spezia. Lanciare Amione in difesa si è rivelata una scelta interessante, anche se il motore delle ultime settimane è di matrice inglese: l’inserimento di Harry Winks ha innalzato notevolmente la qualità di un centrocampo che per troppo tempo aveva fatto fatica a mettere insieme tre passaggi di fila. A Monza sono arrivati anche i gol, ma non sono bastati. Ora il calendario gli propone uno scherzo del destino: lunedì c’è l’amata Inter, quindi il Bologna, così legato al suo caro Sinisa, e infine la Lazio. Stankovic non ha tempo per pensare ai sentimenti: li ha già messi in mostra a Monza, passando dal sorriso alle lacrime per una salvezza che sembra sempre più difficile ma forse non del tutto impossibile.