Ebreo errante
Cari europei, il baseball è il simbolo dell'eccezionalismo americano
Molto più di uno sport, è pura cultura. La tensione della partita cresce lentamente: un piacere prolungato intervallato da momenti di eccitazione. E i tifosi sono appassionati come ci si aspetterebbe: la fedeltà è la regola più che un'eccezione
Negli Stati Uniti i tre sport più popolari – definiti in base al numero di telespettatori – sono, nell’ordine, il football americano, il baseball e la pallacanestro. Inaspettatamente, quello che noi chiamiamo calcio e loro chiamano football, è salito nella classifica al quinto posto. La spiegazione? Un emergente interesse per questo sport, il successo della squadra femminile americana nel calcio mondiale e, probabilmente soprattutto, la crescita della popolazione ispano-americana negli Stati Uniti.
Partiamo dal terzo posto del podio: la pallacanestro. Per noi europei è più semplice capire e condividere la passione per questo sport. La pallacanestro americana in fondo si gioca come la pallacanestro in Europa, anche se in Europa si gioca in Serie B rispetto all’Nba americana. (Uno dei motivi è che acquistano i migliori giocatori europei). Quando si considera il primo posto del podio e si parla di football americano, è un po’ più difficile per noi europei capire la sua enorme popolarità. Una partita composta da 4 quarti di 15 minuti ciascuno, viste le interminabili soste, può durare dalle due alle tre ore. La palla stessa (simile a quella del rugby) viene giocata per non più di 12 minuti in tutta la partita. Ma è un gioco molto americano, o almeno corrisponde alla nostra caricatura dell’America: virile, violento, che richiede giocatori con il fisico e la potenza di un pugile di peso elevato e la velocità di un velocista dei 100 metri. L’uniforme, se così si può chiamare, li fa sembrare degli astronauti imbottiti. Ma almeno possiamo capire il gioco perché è in qualche modo simile al rugby, sport in cui l’Italia eccelle.
Ed eccoci al secondo posto del podio: il baseball. Il baseball? Noioso, non atletico, incomprensibile, che dura all’infinito (la partita del 1984 tra i Chicago White Sox e i Milwaukee Brewers durò più di otto ore) sono le solite reazioni che ricevo dagli ospiti europei che riesco a trascinare a una partita di baseball. Eppure è il baseball, non il football americano, a essere chiamato, affettuosamente, il passatempo preferito d’America. È, come l’America, molto campanilistico. La partita di campionato che incorona il vincitore della stagione e a cui partecipano le squadre di due soli paesi (Canada e Stati Uniti) si chiama World Series! Il mondo? Suppongo che nella percezione di molti americani il “mondo” sia quella massa di terra tra l’Atlantico e il Pacifico. Un peccato tutto sommato perdonabile. Ora, non fraintendetemi. Sono un appassionato di calcio. Da giovane professore a Firenze negli anni ’80, ho fatto l’abbonamento alla Maratona per sette anni. Quando ci sono tornato, dieci anni fa, avevo meno tempo a disposizione e frequentavo più saltuariamente lo stadio, ma a ogni partita a cui assistevo, la Fiorentina vinceva. Perfino contro la Juve! Matteo Renzi, un collega tifoso, può confermare. Tuttavia, se mia moglie è il calcio, la mia amante è il baseball.
Cosa rende il baseball il passatempo preferito e lo sport americano per eccellenza? Sarebbe inutile cercare di spiegare le regole del gioco, e in ogni caso le regole non spiegano le dinamiche del gioco. Il baseball è molto più del gioco in sé. È un’intera cultura. Prendete i seguenti ingredienti, metteteli insieme e otterrete il sapore del gioco. La stagione regolare dura da aprile a fine settembre. Si tratta di uno sport che si gioca nella parte migliore dell’anno – almeno dal punto di vista meteorologico – e il cuore della stagione si svolge durante le vacanze estive: andare a una partita di baseball è come andare a un picnic. La “demografia” del baseball è sorprendente. In nessun altro sport si vedono così tante famiglie, e tra i tifosi così tante donne e anche bambini. È decisamente un affare di famiglia. Poi, la partita non si gioca “contro il tempo”. In questo è simile al tennis. Una partita media (che ha nove “inning”) dura dalle due alle tre ore. In ogni momento ci sono spettatori che si dirigono verso i chioschi di cibo sul retro dello stadio: hot dog (sì, avete indovinato) e birra sono i rinfreschi preferiti. Nell’addentare un hot dog e bere un sorso di birra al chiosco si potrebbe perdere un’azione emozionante sul campo. E allora? Ce ne saranno molte altre negli “inning” successivi. La tensione della partita cresce lentamente. È come cucinare lentamente – in fondo, lo slow cooking è il segreto di molti piatti squisiti – e mangiare con calma. Gli italiani possono capirlo. Un piacere prolungato intervallato da momenti di eccitazione. Ma non sono solo le singole partite a cuocere lentamente. Durante la stagione regolare, ogni squadra gioca ben 162 partite! Questo non significa solo che quasi ogni giorno della settimana si può trovare una partita in televisione (pensate ai ricavi – beh, è l’America). Significa anche che la tensione della stagione si accumula lentamente. Ma significa soprattutto che nessuna partita è decisiva. Se perdi quattro partite di fila, pazienza. Potresti vincere le successive cinque. Questo fa sì che il piacere non si concentri solo o principalmente sulla vittoria o sulla sconfitta, ma sul gioco stesso. In quale altro gioco vedete i tifosi di una squadra applaudire regolarmente una giocata spettacolare degli avversari?
Se si è invece alla ricerca del tipo di emozione che associamo al calcio o, per esempio, al tennis, la si può trovare in abbondanza nelle partite di campionato dei playoff post stagionali. Ma anche in questo caso, quando le due squadre finali si sfidano per il campionato, il vincitore è al meglio delle sette partite. Una bella tensione crescente. Poi, la maggior parte delle squadre sono locali: i New York Yankees, i Boston Red Sox ecc. I tifosi sono appassionati come ci si aspetterebbe. Certo, i giocatori vengono scambiati regolarmente tra le squadre, ma la fedeltà del nucleo centrale della squadra è costante. L’amore per la squadra è, quindi, anche amore per i suoi giocatori. Nel baseball la leggendaria fedeltà di Totti alla Roma è più la regola che l’eccezione. Un’altra caratteristica distintiva è che nessuno può prevedere all’inizio della stagione chi sarà il campione. Non sono certo le squadre più ricche a vincere sempre. Le variazioni sono enormi. E’ molto diverso dai principali campionati di calcio europei.
E il gioco in sé? Non esiste (con l’eccezione del cricket) un gioco che combini l’abilità individuale – un doppio tra due giocatori, a cui tutti partecipano a turno, come i calci di rigore – con un gioco di squadra mozzafiato. Non puoi vincere se non hai il meglio di entrambi. Questo aspetto è presente in tutti gli sport di squadra, ma in nessun altro è così evidente come nel baseball. Potrei continuare a lungo. Ma concluderò con una profonda dimensione spirituale radicata nella struttura stessa del gioco: Spirituale? Sì! Si pensi a un gioco in cui lo scopo è arrivare “a casa” sani e salvi. È ricco di significato. Non sorprende che più di ogni altro sport americano, e forse di ogni altro sport, ci siano libri, romanzi e film. L’unica questione irrisolta è se il baseball imiti la vita o la vita imiti il baseball. Film consigliati: “Bull Durham”; “The Rookie”; “Field of Dreams”; “Money Ball”; “The Natural”.