calcio e mercato
Gvardiol e la sindrome di Manchester (City)
Ai Citizen piacciono i giocatori che vincono e segnano da avversari. Soprattutto se sono forti, come il difensore del Lipsia
Ci sono gol che sanno di imprinting, soprattutto nelle ricche notti di Champions League. E quello di Josko Gvardiol, sovrastando Ruben Dias in un duello aereo da quasi 200 milioni di euro (è il valore di mercato dei due difensori), ha tutte le caratteristiche del caso. Non tanto per il risultato, perché l’1-1 con cui il Manchester City è uscito dalla Red Bull Arena di Lipsia fa contento pure il quasi omonimo Guardiola. Ma la prestazione del singolo è di quelle che si ricordano: entrare nel tabellino dei marcatori impedendolo a Haaland, dall’altra parte del campo, di questi tempi è cosa rara. Vi dice qualcosa la rovesciata con cui Cristiano Ronaldo, all’epoca al Real Madrid, fece alzare in piedi lo Juventus Stadium? Fu allora che sarebbe diventato un giocatore bianconero. E gli sceicchi di Manchester, in questo tipo di operazioni schiaffo-desiderio, sono specialisti assoluti.
Basta un’occhiata all’attuale rosa dei Citizens. E ai loro big. Su 16 giocatori quotati almeno 20 milioni al momento dell’acquisto (escluso Phil Foden, cresciuto nelle giovanili del club), sei avevano vinto o segnato contro il City da avversari.
È successo a Ilkay Gundogan, dieci anni fa con il Borussia Dortmund. A Kyle Walker con la maglia del Tottenham (volato a Manchester nel 2017) e a Kalvin Phillips con quella del Leeds (nel 2022). Nell’anno del miracolo Leicester invece Ryad Mahrez aveva trovato due reti e altrettanti risultati positivi, prima di approdare ai rivali. Mentre l’accoppiata Mendy-Bernardo Silva è nata addirittura in un sol colpo: 15 marzo 2017, ottavi di Champions, il Monaco deve rovesciare il 5-3 dell’andata e ci riesce grazie agli assist del terzino e del fantasista. Per assorbire il trauma, i Citizens hanno pagato caro: 120 milioni quella stessa estate. Manca all’appello un goleador come Haaland, che da avversario mise un assist a referto (quarti di Champions 2022) ma perse. La sostanza però non cambia: quasi il 40 per cento dei ragazzi di Guardiola ha in comune un’esperienza del genere. Chiamatela pure sindrome di Manchester.
E Gvardiol? Ha 21 anni ma nel suo ruolo è già un fuoriclasse. Reduce dall’inatteso terzo posto mondiale con la Croazia (da protagonista: miglior calciatore della finalina e nella top-11 del torneo), mentalmente maturo e con un uso del piede sinistro formidabile per un centrale di difesa. Lui stesso, pochi giorni fa, ha rivelato che l’obiettivo della sua carriera è giocare in Premier League. “Vi dirò di più”, ha aggiunto a Sky Sports Damir Krznar, suo ex allenatore alla Dinamo Zagabria. “Josko poteva andare al Leeds già anni fa, preferendovi il Lipsia: una scelta saggia, per fare uno step intermedio in un campionato diverso come la Bundesliga. Ma mi disse che il Liverpool o il City sono da sempre i suoi club ideali”. Lo scorso settembre Gvardiol ha rinnovato coi tedeschi fino al 2027. E nel suo contratto c’è una clausola rescissoria da 110 milioni, esercitabile però solo dal 2024: per farlo partire prima ne serviranno di più. Quale squadra sarebbe disposta a tanto? Non c’era bisogno di quel gol, per capire come potrebbe andare a finire la storia.