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ritorni in panchina

Lo scriteriato e affascinante terzo atto di Zeman a Pescara

Gianluca Losito

L'allenatore boemo si risiederà sulla panchina degli abbruzzesi dopo l'esonero nel marzo del 2018. "Le altre volte è finita sempre male per contrasti con la società. Oggi sono convinto che si possa fare bene. Se non riusciremo la colpa sarà mia"

In una carriera che sta prendendo una piega sempre più nietzschiana, Zdenek Zeman si è reso protagonista di un altro eterno ritorno: per la terza volta in poco più di undici anni siederà sulla panchina del Pescara. Il tecnico ceco oramai sembra vivere costantemente sul FrecciaRossa che collega Foggia e Pescara sulla linea Adriatica: le ultime tre esperienze da allenatore sono legate dal filo rossonero/biancazzurro che tiene insieme i due grandi amori calcistici della sua vita.

 

Un ritorno, quello in terra abruzzese, che sembrava poter essere impossibile fino a pochissimo tempo fa: nella sua autobiografia “La Bellezza non ha prezzo”, uscita appena lo scorso novembre, il boemo aveva spiegato i motivi della separazione nell’ultima esperienza alla corte del presidente Sebastiani. Una delicata necessità familiare appena successiva ad una sconfitta in trasferta (visitare suo figlio, che stava attraversando un ciclo di chemioterapia a Roma) soprasseduta dal patron dei delfini, che aveva contemporaneamente fissato una riunione con Zeman. Oggi è tutto risolto, a detta dei due protagonisti, pronti a salpare in un’avventura al tempo stesso scriteriata ma affascinante. Nulla di strano, per “Gente di mare” (come si autodefiniscono i pescaresi, che utilizzano la canzone di Raf anche come proprio inno) abituata a navigare nell’alta marea: sulla carta non sembra essere una situazione ideale per come intende il calcio Zeman, che predilige gestire le squadre sin dal ritiro estivo e plasmarle sia tatticamente che atleticamente. Non a caso, questo è solo il quarto subentro in una carriera lunga oltre cinquant’anni: "Le altre volte è finita sempre male per contrasti con la società. Oggi sono convinto che si possa fare bene. Se non riusciremo la colpa sarà mia", ha spiegato Zeman interpellato a riguardo, responsabilizzato più che mai.

 

Il Pescara che oggi prende in mano ZZ è una squadra sì terza in classifica, posizione che oggi gli garantirebbe l’accesso diretto ai play-off nazionali, ma in crisi di risultati e con un dilemma di identità: ha attraversato sinora la stagione oscillando tra l’albero di Natale ed il 4-2-3-1, e adesso con ogni probabilità passerà al 4-3-3 marchio di fabbrica di Zeman; chissà se questa versione non possa essere quella definitiva di una squadra piena di talento e gioventù (età media dell’undici in campo 25 anni, e almeno 5 under 23 titolari ogni domenica).

 

Al di là delle fascinazioni, Zeman si troverà di fronte vecchie facce e nuove sfide: Riccardo Brosco, centrale di difesa che arrivò a Pescara a 20 anni nel 2011 e fu pilastro della difesa che dominò quel campionato di B guidata proprio da Zeman, tornato in biancazzurro la scorsa estate dopo una lunga carriera in tutta Italia; Davide Merola, esterno scuola Inter dal talento tanto affascinante quanto indolente, a cui Zeman ha regalato la prima stagione in doppia cifra a Foggia la scorsa stagione (11 gol, a 22 anni) e che lo vede, così si dice nei corridoi, come “il nuovo Baiano”; Marco Delle Monache, l'attaccante appena maggiorenne, niño de la casa, su cui a Pescara si scommette molto in alto e che negli ultimi mesi ha fatto vedere i primi sprazzi di genialità, e allora chi meglio di Zeman per far spiccare il volo a un ragazzo pescarese (per informazioni andare a Parigi e bussare a casa Verratti).

 

Vagheggi, sogni e cicli che potrebbero chiudersi; in pochi giorni rivedremo in campo per la prima volta il Pescara 3.0 di Zeman, che potrà volare altissimo o fallire miseramente. Il confine tra i due destini può essere veramente sottile: sarà questa l’ultima goduriosa sigaretta di Zeman?

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