Gran calma #26
Preparatevi a oltre due mesi di calcio prebalneare in Serie A
Con il Napoli in fuga e la lotta per la salvezza compromessa per almeno due terzi, a tenere alto l’interesse sarà compito di singole partite, come il derby Lazio-Roma alla prossima, oppure la corsa per la qualificazione alla prossima Champions League. Al massimo la curiosità per il lancio e l’eventuale esplosione di qualche nascosto talento futuribile
I risultati della 26esima giornata di Serie A
Milan-Salernitana 1-1 45′ +1 Giroud, 61′ Dia (S)
Spezia-Inter 2-1 55′ Maldini, 83′ rig. Lukaku (I), 87′ rig. Nzola
Empoli-Udinese 0-1 54’ Rodrigo Becão
Napoli-Atalanta 2-0 60’ Kvaratskhelia, 77’ Rrahmani
Bologna-Lazio 0-0
Lecce-Torino 0-2 20′ Singo, 23′ Sanabria
Cremonese-Fiorentina 0-2 27′ Mandragora, 50′ Cabral
Verona-Monza 1-1 51′ Verdi, 55′ Sensi (M)
Roma-Sassuolo 3-4 13′, 18′ Laurienté (S), 26′ Zalewski, 45′ +4 rig. D. Berardi (S), 50′ Dybala, 75′ Pinamonti (S), 94′ Wijnaldum
Juventus-Sampdoria 4-2 11′ Bremer, 26′, 64′ Rabiot, 31′ Augello (S), 32′ Djuričić (S), 94′ Soulé
La classifica della Serie A dopo 26 giornate
Napoli 68; Inter 50; Lazio 49; Milan 48; Roma 47; Atalanta 42; Juventus 38 (-15); Torino 37; Bologna 36; Udinese 35; Fiorentina 34; Monza e Sassuolo 33; Empoli 28; Lecce 27; Salernitana 26; Spezia 24; Verona 19; Cremonese 12; Sampdoria 12
Perché la Juve non riavrà i 15 punti nonostante il battage delle classifiche virtuali
Dopo lo spettro, quanto mai fantomatico, del Napoli che potrebbe perdere lo scudetto (spoiler: no), durante la settimana è andato in scena l’alone della “nuova” classifica di Serie A, come verrebbe riformulata se la Juventus riavesse i 15 punti dalla penalizzazione. Va da sé che i bianconeri si ritroverebbero dalla Conference League alla quasi sicura qualificazione in Champions, e via a scalare verso il basso le squadre che al momento la precedono. Premesso che dirigenti e tifosi farebbero meglio a concentrarsi attorno alle difficoltà di Dušan Vlahović e alla prossima partita in trasferta contro l’Inter, occorre tuttavia dire che gran calma, la riabilitazione non succederà: gli organi della giustizia sportiva hanno già in mano le carte ulteriori per istruire nuovi processi, per cui appare del tutto illusorio lasciar pensare che il ritrovamento di un documento - forse l’unico a favorire la società torinese - possa cancellare la gravità del reato (altro che Calciopoli) e le sue conseguenze disciplinari. Un appunto, però: non sarebbe stato meglio applicare la sanzione a fine stagione, lasciando correre gli undici verso gli obiettivi raggiungibili in campo, senza alterare il campionato in corsa?
Perché Theo Hernández sarebbe piaciuto a Rinus Michels, e piacerà a Guardiola
Dal Theão dello scudetto al tuttocampista Theo Hernández. La metamorfosi del forte esterno milanista, vicecampione del mondo titolare, sta trovando compimento con il modulo a tre difensori scelto da Stefano Pioli dopo la prima crisi rossonera stagionale: individuando due fornitori alle spalle del centravanti, il più che terzino francese conosce nuovi spazi d’azione e addirittura potrebbe ferragnianamente pensarsi ala, con lo spostamento dell’ex gemello Rafael Leão a destra, e la copertura di Brahim Díaz alle sue scorribande. Se ciò si è potuto verificare a sprazzi nella partita di Londra contro il Tottenham, il quadro ha assunto più plastica figura durante il match interno con la Salernitana, quando Theo ha svariato lungo tutto il fronte offensivo, guadagnando venti metri a ogni strappo e mettendosi nelle condizioni di ricevere la palla da centravanti. Quanto sarebbe piaciuto al calcio totale olandese uno così, forse l’unico a poter entrare nelle rotazioni del Milan stellare alla fine degli anni Ottanta: altro che le messianiche inquadrature di Zlatan Ibrahimović mentre si scalda a quarantun anni suonati per entrare in campo nel 2023. Il problema, gran calma, è che un Theo così appare perfetto anche per gli schemi di Pep Guardiola: uno il cui desiderio diventa ordine, per la smisurata borsa della spesa degli Emirati.
Perché di qui al 4 giugno le partite interessanti si conteranno in due mani, e come uscirne
Con il torneo a venti squadre, mai come quest’anno - in cui la maggior parte dei verdetti si sta svelando da tempo - si corre il rischio di assistere a oltre due mesi di calcio prebalneare. E nemmeno prodromico a un’esaltante stagione europea, mondiale oppure olimpica, trattandosi di anno dispari (per fortuna non emergenziale). Aumenteranno le temperature, l’ora solare allungherà le giornate, i prezzi sempre meno friendly allontaneranno spettatori dall’esperienza live: tenere alto l’interesse sarà compito di singoli spot, come il derby Lazio-Roma alla prossima, oppure lo sgranarsi della bagarre per entrare nella prossima Champions League, la manciata di scontri diretti per la salvezza, la curiosità per il lancio e l’eventuale esplosione di qualche nascosto talento futuribile. E nella siccità delle punte azzurre ci si ritrova a parlare dell’uzzolo del ct Roberto Mancini per gli Andrea Compagno e i Mateo Retegui, migranti economici e pronipoti di expat d’altri tempi: il proverbiale marziano troverebbe subito le distanze incolmabili con lo spettacolo e l’attualità degli altri Paesi. Già aleggia l’obiezione: playoff! Eh no, gran calma: significherebbe allungare ancora di più il brodo, procrastinare l’agonia degli zero a zero tattici per non farsi male ai fini della classifica regolare, concentrare alla forma di maggio o giugno - con partite ogni tre giorni, oltre alle finali europee - la casualità di uno scudetto. No grazie, sarebbero una toppa peggiore, senza prima il disboscamento della Serie A a 16 squadre.
Perché ci sono società che vorrebbero ma non possono, o che potrebbero ma non vogliono
Se la stasi della massima serie è tale che l’ascensore risulta bloccato, un po’ di responsabilità ce l’hanno anche quelle società che, pur dotate di patrimonio storico, economico, morale e ambientale, paiono accontentarsi di ciò che hanno - salvarsi ogni anno, senza particolari patemi - anziché tentare una volta l’assalto al cielo, sia esso l’Europa minore oppure la via traversa della Coppa Italia. Se per alcune realtà benemerite (Empoli, Lecce, Sassuolo, Spezia) è già tanto dare continuità alla propria presenza tra le grandi, indice di incassi quando le ospitano, differente è il discorso per coloro che l’aria del calcio che conta l’hanno respirata in altre ere. Il Torino di Urbano Cairo, il Bologna di Joey Saputo, l’Udinese di Giampaolo Pozzo hanno, o avrebbero, i crismi per provare ad essere la nuova Atalanta, o semmai una versione aggiornata dei propri fasti passati: invece - pur giocando bene e sfornando campioni - si accontentano dei bagliori lontani di una Conference League in coabitazione. All’estero, tanto per ripeterci, succede ogni anno che una compagine di quel lignaggio sfiori o raggiunga la zona Champions, vinca il secondo trofeo nazionale, entri in qualche modo nell’immaginario del temibile. Ma anche in Italia, gran calma, c’è volendo un esempio concreto: la Fiorentina guidata da Vincenzo Italiano primeggia solo nelle inutili statistiche, sì, ma è capace di arrivare alla finale capitolina della Coccarda e di fare ancora strada nella terza Europa. Anche se mai come quest’anno, con la défaillance della Juventus e la mancata continuità delle altre, osare di più in campionato poteva essere possibile.
Perché parlare di mercato ora è come sparare sopra la Croce Rossa dei paragoni tristi
Inevitabile che, nelle fasi di stanca di un campionato come questo, si ragioni già del prossimo calciomercato. Solo che tutto ciò che si legge è centrifugo: Denzel Dumfries verso il Manchester United, asta tra Real Madrid e Paris St.Germain per Erling Haaland - che non avrebbe manco motivo di muoversi, è già al top e Julián Álvarez non è un insidia - e pure per Jude Bellingham, Rafael Leão che sente la primavera per alzare la posta, il Newcastle che prova per Dušan Vlahović, Mohammed Kudus è caldo ma non certo per la Serie A, Lautaro Martínez interessa a tutta Europa, il Bayern Monaco sta per mettere le mani sopra Marcus Thuram, a Napoli hanno paura di perdere Victor Osimhen prima di giocarsi la Champions League con lo scudetto cucito… Già, l’Italia è tagliata fuori dai traffici intercontinentali. E non era nemmeno scontato, quando - solo pochi anni fa - sono arrivati i Cristiano Ronaldo e i Romelu Lukaku. Come se il calcio di queste parti avesse solo il compito di prima scrematura, di vaglio e sgrezzamento: però gran calma, vuoi mettere quanta soddisfazione dà scoprire il prossimo Dybala in Serie B? Magari un Caso (fortissimo), un Moro, un Gelli, così tipicamente italiani.
Le partite della prossima giornata di Serie A, la 27esima
Sassuolo-Spezia venerdì 17 marzo ore 18.30
Atalanta-Empoli venerdì 17 marzo ore 20.45
Monza-Cremonese sabato 18 marzo ore 15
Salernitana-Bologna sabato 18 marzo ore 18
Udinese-Milan sabato 18 marzo ore 20.45
Sampdoria-Verona domenica 19 marzo ore 12.30
Fiorentina-Lecce domenica 19 marzo ore 15
Torino-Napoli domenica 19 marzo ore 15
Lazio-Roma domenica 19 marzo ore 18
Inter-Juventus domenica 19 marzo ore 20.45