Calma e Bisoli. La ricetta del Sudtirol per la Serie A
Mancano 7 giornate alla fine del campionato di Serie B e la squadra sudtirolese è quarta, in pienissima zona playoff e con un occhio anche alla seconda piazza, che varrebbe la promozione diretta. Andrea Masiello ci racconta il campionato sorprendente della neopromossa in B
"Il calcio è la sola religione del mondo che ho intorno" canta Brunori Sas, che proprio bolzanino non è. E forse, a Bolzano e in Alto Adige, la frase era fuori contesto anche per lo sport. Perché sì, il calcio veniva praticato, ma rispetto al resto d'Italia era forse l'unico posto dove era uno sport di nicchia: minoritario rispetto all'hockey su ghiaccio e ad altre discipline più prettamente invernali e che meglio si adattano al panorama territorio montuoso. Però poi è arrivato il Fussball Club Südtirol, che talvolta affianca nel nome anche la versione italiana Alto Adige. Nel 2000 fa capolino nella vecchia Serie C2, nel 2010 in Serie C1 già diventata Prima Divisione e poi divenuta una Serie C unica. E passo dopo passo si consolida sempre più: da sorpresa a esempio a modello a certezza, finanche favorita, con un centro sportivo d'eccellenza ammirato e apprezzato dall'intero panorama calcistico. La promozione in Serie B dello scorso campionato è una novità non solo per la squadra, ma per l'intera regione che mai aveva avuto l'onore e l'onere di avere una formazione tra i cadetti.
Le premesse di questa prima avventura, però, non erano state delle migliori: Javorcic, il condottiero della stagione vittoriosa, firmava con il Venezia, mentre a Bolzano, come allenatore, veniva scelto Lamberto Zauli. Pochi allenamenti, qualche amichevole e la scintilla non scocca: la decisione dell'addio è consensuale e la società preferisce riflettere con calma sul da farsi, affidandosi al vice Leandro Greco per le partite d'esordio in Serie B.
Il Südtirol non ingrana la marcia: inizia con tre sconfitte, sembra destinato al ruolo di cenerentola del campionato e tanti saluti ai sogni. Però, come per la fiabesca Cenerentola, ecco che arriva qualcuno in soccorso: Pierpaolo Bisoli non avrà le fattezze della Fata Madrina, ma ha qualcosa di simile alla bacchetta magica visto che porta aria nuova, risultati ed entusiasmo: “E ha dato un'impronta importante con il suo modo di vedere il calcio: grande aggressività, grande compattezza, non mollare mai il pallone. Ora abbiamo un'identità precisa, sappiamo bene ciò che dobbiamo fare” racconta Andrea Masiello, difensore e uno dei calciatori più esperti della rosa. L'ex Genoa è arrivato a Bolzano da svincolato dopo la prima vittoria di quella che sarebbe diventata la sua squadra. Si è calato nel ruolo di chioccia in una squadra con tanti giovani e tanti esordienti. Una ricetta che si è rivelata vincente “ma non c'è nessun segreto: siamo una squadra giovane con qualche anzianotto che mette al servizio di tutti esperienza, voglia di lottare e spirito di sacrificio. Siamo un bel gruppo e questo conta molto” chiosa il 37enne.
Ora mancano 7 giornate alla fine del campionato: il Südtirol è quarto, in pienissima zona playoff e con un occhio anche alla seconda piazza, che varrebbe la Serie A diretta.
Masiello, però, segue la linea del suo allenatore e vola basso: "Questa posizione di classifica rappresenta un sogno, ma dobbiamo continuare a essere umili, andare avanti partita dopo partita: adesso diamo fastidio, ma a noi non cambia nulla. Manca poco alla fine del campionato: se dobbiamo pensare in grande, dobbiamo essere capaci di dare sempre qualcosa in più. Abbiamo la fortuna di non avere pressione e non avere ansia, anche se ci attendono grandi sfide”.
A certificare il bel lavoro di Bisoli c'è anche un suo collega e storico amico: Francesco Moriero, oggi commissario tecnico delle Maldive. Quando gli si chiede un giudizio sul campionato del Südtirol al ct più esotico che l'Italia dei mister possa offrire sorride: “Bisolone, come lo chiamo io, è una persona vecchio stampo. Come me è un figlio di Mazzone: chi è cresciuto con lui sa sempre mettersi in discussione e non molla mai. Diceva di non essere un fenomeno, poi diceva di doversi salvare, poi di non puntare ai playoff: non era, non era, non era e ora si trova a lottare per la Serie A. La vita degli allenatori fa in fretta a cambiare, io per lui sono contentissimo: è una persone umile, che sta riuscendo a riscattarsi definitivamente”.
Dalle Maldive alle Alpi: la storia di Bisoli, dei suoi giovanotti talentuosi e dei suoi anzianotti combattenti fa praticamente il giro del mondo. È il bello del calcio, che sa diventare religione anche dov'era sempre stato un sport laico.