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Gran calma #29

La Serie A svolta sull'asse Napoli-Roma

Enrico Veronese

Inter e Milan continuano a faticare a mettere in fila risultati. Alle spalle della squadra di Spalletti Lazio e Roma fanno sul serio e puntano a restare lassù, in zona Champions

I risultati della 29esima giornata di Serie A

Udinese-Monza 2-2 18’ Lovrić, 48’ Colpani (M), 56’ Rovella (M), 92’ rig. Beto
Fiorentina-Spezia 1-1 25’ aut. Wiśniewski, 32’ Nzola (S)
Atalanta-Bologna 0-2 49’ Sansone, 86’ Orsolini
Sampdoria-Cremonese 2-3 15’ Léris (S), 35’ Ghiglione, 66’ Lammers (S), 85’ Lochoshvili, 95’ Sernicola
Torino-Roma 0-1 8’ rig. Dybala
Verona-Sassuolo 2-1 34’ Harroui (S), 84’ Ceccherini, 95’ Gaich
Lazio-Juventus 2-1 38’ S. Milinković-Savić, 42’ Rabiot (J), 53’ Zaccagni
Salernitana-Inter 1-1 6′ Gosens (I), 90′ Candreva
Lecce-Napoli 1-2 18′ Di Lorenzo, 52′ Di Francesco (L), 64′ aut. Gallo
Milan-Empoli 0-0

La classifica della Serie A dopo 29 giornate 

Napoli 74; Lazio 58; Roma 53; Milan 52; Inter 51; Atalanta 48; Juventus 44 (-15); Bologna 43; Fiorentina 41; Udinese 39; Torino 38; Sassuolo 37; Monza 35; Empoli 32; Salernitana 29; Lecce 27; Spezia 26; Verona 22; Cremonese 16; Sampdoria 15.

 

Perché Napoli chiama, Milano non risponde, Roma vola, l’Europa incombe

Quanto mancano i siparietti di Luigi Necco a questa epoca accelerata e pressurizzata negli highlight impacchettati dalla Lega calcio. Ci fossero ancora, e soprattutto fosse vivo, le dita sornione avvezze a segnalare a Gianni Vasino i gol di Careca e Carnevale tornerebbero in auge per la ripresa della cavalcata napoletana, più sofferta di quel che dica il punteggio di Lecce: segno che qualche magagna in effetti c’è stata, e le discese di Victor Osimhen l’hanno solo mascherata. Il centravanti nigeriano forse mancherà anche mercoledì sera a San Siro, per il quarto di finale di Champions League contro il Milan andato a secco con l’Empoli: i pareggi delle milanesi (una beffa l’1-1 dell’Inter a Salerno) dicono che la passerella europea sarà determinante per il loro futuro. Gran calma, quindi: perché se nerazzurri e rossoneri dovessero fare strada e incrociarsi in semifinale, potrebbero riprendere la loro marcia anche in campionato e mettere al sicuro l’Europa che conta anche nel prossimo anno. Qualora invece - come mediamente pronosticabile - dovessero uscire, tutto sarebbe possibile: dalla depressione del cupio dissolvi al principio di sopravvivenza, ovvero salvare il salvabile in chiave 2024. Intanto, a Roma, la squadra di José Mourinho vince oltre i propri meriti (e ha pure una Europa League da onorare) mentre quella di Maurizio Sarri “vede” un secondo posto che a fine campionato sarebbe miracoloso: per ora Trilussa sbeffeggia Carlo Porta.

   

Perché il Bologna può diventare la nuova Atalanta, ma solo se rimarrà Thiago Motta

Esce momentaneamente dai radar la squadra bergamasca, vittima anche del continuo tourbillon in attacco (una punta di peso, una veloce, un trequartista? Due punte di peso e un incursore? Una punta mobile e due ali?) e della consunzione del doppio asse difensivo e centrale. Plateale la vittoria del Bologna allo stadio che portava il nome degli Azzurri d’Italia: ormai non ci sono più aggettivi per definire il girone di ritorno dei rossoblu, un collettivo vero che è stato saldato dalla commozione per Siniša Mihajlović, ma si è tolto il gesso quando Thiago Motta ha convinto i giocatori - in specie nei ruoli di costruzione e slancio - che possono alternarsi in tutte le posizioni, e che nessuno (leggi Nicola Sansone) è escluso dal progetto. Gran calma, però: se a Bergamo i bolognesi hanno dato l’impressione di essere “l’Atalanta” degli ultimi anni, è anche perché quando le cose girano bene tutto riesce facile. Il bivio tra legarsi al periodo e dare continuità è tutto nelle mani della dirigenza felsinea: se il direttore sportivo Giovanni Sartori e l’allenatore italo-brasiliano dovessero accasarsi in lidi più prestigiosi, presto tutto potrebbe afflosciarsi sotto le due Torri. L’eventuale conquista di uno slot in Conference League, oggi distante “solo” cinque punti e occupato proprio dall’Atalanta (con un incomodo di nome Juventus), sarebbe lo sprone per il presidente Joey Saputo ad allargare i cordoni della borsa e trattenere in primis i gioielli che sgomitano dal convincente settore giovanile.

  

Perché è bello leggere la formazione dell’Empoli come si enunciavano quelle di un tempo

A proposito di giovani, snocciolare l’undici che settimanalmente Paolo Zanetti manda in campo - e capace di pareggiare con merito in casa del Milan - è un piacere spaziotemporale. Samuele Perisan, Fabiano Parisi, Jacopo Fazzini, Tommaso Baldanzi, Roberto Piccoli, a subentrare Nicolò Cambiaghi: una nuova generazione azzurra passa dalla provincia toscana, come non di rado è accaduto negli ultimi vent’anni. Se si aggiungono Koni de Winter (italiano per formazione calcistica), Alberto Grassi e Filippo Bandinelli che da poco hanno raggiunto la piena maturità calcistica, Duccio Degli Innocenti in rampa di lancio ed Emanuel Vignato che attende il suo momento per quando Francesco Caputo terminerà la birra, viene naturale simpatizzare per questo progetto Benfica-style, così controcorrente rispetto al saccheggio degli instant team: anche e soprattutto perché i risultati arrivano, e la squadra è salda sopra i margini della zona salvezza. Gran calma, tuttavia: la politica del presidente Fabrizio Corsi è da sempre vocata alle cessioni per mantenere sostenibile la disputa della Serie A nel tempo, quindi i tecnici delle giovanili - tra le più vincenti dell’ultima generazione - hanno già pronti i prossimi crac.

  

Perché la presenza di Guillermo Ochoa nel campionato italiano è un dono del calcio

Consueta carrellata di figurine. Il pacchetto settimanale offre Nemanja Radonjić, il quale pare giocare bene solo le prime partite del torneo e le ultime, a caccia della riconferma (ci avete fatto caso?); poi Tommaso Pobega, che non è Paqueta e deve ancora calibrare la propria dimensione. Quindi Pietro Terracciano, veramente affidabile a dispetto dei santi e di coloro che postulano questo o quel nome per la porta della Fiorentina senza fare i conti con la sua regolarità. Infine il puntuale stupore di riconoscere la chioma riccia e cerchiata di Guillermo Ochoa nella Serie A, per la prima volta a quasi 38 anni: catalizzatore se ce n’è uno, eppure antidivo, in ogni tabellino si riscontra la sua mano. Anche quando la Salernitana dovesse soccombere, le evita sempre passivi più pesanti: ma il più delle volte firma il punto o sottoscrive la vittoria grazie a interventi estremamente decisivi, inventando quasi-scorpioni (o scorpioni sbagliati) e padroneggiando come nessuno la linea di porta in tutta la sua estensione gol-non-gol. Gran calma, invece: nonostante l’età, il portiere messicano sa di essere precario per via di un contratto “a gettone” che dura solo sei mesi. E potrebbe tornare oltre oceano a concludere la carriera: sarebbe un peccato lasciarlo andare così, e non solo per le sue prestazioni.

 

Perché le tifoserie sono già spaventate dal prossimo calciomercato estivo in uscita

Non per voler seminare zizzania o allarme, ma manca sempre meno alla conclusione del presente torneo e gli operatori da tutta Europa stanno sicuramente valutando anche la Serie A tra i bacini dove spendere, investendo appeal e milioni irraggiungibili da quasi tutti i presidenti locali o dai truci “fondi” anonimi e senza passione se non per le aride cifre. A Napoli, pur con il titolo in tasca e la vista rivolta ai capitoli finali della Champions League, trattengono il respiro per capire se Khvicha Khvaratskhelia e lo stesso Victor Osimhen giocheranno ancora sotto il Vesuvio o non piuttosto tra Parigi e Londra; lo stesso a Bergamo con Ademola Lookman e Rasmus Højlund che hanno solleticato più di un buyer, così a Sassuolo per Armand Laurienté (destinato, pare, a rimanere altrove in Italia). Poco si può opporre alla possanza dei soldi e delle ambizioni, certo non le fondamenta di un progetto calcistico a lunga scadenza. Gran calma, in extremis: le cifre che lievitano, poiché gli uomini-mercato della Serie A si sono fatti furbi, potrebbero scongiurare qualche addio eccellente. E in fin dei conti, starebbe anche per arrivare - dicono - Martín Retegui, il nuovo e ultimo salvatutto cui aggrapparsi.

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