nel principato
Sinner batte Musetti a Montecarlo, in un derby che fa sembrare il tennis la nuova Champions
L'altoatesino stravince sul toscano, che ieri aveva fatto l'impresa con Djokovic. Il tennis tricolore risplende di una luce nuova, come nel calcio con i successi europei delle italiane
Alla fine ha stravinto Jannik Sinner. Ma il quarto di finale giocato oggi a Montecarlo contro Lorenzo Musetti è stato un po’ il Napoli-Milan del tennis europeo. O ancor meglio, mondiale. Ci siamo potuti stropicciare gli occhi per qualche ora volgendo lo sguardo agli anni di magra tennistica, del quinto turno a Wimbledon di Davide Sanguinetti vissuto come un miracolo, e d’un tratto pure la crisi in cui s’è cacciato Matteo Berrettini, tra donne e sconfitte a ripetizione e infortuni, ci è apparsa come un guaio lontano. Tutt'al più trascurabile. Abbiamo avuto finalmente qualcosa di meglio su cui concentrarci.
C’è da dire che l’altoatesino e il carrarese non potrebbero essere più distanti, concretezza contro varietà. Lo si poteva apprezzare sin dal primissimo incrocio tra i due. Era l’8 maggio del 2019, uno di fronte all’altro nel torneo di prequalificazioni per guadagnarsi una wild card agli Internazionali d’Italia. Spalti semi vuoti, stadio Pietrangeli. Quella settimana i big erano ancora a Madrid, le cerimonie da torneo 1000 tutte ancora lì da venire. Un’oasi per appassionati, al riparo dalle frotte di scuole tennis e dalle fiumane dei parvenu della racchetta che stordiscono la cornice del Foro italico.
Si giocarono l’accesso al tennis dei grandi, da minorenni, battagliando per due ore e quaranta minuti sotto un sole cocente. Cappellino rosso Sinner, ancora sprovvisto di sponsor nonostante le prime vittorie a livello Atp, visiera alla Lleyton Hewitt Musetti. Due tie-break, scambi prolungati, la regolarità del primo contro l’estro e la varietà del secondo. Un canovaccio tattico e tecnico che in questi anni ha risentito dei fisiologici rispettivi miglioramenti, dell’ispessimento e della costruzione come atleti, ma che non è stato per nulla stravolto nelle sue fondamenta.
Dopo averla spuntata in tre faticosissimi set, annullando match point, l’andatura stanca di chi guadagna la rete per salutare un amico e rivale da quel momento agli anni a venire, Sinner disse: “Invidio molto il suo tennis”. Sapeva di avere dalla sua una testa più congeniale al grande exploit, mezzi agonistici di non facile reperimento, eppure riconosceva al toscano un’eleganza che avrebbe voluto possedere, o quantomeno avvicinare. Un’altra cosa che aggiunse lì, accanto alla panchina, fu una previsione a cinque anni. “Dove mi vedo? Molto in alto”, disse. E forse neppure lui immaginava che a quelle altitudini ci avrebbe ritrovato il ragazzo all’epoca dall’altra parte della rete. Uno che quest’anno lo aveva cominciato con i peggiori auspici, dopo aver chiuso il 2022 con una vittoria prestigiosa come quella contro Casper Ruud a Parigy Bercy. E’ apparso scentrato, poco ficcante, Musetti. Fino a Montecarlo, dove ha compiuto quell’impresa che aveva soltanto abbozzato al Roland Garros del 2021. Quando con Novak Djokovic s’era trovato avanti di due set, e poi però non aveva più vinto un game fino a essere costretto a ritirarsi con tanto di volto scurito.
Certo, una componente fondamentale ce l’ha avuta la scarsa condizione fisica del serbo, sempre precario nel presentarsi all’appuntamento con il primo Master 1000 sulla terra rossa (l’ultima volta lo ha vinto otto anni fa, poi più niente). Ma c’è forse una colpa ad approfittare delle rare manchevolezze dei mostri sacri? “Perché anche se gioca male, Djokovic è il numero uno al mondo. E non puoi mai darlo per spacciato”, ha lucidamente analizzato Musetti a fine match. “Ho lavorato molto nell’ultimo mese per essere qui”, ha aggiunto ancora sporco di terra rossa, quando sul principato calava il tramonto. Mentre poche ore prima era stato Sinner a non sbilanciarsi sul prossimo avversario: “Giocare con Djokovic? Aspettiamo”.
Non sono sullo stesso livello, Sinner e Musetti, il 6-2 6-2 di quest'oggi l'ha confermato. E l’equiparazione al Milan-Napoli di Champions League regge solo fino a un certo punto, nel tennis le occasioni di rivincita sono molto più frequenti. Ma l’effetto che ha fatto vederli lassù, insieme, era un po’ lo stesso di quanto vissuto col pallone: anni a rimuginare sulla lontananza dai grandi palcoscenici e sull'irrilevanza del nostro sistema, e ora tutti ci considerano divertenti, degni di attenzione. Sinner e Musetti in cuor loro lo sapevano che tutto sarebbe cambiato, almeno siin da quel giorno al Foro italico. Ora tra di loro ne sorridono. E un po’ se la godono. Sinner di più.