Foto Epa, via Ansa

Il Foglio sportivo

LeBron e Curry sono ancora qui, ai playoff di Nba

Umberto Zapelloni

La forza del primo, la leggerezza del secondo sono ancora in corsa per l'Anello e chissà se non possa accadere ciò che al momento sembra solo impossibile pensare

E sono ancora qui. A trasformare il passato in presente e magari in futuro. LeBron James e Steph Curry hanno rivoluzionato la pallacanestro, ognuno a modo loro, ognuno con le sue caratteristiche. Lebron ha messo il suo fisico al servizio del suo talento immenso. Curry ha messo il suo talento immenso al servizio del suo fisico. Il risultato è che si sono portati a casa quattro titoli Nba a testa e oggi sono ancora qui ai blocchi di partenza dei playoff dopo che i Lakers sono usciti vivi dal play-in all’overtime con un trentello di James. Hanno poche chance di riconquistare l’anello con Lakers e Warriors, numero 7 e 6 della Costa Ovest, ma in fin dei conti per loro abituati a vincere, era già importante portare le rispettive squadre nell’unica parte che conta della stagione Nba. Lebron ci arriva dopo 55 partite a 28,9 punti di media in coda alla stagione in cui ha stabilito il nuovo record di punti della Lega mandando in archivio il vecchio primato di Kareem Abdul Jabbar. Curry finora ha giocato 56 partite con una media di 29,4 punti, di quasi cinque superiore a quella che ha tenuto nelle 882 partite giocate in carriera. LeBron è già arrivato a 1.421 gare con 38.652 punti. I numeri raccontano tanto degli sport americani, forse anche troppo. Ma dietro ci sono uomini che hanno saputo andare oltre il loro sport.

 

Uomini che vengono ben raccontati i due libri appena pubblicati da 66and2nd. Dario Costa ha scritto Steph Curry, gioia e rivoluzione; Simone Marcuzzi ha mandato in libreria con le nuove copertine colorate che caratterizzano la collana “Vite inattese” LeBron James è l’America. Già dai due titoli si capisce come Curry e LeBron portino i loro personaggi anche fuori dal parquet. “Steph Curry è allo stesso tempo il bambino che assapora l’allegria del gioco e l’agonista implacabile che trascina la sua squadra, il giocatore che al campetto prova ciò che altri ritengono impossibile, anche a rischio di venire deriso, e l’enigma che tiene in scacco le difese avversarie”. “LeBron è il re (King James), è solo un ragazzo di Akron, Ohio (Just a Kid from Akron), è più di un atleta (More than an Athlete). LeBron è tutti i suoi slogan e hashtag che da comunicatore sapiente utilizza per la sua storia”.

 

LeBron e Curry riempiono il campo in modo differente. LeBbron con forza, Steph con leggerezza. LeBron attacca il ferro, anche se ora ha imparato a far male pure da lontano. Curry è il padrone della terra di nessuno. Lui passa la metà campo e con leggerezza infinita si inventa una parabola letale senza neppure aver bisogno di vedere se la palla andrà dentro la retina oppure no. Lui lo sa e quasi sempre su volta ancora prima di sentire il ciuff che fa esplodere i suoi tifosi. James è stato uomo guida a Cleveland, Miami, Los Angeles. Ha cominciato nel 2003. È qui da vent’anni. Curry è stato uomo di una sola franchigia. Lui è i Golden State Warriors (raccontati benissimo da Ethan Sherwood Strauss in un altro titolo pubblicato da 66thand2nd: Golden State Warriors. La macchina della vittoria), dal 2009 gioca e segna solo per loro che ha trascinato a quattro anelli, portandoli ad abitare stabilmente nell’elite della Nba. Il sogno di LeBron James sarebbe di ritrovarsi un giorno a giocare con Curry, cosa che non è mai successa neppure con la maglia del Dream Team con cui James ha vinto un bronzo e due ori olimpici. “Oltre a mio figlio Bronny – ha detto pochi mesi fa – se dovessi scegliere un giocatore con il quale vorrei condividere lo spogliatoio, la scelta ricadrebbe su Stephen Curry. Nonostante le battaglie combattute da avversari in passato, non si può non stimare un ragazzo che ha rivoluzionato per sempre il gioco della pallacanestro”. D’altra parte lui era già the choosen one, il predestinato, quando era arrivato a Detroit a vederlo: “Ricordo ancora il giorno in cui venne a Detroit per assistere alle Sweet Sixteen Ncaa e si sedette a bordo campo per vedermi giocare dal vivo con la maglia di Davidson… Un futuro come compagno di LeBron è fantasia; un accoppiamento del genere si può fare su NBA 2K, a costo però di porre fine al divertimento di tutti, perché sarebbe letale”. Una coppa da videogame, ecco che cosa potrebbero essere.