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Gran Calma

La Serie A che appassiona, accese competizioni in campionato e in Europa

Enrico Veronese

In caso di vittoria della Lazio nei confronti dell'Inter, Napoli non potrà ancora festeggiare la vittoria matematica. Le squadre a rischio retrocessione tengono i denti stretti e tentano l'ultimo colpo di reni

Perché nel gioco delle capitali vince solo Napoli, Bergamo rimonta e la salvezza si accende

Pare che il campionato si diverta a smentire il se stesso della settimana precedente. In perfetto stile Gran calma, Milano scendeva e Roma pareva inesorabilmente salire: sette giorni dopo, l’inverso che getta qualche ombra sulle potenzialità della Lazio di mantenere il secondo posto e della Roma di reggere l’urto con le due semifinaliste di Champions League. Chi si riabilita alla grande è il Napoli, capace di dar fondo a tutte le proprie risorse - leggi: Giacomo Raspadori - per sbancare lo Juventus Stadium, passaggio più simbolico che decisivo. Ai bianconeri, per il momento, è sufficiente il “miracolo” di (ri)guadagnare quindici punti e un posto al sole, nonostante tre sconfitte consecutive. Nerazzurri sugli scudi: l’Atalanta prova a rimanere in scia, nella stagione forse ultima per Gian Piero Gasperini in panchina, mentre si riaccende la stella di Romelu Lukaku. Uno che non è proprio il caso di dare per perduto, lo dice la fattura dei suoi goal. Emozioni forti in zona salvezza: i successi dell’Hellas Verona e le sconfitte di Lecce ed Empoli trascinano queste ultime due nella bagarre, assieme all’abbonato Spezia e alla pur convincente Salernitana. Un esito che solo un mese fa non era affatto scontato e forse manco immaginabile: ma appunto, gran calma.

  

Perché le semifinali europee appaiono essere meno importanti del quarto posto in campionato

A cosa serve arrivare all’atto finale della Champions League, pur ben remunerato anche in caso di sconfitta, se poi le finanze dei club d’alta fascia dipendono dalla qualificazione in Champions League l’anno successivo? È un cane che si morde la coda: guadagnare le prime quattro posizioni (ok, scudetto a parte che dà gloria per sé) per giocare una competizione il cui scopo di bilancio è arrivarci, e chi se ne frega di vincerla anche quando forse si può. Una provocazione? No, pare essere il comportamento delle due milanesi nelle ultime settimane, schizofrenico nel turn over per giocarsi al meglio le carte di martedì e mercoledì - è andata bene - e però zavorrato dall’obbligo di rientrare fra i top il prossimo settembre, ora che la Juventus è tornata in lizza. Ok, i bianconeri son ancora sub judice, ma dalle parti della Scala non sarebbe male un po’ di logica coerenza. Anche perché è vero che il Real Madrid o il Manchester City appaiono favoriti nella finale di Istanbul sia contro il Milan che contro l’Inter, ma gran calma: il mitologico dna europeo dei primi e la rosa attrezzata dei secondi possono non sono incutere in campo il rispetto dovuto, ma anche ribaltare le previsioni, come è teorizzabile che avvenga nell’anomala stagione del mondiale d’inverno.

    
   
Perché i nuovi Grand Tour d’Europa li fanno gli ultras e non giovani intellettuali annoiati

A proposito di mode recenti, pare che sia un must per le tifoserie più temute arrivare lo stesso nelle città delle trasferte continentali, pur in conclamata assenza di biglietto per la partita della propria squadra, a causa di restrizioni d’ordine pubblico ad hoc. Magari sfruttando appoggi in loco, da schieramenti amici che forniscono logistica e supporto, però ultimamente si assiste sempre più alla parata dei terzi: i tifosi del Basilea - banditi da Nizza - hanno ripiegato nella riviera ligure, quelli del Feyenoord hanno cominciato a Napoli la loro marcia di avvicinamento al vietatissimo stadio Olimpico di Roma, proprio nel Golfo poche settimane fa calarono i tedeschi dell’Eintracht Francoforte nonostante fossero a conoscenza dell’ostracismo. Qualcuno prova anche a entrare in curva grazie a false generalità italiane: le pratiche in uso a cospiratori e sovversivi in tempo di guerra vengono oggi riesumate per finalità meno nobili (oggi è il 25 Aprile). "Passeremo anche questa", paiono dire cittadine e cittadini che si vedono arrivare random compagnie di bevitori sempre meno interessati alla partita in sé, quando invece questa dovrebbe essere il cardine attorno cui far ruotare epiche mangiate, solenni bevute, cori martellanti e festa di colori. Non resta che invocare gran calma, in attesa che il fenomeno si ridimensioni e che i comitati per la sicurezza trovino misure alternative al chiudere gli stadi. Perché questo, si è già visto, non funziona.

 
 
Perché Giovanni di Lorenzo vincerà da capitano e terzino destro come Giuseppe Bruscolotti

Nel Napoli incredibile di questo anno, tante storie convivono a creare una mitografia istantanea. Dagli esordi folgoranti di Kvicha Kvaratskhelia e Kim Min-jae alla crescita esponenziale di Mário Rui, dall’affermazione totale di Victor Osimhen alle rivincite di Alex Meret, dalla necessità di Stanislav Lobotka agli scampoli di tricolore per Giovanni Simeone. Si nota meno, ma colpevolmente, il campionato che sta facendo Giovanni di Lorenzo: il terzino destro della Nazionale, campione d’Europa a Wembley, sta interpretando il ruolo in maniera molto moderna, avanzando non già lungo la fascia ma portandosi davanti la difesa, al centro del campo, pronto a partecipare alla costruzione dal vivo del gioco. Il tutto senza dimenticare la fase difensiva, attenta e puntuale, e la partecipazione alle palle inattive, dalle quali segna spesso e volentieri. Il numero 22 del Napoli ormai è uno dei principali interpreti mondiali del ruolo: e l’aspetto più pregnante è che sta per vincere il suo primo titolo da capitano, nel ruolo che fu del napoletanissimo Giuseppe Bruscolotti (pure scudettato), raddoppiandone il numero di maglia così come per l’altro totem Ciro Ferrara. Nei panni di Pep Guardiola o qualsiasi altro allenatore di primissima fascia, dovessi cercare il nuovo Cancelo andrei a bussare alla porta di Cristiano Giuntoli: che risponderebbe, probabilmente, gran calma.

  
 
Perché il prossimo turno non cambierà niente, e perché potrebbe invece cambiare molto

Si annuncia una giornata di campionato interlocutoria, quella che prenderà avvio nel tardo pomeriggio di venerdì con il match tra Lecce e Udinese. I salentini, risucchiati nel gorgo, hanno bisogno di vincere: e lo stesso - qualche ora dopo - per lo Spezia contro il tranquillo Monza (ha ragione il Cav., è la vera mina vagante del torneo, capace di vincere e perdere con tutti). Sabato pomeriggio è tutto apparecchiato per il gran giorno del Napoli, chiamato a liberarsi della Salernitana per mettere le mani sopra il terzo scudo: affinché accada, però, la Lazio non dovrà vincere a San Siro contro l’Inter nel pranzo di domenica. Inter-Lazio richiama Roma-Milan, nel duplice scontro tra capitali che da qualche tempo viene programmato nella stessa giornata di calendario: sarà un vantaggio per gli uomini di Stefano Pioli giocare in anticipo? O forse quelli di Simone Inzaghi recrimineranno per un riposo minore in vista della semifinale europea? Domenica alle 15, orario un tempo canonico, i veronesi scenderanno nella non lontana Cremona per provare ad alimentare il sogno, mentre scorreranno del tutto ininfluenti Sassuolo-Empoli e Fiorentina-Sampdoria. Ultime a scendere in campo, Bologna e Juventus: solitamente ne escono polemiche. Ma se sotto le Torri qualcuno crede ancora all’aggancio Conference, i bianconeri non possono più permettersi di scherzare. Altrimenti la stessa Atalanta, di scena in casa del Torino, potrebbe ingarbugliare ancora di più il gomitolo in alta quota. I pronostici, diceva Gianni Brera, li sbaglia solo chi li fa: e qua invece siamo a Gran calma.

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