Il Foglio sportivo - That win the best
Nulla era più prevedibile del suicidio dell'Arsenal
I Gunners sono scoppiati più in fretta della bolla del calcio femminile in Italia. La Serie A sta diventando la nuova Tangentopoli: smettetela di vivisezionare ogni labiale
Non c’è nulla di più calcisticamente tragico, quest’anno, del suicidio dell’Arsenal, ma neppure nulla di più prevedibile. I Gunners hanno dato spettacolo in Premier League e in Europa per sei mesi abbondanti per poi scoppiare più in fretta della bolla del calcio femminile in Italia. Fuori dall’Europa League, fuori dall’FA Cup, incapaci di vincere in campionato fino alle quattro sberle prese dal City di Guardiola, ancora dietro in classifica, ma con due partite in meno. Un disastro, un incubo a cui purtroppo i tifosi della squadra allenata da Arteta erano preparati nel loro intimo.
Non c’è uno solo dei miei amici ubriaconi del pub che tifi Arsenal e che non mi abbia detto almeno una volta quest’anno che la loro squadra sarebbe crollata. Anche quando giocavano meglio degli Invincibili di diciannove anni fa, i tifosi dell’Arsenal sapevano che prima o poi sarebbe arrivato il crollo, il suicidio, la tragedia, una tremenda inondazione, le cavallette... La partita pareggiata 3-3 contro il Southampton, ultimo in classifica, aveva certificato il definitivo ingresso nella sfera del “potrei ma non voglio” della squadra londinese, che è riuscita a sbagliare in 90 minuti più gol di quelli sbagliati da Belotti nella Roma quest’anno. Ora leggo commoventi dichiarazioni di giocatori che dicono come la matematica non condanna ancora i Gunners, che è giusto crederci e che nel calcio tutto può succedere. Lo spero per loro, ma è più probabile che Sarri e Mourinho non si lamentino in un post partita piuttosto che i ragazzi di Arteta vincano la Premier. Sarà per l’anno prossimo, in tempo per festeggiare il ventennale dall’ultima vittoria in campionato.
Chi vincerà il titolo quasi certamente questo weekend è il Napoli, così sicuro della certezza matematica da avere ottenuto lo spostamento della partita per potere festeggiare in campo. E poi in città per i prossimi sei mesi almeno. Più insopportabile della retorica partenopea con cui verranno inondati giornali, siti e tv nelle prossime settimane ci sarà solo la corsa al ditino alzato di utenti twitter, politici e giornalisti per rompere i coglioni a chi non indossa il casco in motorino. Il passaggio da popolo di tifosi a popolo di sbirri è molto triste, ma a leggere le vostre pagine sportive sembra che vi piaccia.
Trovo terribili le polemiche su cosa avrebbe detto Allegri negli spogliatoi ai dirigenti dell’Inter (cosa doveva fare, i complimenti? Ma soprattutto, quello che viene detto negli spogliatoi deve restare lì), il vivisezionamento di ogni labiale, la generalizzazione scema sulle “curve razziste”, la richiesta continua di sanzioni, squalifiche, punizioni esemplari per l’avversario di turno: la Serie A è diventata la nuova Tangentopoli, e che palle. Certo, l’alternativa è che diventi il campionato di Greta Thunberg, con gli stadi trasformati in “comunità energetiche” per salvare il clima grazie a tifosi consapevoli. Piuttosto sto 365 giorni sul divano con la mia scorta di bionda.