Gran calma #32
Il rischio per il Napoli di vincere lo scudetto in albergo
Il gol di Dia e l'orgoglio della Salernitana hanno allungato di poco l'attesa per il terzo scudetto degli azzurri. Ora molto, paradossalmente, è tutto in mano alla Lazio di Sarri: se perdono, la squadra di Spalletti giocherà a Udine già da campione d'Italia
I risultati della 32esima giornata di Serie A
Inter-Lazio 3-1 30′ Felipe Anderson (L), 78′, 90′ Lautaro Martínez, 83′ Gosens
Cremonese-Verona 1-1 9′ Okereke, 75′ Verdi (V)
Napoli-Salernitana 1-1 62′ Mathías Olivera, 84′ Dia (S)
Sassuolo-Empoli 2-1 11′ Cambiaghi (E), 82′, 97′ rig. D. Berardi
Fiorentina-Sampdoria 5-0 45′ +2 Castrovilli, 62′ Dodô, 66′ Duncan, 76′ Kouamé, 88′ Terzić
Bologna-Juventus 1-1 10′ Orsolini, 61′ Milik (J)
Lecce-Udinese 1-0 62′ rig. Strefezza
Spezia-Monza 0-2 21′ Ciurria, 93′ Carlos Augusto
Roma-Milan 1-1 94′ Abraham, 97′ Saelemaekers (M)
Torino-Atalanta 1-2 34′ Zappacosta, 75′ Sanabria (T), 88′ Zapata
La classifica della Serie A dopo 32 giornate
Napoli 79; Lazio 61; Juventus 60; Inter, Milan e Roma 57; Atalanta 55; Bologna e Fiorentina 45; Monza 44; Sassuolo 43; Torino e Udinese 42; Salernitana 34; Empoli 32; Lecce 31; Spezia e Verona 27; Cremonese 20; Sampdoria 17
Perché la festa del Napoli è solo sospesa, come il caffè: ce sta ‘o scudetto fuor’ (a Udine)
Per paradosso della storia, il Napoli potrebbe vincere lo scudetto… in albergo. Esattamente quello di Udine, la sera di mercoledì 3 maggio, qualora la Lazio non dovesse espugnare il terreno del Sassuolo. Sarebbe la nemesi della stagione 2017-2018, quando fu la Juventus a vincere “in albergo” per l’inattesa sconfitta dei partenopei a Firenze (tripletta di Giovanni Simeone, ora azzurro). Se invece la squadra ora allenata da Maurizio Sarri - ironia della sorte, tecnico del Napoli cinque anni fa - vincesse, alla banda di Luciano Spalletti basterebbe un punto giovedì sera alla Dacia Arena. Lo smacco per il mancato trionfo interno contro la Salernitana, comunque, è evidente: i postumi della festa apparecchiata, e diventata concreta dopo la caduta laziale, rimangono solo nel morale. Uno scudetto strameritato, scontato, indiscutibile e inconfutabile attende il Golfo e la diaspora napoletana in Italia e in Europa: serve solo una ulteriore dose di gran calma, due giorni o tre. Con tanti applausi all’orgoglio salernitano, contro chi pensava che Paulo Sousa e Boulaye Dia si scansassero per forza maggiore.
Perché la stagione dell’Inter sta già andando oltre le normali aspettative, anche senza scudetto
Bisogna chiedere scusa a Simone Inzaghi. Alla sua Inter, spesso e volentieri, quasi nessuno dà un soldo: ma è finalista di coppa Italia, semifinalista in Champions League (con un derby da affrontare, di per sé non impossibile), insediata al quarto posto in campionato dopo una bella rimonta contro la quotata Lazio. E pure la seconda posizione è a vista d’occhio. Il tutto recuperando Romelu Lukaku, fondamentale per fisicità e intesa con Lautaro Martínez, e sfoggiando il miglior Nicolò Barella dell’ultimo periodo. Il duplice scontro settimanale incrociato tra Roma e Milano lo risolvono loro, nella vogue dei tocchi di punta come a calcetto, pochi giorni dopo che il capitano e Dimarco hanno confezionato in armocromia il passaggio del turno in coppa. Non sarà il rullo compressore di Antonio Conte, ma questa squadra ha maturato certezze - André Onana, Henrikh Mkhitaryan - e risorse che emergono al momento opportuno: Denzel Dumfries ci crede ancora, pure Joaquín Correa si è ritagliato il proprio momento. Se c’è un appunto da fare ai nerazzurri, al di là della naturale schizofrenia nei risultati e nelle prestazioni (quando contano meno), è un appello alla gran calma: non di rado chi si avvicina alla porta fatica a guardare in mezzo, cercando il successo personale. E mai nessun giocatore ammette di aver sbagliato, giustificandosi per aver avuto un solo secondo prima di calciare alle stelle, quando avrebbe potuto passare la palla a qualcuno meglio piazzato.
Perché i Gotti possono essere Semplici, ma i Semplici non possono essere Gotti
L’aggancio in terzultima posizione è più demerito dello Spezia che un premio all’Hellas Verona. Lo dice la qualità del gioco espresso da quest’ultima, spesso barcollante e ultimamente fortunata nelle combinazioni con gli avversari; lo conferma la caduta libera dei liguri, che stanno perdendo incontri alla portata e paiono avvilupparsi in una spirale negativa prima di tutto dal punto di vista mentale. Certo non ha fatto bene il cambio in panchina tra un tecnico pragmatico come Luca Gotti - vocato al 3-5-2 che più compatto non si può - e uno arioso quale Leonardo Semplici, che senza le scorribande dell’infortunato Emil Holm ha deciso di spiegare le ali al 4-3-3 senza ricavarne reti e costrutto. Peccato, perché la rosa (specie a centrocampo) è qualitativa e la recente tradizione di genio in panchina, leggi Vincenzo Italiano e Thiago Motta, varrebbe la pena venisse continuata. Anche se il trend al momento è questo, gran calma: non solo la sconfitta dell’Empoli lo tira di nuovo in ballo, e lo stesso Lecce non può dirsi fuori dalla mischia. Ma gli aquilotti in maglia bianca possiedono anche un’arma che, per esempio, i gialloblu veneti non hanno: M’bala Nzola, il cui rientro potrebbe tirare fuori la squadra dalle secche. Lo avessero detto un anno fa, di questi tempi, nessuno ci avrebbe creduto.
Perché il Grande Torino è un racconto eterno e la sua leggenda va ribadita ogni anno
Giovedì 4 maggio, come ogni anno dal 1949, il Torino Calcio salirà il colle di Superga e renderà omaggio alla versione immortale di sé. Non c’è stata depressione, condizioni meteo, serie di appartenenza provvisoria che potessero tenere lontani i granata da un appuntamento a loro consustanziale: la lettura dei nomi degli Invincibili a opera del capitano, la processione di auto, le sciarpe e le bandiere portate da tutte le città che hanno perduto i propri campioni. Gli anni di distanza ormai sono 74, ma tutto lascia intendere che niente sarà diverso nel futuro. A tenere alto e vivo il fuoco della memoria contribuisce una ricca letteratura: tra i migliori esempi, il “Romanzo del Grande Torino” di Renato Tavella e Franco Ossola, figlio del padre omonimo caduto, e - più locale, più familiare - “Aldo e Dino Ballarin, dall’infanzia al Grande Torino” di Barbara Mastella. Ma per non vivere solo di gloria riflessa, i supporter torinisti chiedono da anni al munifico presidente Urbano Cairo di allestire una squadra in grado di stazionare correntemente nelle coppe europee, e magari di tentare l’assalto alle prime posizioni. È chiedere troppo, per chi veste tale livrea e porta sopra di sé i segni della storia? La gran calma, prima o poi, finirà: e il Novecento dice che gli exploit del 1976 e del 1992 forse sono ancora possibili.
Perché due turni settimanali is megl che one, anche se giovedì la classifica cambierà poco
L’anno dei Mondiali anomali costringe ancora a un mercoledì di campionato, come da mesi non si vedeva. Il campo centrale, avrebbe detto una volta alla radio Roberto Bortoluzzi, sarà quello di Udine dove al Napoli basterà un punto - o forse nemmeno quello - per conquistare il terzo scudetto. Ricorrono i testacoda Verona-Inter, Atalanta-Spezia, Juventus-Lecce e Milan-Cremonese, tra zona Champions e salvezza; le altre partite, con Salernitana-Fiorentina e Monza-Roma in testa, mirano a consolidare le posizioni attuali e magari a esprimere sprazzi di bel gioco, tra allenatori di filosofie calcistiche contrastanti. Insomma, 48 ore tranquille che non dovrebbero stravolgere il quadro, rendendo più forti i già forti e allungando ulteriormente la classifica. Per chi cerca invece emozioni forti, gran calma: l’appuntamento è rimandato solo di qualche giorno (come per lo scudetto napoletano), poiché nel weekend si disputeranno Milan-Lazio, Roma-Inter, Atalanta-Juve, Cremonese-Spezia e Lecce-Hellas. Solo allora, niente sarà più come prima.