Nba
LeBron James vs. Steph Curry, meglio contro che assieme
Ai playoff i Los Angeles Lakers affrontano i Golden State Warriors dopo 32 stagioni. La grande sfida tra due tra i più forti cestisti degli ultimi anni. Campioni che si sono sempre applauditi e rispettati ma che hanno giocato fianco a fianco solo all'All star game
Cosa sarà questo Warriors-Lakers lo ha riassunto bene in un post Draymond Green, l'ala di Golden State: "Sarà epico. Hai Steph, hai Bron, che si scontreranno di nuovo in grande stile". E’ per questo che ci piace così tanto lo sport, perché ci consegna eroi da celebrare ma ci costringe a scegliere da che parte stare. Un po’ invecchiati magari (ma sempre decisivi), Steph Curry e LeBron James si affrontano nel playoff Nba a San Francisco (gara1 al via stanotte ore 4 italiane) in una sfida che ha già fatto scorrere fiumi d’inchiostro in profezie. A rincarare la dose è la storia: si tratta del primo incontro playoff tra Los Angeles e Golden State in 32 anni (l’ultimo nel ’91), sebbene i Warriors abbiano giocato quattro volte contro James nelle finali negli ultimi otto anni, quando lui era con i Cleveland Cavaliers.
L’attenzione è però tutta sul dualismo tra LeBron e Curry: 38 anni uno, 35 l’altro; figlio della workin’ class americana Bron, rampollo di buona famiglia Steph; campione capace di cambiare casacca il primo (Cleveland, Miami, Lakers), bandiera senza tempo dei Warriors il secondo. Curry e James hanno conquistato 4 anelli ciascuno. LeBron ha giocato 10 finali, Steph 6. E a parte il talento, l’unica cosa che davvero hanno in comune è l’Akron General Medical Center, l’ospedale di Akron, Ohio, dove entrambi sono nati.
Tanto diversi da attrarsi nella loro magnificenza. Dopo l’All-Star Game del 2021, Bron fece un tweet al gusto d’amore: "Finalmente ho avuto l’opportunità di condividere il campo con Steph. Lo desideravo da troppo tempo. Ho amato ogni secondo". Anche Curry non ha mai nascosto la sua ammirazione per l’avversario di tutta una vita. "LeBron è un grande leader. Non solo per i Cavaliers o i Lakers, ma per tutta la Lega. È un grande esempio di come dovrebbe comportarsi un professionista", ha raccontato a Sport Illustrated. E l’anno scorso, a The Shop, il talkshow ideato e interpretato da LeBron, James ha rincarato la dose: "Voglio giocare con Steph". I have a dream, insomma. Peccato che Curry avesse rinviato al mittente la lettera gusto miele: "Fa piacere, ma sto bene così. Possiamo tutti vivere in quel mondo di fantasia". Una fantasia tipica degli sport di squadra, di cui si nutrono da sempre i fan, i cacciatori di sogni, i moltiplicatori di goduria. E’ un gioco che abbiamo fatto tutti: cosa sarebbe successo se. Se Maradona avesse giocato assieme a Pelé. E Jordan con Shaquille O’Neal. E Steph con James. E’ un desiderio che parla di noi, delle nostre pulsioni. "Se dovessi scegliere un giocatore per il tiro della vittoria e non potessi scegliere me stesso, sceglierei Stephen Curry", ha raccontato ancora LeBron.
E’ proprio questo desiderio di unione impossibile che ha alimentato fino a oggi la loro grandezza. Curry con il suo paradenti masticato che è diventato quasi uno status symbol, e LeBron con i suoi denti aguzzi e i muscoli tesi. Ancora una volta contro. Li sogniamo in coppia, ma ce li godiamo contro. Tant’è che a funzionare meglio sono sempre stati i grandi dualismi. Lo sport, come la letteratura, ne è costellato. Achille e Ettore. Coppi e Bartali. Steph e LeBron. Duello pieno di sentimento, il loro.
James è sempre stato un grande sostenitore di Curry, da quando Steph era una stella del Davidson College. Nel 2008, si era addirittura seduto in prima fila per una delle partite di Curry contro North Carolina State nel centro di Charlotte. Steph era un ragazzino, erano gli anni del college. Ma segnò il canestro decisivo e LeBron lo applaudì a scena aperta. Una anno dopo, prima del draft, Curry aveva partecipato a un campo estivo organizzato da LeBron James e Chris Paul. E quando Curry è entrato nella lega, LeBron è stato uno dei suoi più grandi fan. Steph ha sempre parlato bene dell’avversario. A The Undefeated disse confessò: "LeBron ha avuto un’influenza enorme su me e su molti altri giocatori. Il suo successo, la sua longevità, il suo impatto fuori dal campo. Sono tutte cose da ammirare".