Gran calma #33
Lo scudetto del Napoli è l'unica cosa certa di questa Serie A
Chi va in Europa? Chi si salva? Per sapere come finirà la corsa per le coppe e quella per non andare in Serie B tocca armarsi di pazienza
I risultati della 33esima giornata di Serie A
Empoli-Bologna 3-1 1′ aut. Lucumí, 45′ +1 Akpa Akpro, 68′ Cambiaghi, 88′ rig. Orsolini (B)
Udinese-Napoli 1-1 13′ Lovrić, 52′ Osimhen (N)
Atalanta-Spezia 3-2 18′ Gyasi (S), 32′ de Roon, 48′ Zappacosta, 54′ Muriel, 64′ Bourabia (S)
Juventus-Lecce 2-1 15′ Paredes, 37′ rig. Ceesay (L), 40′ Vlahović
Salernitana-Fiorentina 3-3 10′, 59′, 81′ rig. Dia (S), 36′ N. González, 71′ Ikoné, 84′ Biraghi
Sampdoria-Torino 0-2 31′ Buongiorno, 94′ Pellegri
Lazio-Sassuolo 2-0 14′ Felipe Anderson, 92′ Bašić
Milan-Cremonese 1-1 77′ Okereke (C), 93′ Messias
Monza-Roma 1-1 24′ El Shaarawy (R), 39′ Caldirola
Verona-Inter 0-6 31′ aut. Gaich, 36′ Çalhanoğlu, 38′, 61′ Džeko, 55′, 92′ Lautaro Martínez
La classifica della Serie A dopo 33 giornate
Napoli 80; Lazio 64; Juventus 63; Inter 60; Atalanta, Milan e Roma 58; Fiorentina 46; Bologna, Monza e Torino 45; Udinese e Sassuolo 43; Salernitana e Empoli 35; Lecce 31; Spezia e Verona 27; Cremonese 21; Sampdoria 17
Perché il primo verdetto è arrivato ma tutti gli altri saranno decisi al fotofinish
Anche se può sembrare strano, il campionato non è finito con la vittoria dello scudetto da parte del Napoli. La sbornia di festeggiamenti durante queste ore si compierà domenica allo stadio Maradona, e poi coronerà di azzurro un’estate tra canzoni, instant movie, iniziative commerciali. Ma intanto il torneo prosegue e torna a sorridere all’Inter, che nella parte terminale della stagione ha trovato continuità, reti e protagonismo; frena invece il Milan, inchiodato dalla commovente Cremonese, e zoppica un po’ anche la Roma, proprio nel senso dell’infermeria che sottrae continuamente uomini a José Mourinho. La Lazio si riabilita battendo il Sassuolo, più per sé e per consolidare il secondo posto, che non per protrarre l’esito della Serie A attaccato alle macchine. In coda, la fortuna del Verona che sprofonda sotto i colpi nerazzurri è che lo Spezia non esce indenne da Bergamo, mentre l’Empoli si rilancia per bene e il Lecce continua a non chiudere la pratica. Circostanze, tutte, che richiedono gran calma prima di effettuare qualsiasi pronostico. Peraltro, con un possibile convitato in più.
Perché l’acqua alla gola aggrappa la Cremonese alla A, e le offre una “vita” al videogioco
C’è qualcosa di insopprimibile, di ancestrale e resiliente - nel senso vero del termine, non traviato da anni di pessima comunicazione - nell’affannosa ma stimolante ricerca della salvezza da parte della Cremonese. Ammettiamo che, per spirito di provincia e radicamento agli anni Novanta, un po’ ce la siamo scelta come oggetto d’amore: ma ogni volta che il calendario la mette alle strette, trova (quasi) sempre un modo pervicace e insperato per provare a crederci. A San Siro, davanti a un Milan in frettoloso ammassamento dopo il turn over, la solita, caracollante discesa di David Okereke stava per partorire l’ennesimo miracolo, ghiacciato a tempo scaduto dalla carambola che assegna il gol rossonero, non si sa come, a Junior Messias. Con una vittoria prestigiosa alla Scala del Calcio, l’undici di Davide Ballardini sarebbe arrivato a soli quattro punti da Hellas Verona e Spezia: ma anche così il tardivo inseguimento può ancora alimentarsi, dato che allo stadio Giuseppe Zini sabato sera arriveranno proprio i liguri. Le ali dell’entusiasmo daranno i frutti sperati? Gran calma, perché fino ad ora la squadra già apprezzata sotto le redini di Massimiliano Alvini ha sempre mancato gli appuntamenti decisivi. E poi tra i bianchi aquilotti dovrebbe rientrare uno come M’bala Nzola, capace di fare la differenza da solo. Eppure, non è mai troppo tardi.
Perché, si chiami Boulaye Dia oppure Joel Pohjanpalo, uno che segni in serie serve sempre
Dalla semifinale di Champions League con la maglia del Villarreal, alla lotta per la salvezza con la Salernitana. Cosa sia passato nella mente di Boulaye Dia, di certo richiesto nel mercato estivo, al momento della firma non è dato sapere; certo è che l’attaccante senegalese, in gol anche ai Mondiali, si è calato benissimo nella nuova parte, tanto da trascinare i campani in tutte le stagioni, togliendosi pure lo sfizio di rinviare lo scudetto del Napoli. Dia segna di destro, di sinistro, da fuori area, di testa, in dribbling, di rapina: è ciò che accade, 800 km più a nord, al finlandese Joel Pohjanpalo, assurto alle cronache per la birra post partita più che per le quattro reti che lo hanno portato in vetta alla classifica dei marcatori di Serie B, dove sta facendo di tutto per salvare il Venezia. Sono gli esempi provati che, per quanto “lo spazio” possa fungere da centravanti, un game changer di questo tipo sia sempre utile e, forse, necessario. C’è chi è pronto a sostenere che Dia e Pohjanpalo lasceranno l’Italia per altri lidi già in estate, ma gran calma: il primo è innamorato di Salerno, il secondo ha preso addirittura casa nel sestiere veneziano di San Polo. Sono qui per rimanere.
Perché la De Zerbi mania lascia il tempo che trova, e cozza contro la scarsa memoria dei più
In questi giorni non si fa che leggere il panegirico globale per il Brighton di Roberto de Zerbi, piazzato a ridosso della zona Europa nella classifica di Premier League e reduce da prestazioni oggettivamente strabilianti, come il 6-0 al Wolverhampton o lo stesso ferreo successo nei confronti del Manchester United. Tra filosofemi trascendenti il calcio e similitudini accostate addirittura a Marcelo Bielsa, pare che il calcio globale abbia trovato il proprio nuovo feticcio di discussione. Non è più il tempo dei tedeschi, a quanto pare. Eppure, gran calma è d’uopo prima di gridare al miracolo: non solo perché risultati anche recenti - come il 3-1 subìto a Nottingham, o la serie di pareggi precedente la sconfitta contro il Tottenham Hotspur - dicono che l’assestamento nei quartieri alti è tutt’altro che consolidato. Ma anche perché il tecnico bresciano già lo conosciamo dagli anni del Sassuolo, dove in tre stagioni ha accumulato un undicesimo e due ottavi posti, pur schierando tre punte della Nazionale. Quindi va bene l’entusiasmo, ma con juicio: può essere che il calcio inglese abbia esaltato le doti giochiste dell’allenatore italiano, ma se così non fosse, cosa facciamo?
Perché l’Europa che conta è alle porte, e mai come ora ricorda una succursale del campionato
Proiettandoci a fine mese, se anche lo scenario di uscita dalle semifinali europee fosse apparentemente deficitario per le squadre italiane (premesso che una giocherà comunque la finale di Champions League), si potrebbe parlare di fallimento? No, e non perché lo dice Giannis Antetokounmpo. Occorre sempre valutare la posizione di partenza, e nessuno a settembre 2022 avrebbe giurato che Milan o Inter sarebbero state finaliste, che in Europa League corre l’ipotesi di un redde rationem tra Juventus e Roma, e che la Fiorentina sarebbe la naturale favorita a bissare il trionfo giallorosso in Conference. Ma con gli occhi del prima è naturale mirare al tutto: perché gran calma lo diciamo al Real Madrid e al Manchester City, al Sevilla e al Bayer Leverkusen, al Basilea e al West Ham: a questo momento della stagione, “la carta” conta solo fino a un certo punto. E il dna rossonero, i singoli nerazzurri, il corto muso bianconero, l’allenatore giallorosso e la freschezza viola sono armi che non hanno timore reverenziale. Andate, e giocatevela.