Il Foglio a San Siro
"Lo sport italiano non è mai andato così bene", ci dice Giovanni Malagò
"Dopo un avvio difficile la tabella di marcia per Milano-Cortina va molto meglio: abbiamo ancora tanto da fare, tante criticità da risolvere, resta una corsa contro il tempo. Ma molto meno proibitiva". Il presidente del Coni
Ci avviciniamo al grande appuntamento con Milano-Cortina, Olimpiadi invernali 2026 “e lo facciamo con la consapevolezza che, fra tantissima luce e qualche ombra, lo sport italiano non era mai andato così bene”, sottolinea Giovanni Malagò durante il suo intervento all’evento del Foglio a San Siro (qui tutta la giornata a San Siro). A febbraio il numero uno del Coni ha festeggiato un decennio di presidenza. “Il primo motivo d’orgoglio? Se non avessimo vinto così tanto, saremmo finiti sul banco degli imputati. Specialità tutta italiana. I risultati mettono al riparo dalle critiche, però per costruire progetti sportivi di lungo termine serve tempo. Eppure siamo andati oltre ogni aspettativa: a Tokyo, ai Giochi invernali e a seguire. Nel 2021, considerando tutte le discipline, siamo finiti al secondo posto dietro ai soli Stati Uniti. Nel 2022 terzi dietro alla Cina. Primi in Europa per due anni di fila: è chiaro che c’è entusiasmo”.
Anche attorno alla macchina organizzativa. “È un dato di fatto”, dichiara Malagò, “dopo un avvio difficile la tabella di marcia per Milano-Cortina va molto meglio: abbiamo ancora tanto da fare, tante criticità da risolvere, resta una corsa contro il tempo. Ma molto meno proibitiva rispetto a un anno fa a quest’ora”. Complice pure qualche alleato inatteso. “L’euroderby di Champions League, per esempio: se in autunno ci avessero detto che avremmo portato una squadra italiana in finale di Champions e forse altrettante in quelle di Europa e Conference League, chi ci avrebbe creduto? Per questo dico che tocchiamo il cielo con un dito. Le due squadre di Milano che si stanno confrontando in semifinale sono il miglior spot che abbiamo avuto finora per la candidatura di Milano-Cortina”.
Oltre ai traguardi di punta, sotto Malagò il Coni ha lavorato a lungo per assicurare allo sport l’autonomia necessaria. “Non possiamo prescindere dalla politica, però chi di noi entra in un partito non può annullare il proprio passato sportivo. Il nostro rapporto con Sport e Salute? Il Coni è un ente pubblico. Che a differenza degli altri, caso unico in Italia e raro nel mondo, si autodetermina attraverso elezioni: i vertici sono decisi dalla base, 13 milioni di tesserati”. È per questo, spiega il presidente, che “il Coni non può andare contro il pubblico: rappresentiamo le entità dello sport ma anche lo stato. Il problema arriva quando qualcuno dell’amministrazione statale invade il nostro campo: occorre determinare mansioni e competenze all’interno del settore sport. In base al nostro statuto, noi non possiamo fare in modo che si pratichi attività fisica nelle scuole, non possiamo intervenire sulla crescita dell’impiantistica, non ci possiamo occupare di salute o di sociale – e cioè, di quei 46 milioni di non tesserati. Però qualcuno deve pur farlo. Per questo avevamo alzato la voce”.
Ci sono temi che invece vanno al di là delle possibilità delle istituzioni. “Vi prego”, Malagò esorta i giornalisti, “non generalizzate sulla tragedia di Julia Ituma”, la pallavolista della Nazionale U20 morta a Istanbul lo scorso aprile. “Ho voluto parlare personalmente con l’allenatore: mi ha dato la sua parola d’onore che non c’era stato alcun segnale premonitore. Nel mondo ci sono milioni di atleti. E purtroppo anche questi casi, che statisticamente fanno più clamore se si tratta di giovani sportivi. Difficile dire dove avremmo potuto fare di più. Certo è che non si è riusciti a interpretare lo stato d’animo della ragazza”.
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