Il Foglio sportivo - That win the best
Se non ci fosse De Laurentiis, bisognerebbe inventarlo
Nessuna intelligenza artificiale potrebbe generare idee assurde per riformare il calcio come quelle del presidente del Napoli. Finché c’è lui possiamo stare tutti tranquilli
Cameriere, voglio quello che ha bevuto Aurelio De Laurentiis, subito. Stavo per scrivere il solito articolo malmostoso sull’orrore di una finale di Europa League tra Roma e Juventus e la conseguente morte del calcio, sulle difficoltà del West Ham in quella farsa che è la Conference, sullo scandalo di vedere una squadra che gioca male come il Milan essere in semifinale di Champions, sullo psicodramma in agguato in casa Inter che tutti già danno per vincente in finale a Istanbul quando potrebbe benissimo perdere 3-0 il ritorno martedì e sul sacrificio necessario di tifare Manchester City per salvare l’onore del calcio inglese.
Poi però ho letto la psichedelica intervista di Molinari su Repubblica al presidente del Napoli, mi è passato il mal di stomaco, ho stappato un’altra bottiglia e iniziato a cantare come un alpino che vede una bionda in stazione. La prima parte dell’intervista, dove mette in fila una serie di proposte che nemmeno io sbronzo al pub, è oggettivamente un capolavoro. Molinari prima lo definisce “una sorta di visionario”, gli dà il merito per l’arrivo del Var e per le panchine lunghe, perché come Aldo Biscardi parlava di moviola in campo e come tutti diceva che servivano rose più ampie, poi, come da manuale del perfetto intervistatore scomodo, gli chiede se ha altre idee. E a quel punto De Laurentiis scrive una perfetta sceneggiatura da cinepanettone calcistico, alternando osservazioni banali – negli stadi con la pista d’atletica si vede male – a proposte pacchiane come quella di celebrare le prime comunioni e i matrimoni allo stadio, anche se “la Chiesa si potrebbe inquietare”.
Poco prima si era trasformato in nonno Aurelio lamentandosi dei ragazzi che signora mia stanno sempre attaccati al cellulare e ai videogiochi per colpa dei genitori, proponendo di far fare lezione a Spalletti e Ancelotti nelle scuole per spiegare il 4-4-2. Sublime, ma non quanto l’idea di far giocare i campionati da aprile a ottobre, in piena estate, uccidendo di caldo i calciatori perché se no poi il Napoli in inverno perde i giocatori africani per la Coppa d’Africa, tanto “il tempo atmosferico si sta spostando, valutiamo anche questo”. E se non li ammazza il caldo, a far fuori i giocatori ci pensa l’altra proposta del patron del Napoli, un campionato europeo parallelo a quelli nazionali dove giocano le sei migliori squadre di ogni paese.
Pochi mesi fa aveva proposto di abolire l’intervallo e sostituirlo con un time out ogni dieci minuti, di dare penalità come nel basket per chi prende i cartellini giallo o rosso, di mettere delle telecamere sulle scarpe dei calciatori. Meraviglioso De Laurentiis, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo: finché c’è uno come lui nel calcio possiamo stare tranquilli, nessuna intelligenza artificiale a cui venisse chiesto di riformare lo sport più bello del mondo saprebbe tirare fuori assurdità del genere. Cheers.