Convocare o non convocare Sergio Parisse al Mondiale di rugby?
Il ct Kieran Crowley deve diramare la lista dei preconvocati per la Coppa del Mondo. Dopo una grande stagione a Tolone anche l'ex capitano della Nazionale ha esternato la volontà di ritornare nel giro azzurro
Lunedì alle 12 il ct della nazionale italiana di rugby, Kieran Crowley, diramerà la lista dei preconvocati per la Coppa del Mondo di rugby che si giocherà dall’8 settembre in Francia. Sarà una lista di una quarantina di nomi, che verrà gradualmente scremata e che per ora terrà conto degli infortuni di giocatori importanti come Ange Capuozzo, che è rientrato in campo con lo Stade Toulousain dopo il problema alla scapola di febbraio, ma che è rimasto in campo solo 13 minuti, prima che tornassero i dolori.
Nel mondo del rugby però ci si interroga su un solo nome che potrebbe essere o non essere (è questo il dilemma, è proprio il caso di dirlo) nell’elenco: quello di Sergio Parisse.
Il capitano di Tolone è al centro di un dibattito sulla sua partecipazione al Mondiale che cova sotto la cenere da un anno abbondante, ma che ora è esploso. In un’intervista che uscirà sul mensile tematico Allrugby, ha affrontato la questione senza giri di parole, parlando del fatto che c’è diffidenza nei suoi confronti. "Ho la sensazione – dice – che non tutti siano d’accordo sulla mia presenza in squadra […] e le voci che mi arrivano non sono troppo rassicuranti".
Parisse è probabilmente il più grande rugbista italiano di tutti i tempi. Figlio di Sergio Senior, che è scomparso pochi mesi fa e che vinse lo scudetto con L’Aquila nel 1967, è nato nel 1983 a La Plata, in Argentina, dove suo padre si era trasferito per lavorare all’Italtel. Proprio l’anno di nascita è un discrimine importante: il 12 settembre, a mondiale in corso, Sergio compirà quarant’anni, un’età importante per qualunque sportivo. Eppure, Parisse sta vivendo una delle stagioni migliori della sua carriera. Quasi sempre presente con Tolone, il 19 maggio giocherà la finale di Challenge Cup (più o meno l’Europa League del rugby) contro i Glasgow Warriors e la settimana successiva scenderà in campo per l’ultima volta con il suo club, in casa contro Bordeaux.
L’addio al rugby è stato ampiamente annunciato, addirittura Tolone ha già comunicato che dal prossimo anno Parisse sarà un membro dello staff tecnico della squadra, ma ci si chiede se non sia il caso di concedere una last dance al giocatore più presente della storia della nazionale, con 142 partite giocate.Prendiamo però razionalmente in analisi i pro e i contro di un’eventuale convocazione di Parisse per la Coppa del Mondo.
L’Italia è nel girone A con Namibia, Uruguay e, soprattutto, Nuova Zelanda e Francia. Sulla carta dunque, il passaggio del turno non sembra fattibile (anche se i tifosi sperano sempre nel miracolo), quindi non c’è troppa pressione. Parisse non è un giocatore finito a cui va data una passerella per riconoscenza, tutt’altro: è un campione vecchio, sportivamente parlando, che però è in una forma pazzesca e può dire ancora ampiamente la sua. Inoltre, sarebbe il primo giocatore nella storia del rugby a scendere in campo in sei mondiali diversi. Inoltre, è stato il capitano della nazionale per più di dieci anni, quindi le doti di leader non mancano, ma su questo non c’era dubbio.
Però ci sono anche degli aspetti che portano a dire che forse non è il caso.
Parisse non viene convocato dalla Coppa del Mondo del 2019, tanto che, secondo le nuove regole di World Rugby, potrebbe addirittura essere chiamato dall’Argentina, suo paese natale (non lo farà mai, lo ha detto più volte). Coach Crowley non ci ha mai fatto affidamento, preferendo, anche nei momenti di difficoltà, giocatori molto più giovani. Il suo reparto, la terza linea, è poi ben coperto, forse il più coperto della nazionale, quindi non c’è necessità di allungare la rosa in questo senso. C’è poi un tema “etico”: come spiegare a un ragazzo che per quattro anni è stato chiamato in azzurro con la speranza di giocare un Mondiale che non ci andrà perché verrà convocato Sergio Parisse, che è una delle più grandi leggende dello sport italiano, ma è pur sempre un giocatore di quarant’anni che non è nel giro dal 2019?
Il dibattito è aperto: nessuno vorrebbe essere nei panni del ct, ma una cosa è certa: convocato o non convocato, Parisse rimane la più grande leggenda del rugby in Italia e lo sarà per sempre, a prescindere da questa ultima, suggestiva idea di convocazione.
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