9a tappa: Savignano sul Rubicone - Cesena
Giro d'Italia. Remco Evenepoel, più umano più vero
La cronometro che doveve "uccidere" il Giro non ha "ucciso" il Giro: il campione del mondo batte per un secondo Thomas e per due Geoghegan Hart. È di nuovo in maglia rosa (oggi parecchio maltrattata dalla regia, non si fa così)
Da Scandiano il Giro d’Italia 2023 doveva partire con Remco Evenepoel davanti e tutti gli altri dietro e di parecchio. La cronometro di Cesena doveva segnare l'avvio della salita definitiva al trono del campione del mondo e il momento per gli altri di fare i conti coi distacchi, la necessità di iniziare a indagare luoghi e occasioni da poter sfruttare per cercare di organizzare la rivolta.
A Cesena Remco Evenepoel ha vinto la seconda cronometro del Giro d’Italia, ha indossato di nuovo la maglia rosa, ma a distaccarlo dagli altri ci sono meno secondi di quanto il belga e gli avversari avrebbero pensato. Perché Evenepoel a cronometro va che è una meraviglia e anche oggi lo ha fatto vedere. Eppure, al contrario della prima tappa, si è dimostrato alla portata degli altri: Geraint Thomas gli è finito alle spalle di un secondo, Tao Geoghegan Hart di due, Stefan Küng di quattro, Bruno Armirail di otto, Primoz Roglic di sedici. E mostrarsi così, vicino e alle prese con i limiti che tutti hanno, aumenta l’appetito altrui, disegna nuovi scenari, una cattiveria sui pedali nuova, il pensiero che se non c’hai ammazzato qui non ci ammazzi più.
Remco Evenepoel ha ora 45 secondi su Geraint Thomas, 47 su Primoz Roglic, 50 su Tao Geoghegan Hart1’07 su Joao Almeida e Andreas Leknessund. Potevano essere distacchi molto più ampi. Si deve ragionare però su quello che c’è non su quello che sarebbe potuto essere. E quello che c’è è che forse le botte prese da Remco Evenepoel verso Salerno si sono fatte sentire ben più di quanto il belga ha fatto vedere. È stato bravo in questi giorni il campione del mondo a spaventare a parole i rivali. Verso il Gran Sasso sono caduti tutti nel tranello. Verso Fossombrone, tutto sommato, quanto è stato guadagnato da Roglic, Thomas e Geoghegan Hart è stato poca roba. Ora c'è un giorno di riposo e due tappe piuttosto semplici. Poi si vedrà se i mancati scatti diventeranno rimorsi.
Quel che è certo è che Remco Evenepoel non c’ha la minima voglia di cedere la maglia rosa. Non ha fatto nulla per difenderla nella tappa di Lago Laceno, ma adesso è tutta un’altra storia. Tutt’altro. E star davanti è senz’altro meno stressante di inseguire. E alla prima occasione buona vorrà ribadire la sua forza, e alla sua maniera: un allungo, la velocità che si fa impossibile per le gambe altrui, la solitudine che si crea per logoramento, come se fosse ineludibile.
L’unica incognita, la solita, per il campione del mondo, è la tenuta sulle salite lunghe, perché se c’è una pecca che Evenepoel ha sempre dimostrato di avere è quando deve pedalare con il naso all’insù per più di tre quarti d’ora, qualcosa in lui non va bene come sempre. Gli avversari lo sanno, aspettano con trepidazione venerdì – aspettano soprattutto di capire se dovranno o meno scalare il Gran San Bernardo e la Croix de Coeur. Se sì probabilmente attenderanno, se no allora dovranno saggiare le resistenza di Evenepoel già il giorno prima. Il Colle Braida è una salita parecchio rognosa sia a salire che a discendere. E sono almeno in otto a non aver escluso dai loro pensieri la maglia rosa (Damiano Caruso, ottavo, ha 2’13” e dice di non essersi mai sentito così bene).
Maglia rosa che oggi è stata parecchio maltrattata. Perché certo Andreas Leknessund non è un nome di quelli altisonanti; perché certo non stava pedalando per la vittoria; ma la scarsità di riprese è uno schiaffo a quella che gli organizzatori chiamano l’icona del Giro. Beh, se è così, forse alla maglia rosa e a chi la vestiva sarebbe stato corretto concedere un po’ più di spazio. Se si ritiene importante qualcosa non lo si nasconde dietro una tenda.