Gran calma #35
Per fortuna in Serie A non ci sono i playoff
Le ultime tre giornate di campionato sono il momento degli ultimi verdetti tra qualificazioni alle coppe europee e salvezza. E senza Mondiali e Europei l'estate del calcio si accontenterà delle finali di Nations League
I risultati della 35esima giornata di Serie A
Sampdoria-Empoli 1-1 34′ Zanoli, 93′ Piccoli (E)
Lazio-Lecce 2-2 34′ Immobile, 45′ +2, 51′ Oudin (LE), 94′ S. Milinković-Savić
Salernitana-Atalanta 1-0 93′ Candreva
Spezia-Milan 2-0 75′ Wiśniewski, 85′ Esposito
Inter-Sassuolo 4-2 41′, 89′ Lukaku, 55′ aut. Tressoldi, 58′ Lautaro Martínez, 63′ Matheus Henrique (S), 77′ Frattesi (S)
Verona-Torino 0-1 29′ Vlašić
Fiorentina-Udinese 2-0 7′ Castrovilli, 90′ Bonaventura
Monza-Napoli 2-0 18′ Dany Mota, 54′ Petagna
Bologna-Roma 0-0
Juventus-Cremonese 2-0 55′ Fagioli, 79′ Bremer
La classifica della Serie A dopo 35 giornate
Napoli 83; Juventus 69; Inter 66; Lazio 65; Milan 61; Roma 59; Atalanta 58; Fiorentina, Monza e Torino 49; Bologna 47; Udinese 46; Sassuolo 44; Empoli 39; Salernitana 38; Lecce 32
Spezia e Verona 30; Cremonese 24; Sampdoria 18.
Perché i verdetti settimanali sono già un prodromo alla prossima stagione agonistica
Con l’assottigliarsi delle residue settimane di calcio primaverile, in un anno solare che non vede la disputa di campionati mondiali, europei, olimpici ma solo delle finali di Nations League, si diradano progressivamente le nebbie dal quadro di destinazione di quasi tutte le squadre ancora in lizza per un obiettivo. E deo gratias che la Serie A non prevede playoff… Se la Salernitana e l’Empoli possono celebrare senza patemi la propria salvezza, raggiunta negli ultimissimi minuti di gioco, la Cremonese è ancora appesa alla matematica (dovendo vincere le prossime tre e sperare nei passi falsi di Hellas Verona, Spezia e Lecce). A questo punto diventa faccenda di calendario, mentre la sconfitta dell’Arechi pare chiudere non solo le speranze di Champions League per l’Atalanta, ma anche la lunga permanenza di Gian Piero Gasperini alla guida degli orobici: da tempo si inseguono le voci - e gli atti concludenti - relative alla sua insofferenza rispetto all’ambiente, alla campagna acquisti, alle stesse rimostranze di alcuni giocatori. Per cui ora appare vicino il capolinea di un’epopea non facilmente replicabile, a livello di bel gioco, avvicinamenti al calcio che conta e lancio di talenti in serie. Ricordando però, gran calma, che in tutti questi anni l’Atalanta (che non era comunque l’Olanda degli anni Settanta) non ha vinto manco una Coppa Italia. E alla fine, negli albi d’oro, rimangono solo i trofei conquistati.
Perché il campionato è appeso alle coppe della settimana prima e di quella successiva
I tempi ristretti a cui il mondiale del Qatar ha obbligato le federazioni (sperando sia l’ultima volta che succede un tale stravolgimento) impongono che le fasi finali delle coppe europee e anche di quelle nazionali avvengano a marce forzate. Non si ha il tempo di metabolizzare una sconfitta, o di decantare una vittoria, ché sette giorni dopo si torna in campo per confermare o smentire gli esiti appena maturati. Inter, Milan, Juventus, Roma e Fiorentina stanno giocando così, con la ricorrenza fiscale e quasi fastidiosa del campionato cui sovrintendere tra un sogno e l’altro, sfangandola con il turn over, rimpiangendo di non averlo fatto o di averne fatto troppo. I nerazzurri volano sulle ali dell’entusiasmo, i rossoneri sono sotto processo: il redde rationem incombe imminente, con inevitabili strascichi per gli ultimi weekend del torneo nazionale, sempre meno di domenica. Bioritmi e situazione di partenza dicono Inter, ma gran calma: se il Milan dovesse segnare subito, non necessariamente con il redivivo Raphael Leão, allora i supplementari non sarebbero un miraggio. E lo sanno bene i tifosi, che stanno vivendo queste ore più con l’angoscia di chi è in vantaggio che con la speranza di chi insegue.
Perché una buona dose di camomilla farebbe bene a più di un protagonista sul campo
Il dito puntato dai più contro le “convocazioni” che le curve degli stadi hanno preso a diramare verso la propria squadra sconfitta, al termine degli incontri, nasconde un iceberg ben più cospicuo. Nelle ultime settimane, infatti, è sempre più palese la tensione tra calciatori, tecnici, collaboratori ai margini del terreno di gioco: da Espanyol-Barcelona a Venezia-Perugia, da Padova-Virtus Verona a moltissimi esempi presto sedati, non di rado sono i protagonisti del calcio (e non gli spettatori) a dare vita a siparietti indecenti, mancata accettazione del risultato, recriminazioni relative agli esiti del Var. Mai come in questo caso, dunque, è il caso di suggerire gran calma a titolari e panchinari, allenatori e arbitri: se solo a questi ultimi fosse concesso di poter parlare dopo le partite, spiegando e argomentando le proprie decisioni…
Perché, in attesa dei giovani fenomeni, i tuttofare più rodati continuano a brillare
A fine stagione, con il relax di chi attende solo l’esplosione del caldo e le ferie pre-ritiro, emergono alcuni valori che carsicamente si rintanano alla vista immediata. E, per converso, ci si stanca di aspettare Godot dopo che i mesi precedenti avevano alimentato attese vane. Il primo prospetto risponde al nome di Giacomo Bonaventura, interno – mezzala – trequartista – piedi buonissimi che a Firenze hanno conosciuto una seconda giovinezza e si rivelano decisivi, alimentando i rimpianti per una carriera top che avrebbe potuto essere ma alfine non è stata. Il secondo, invece, tratteggia la figura di Agustín Álvarez, che il Sassuolo ha coccolato e progettato di lanciare come titolare, ovviando alle difficoltà di Andrea Pinamonti: ma ogni volta che è stato chiamato in causa, come a San Siro lo scorso fine settimana, non concretizza le poche occasioni da rete in cui viene coinvolto. Ma gran calma: conoscendo la politica del Sassuolo - e di Alessio Dionisi - la scommessa di molti avrà di sicuro una seconda possibilità l’anno prossimo, e se è capace quanto sembra allora non la fallirà.
Perché l’Udinese nel futuro è già proiettata, non solo con gli annunci di mercato
Non è poi così usuale che, ancora prima del termine di un campionato, vengano annunciati gli acquisti per l’anno successivo da parte di una squadra di Serie A. Tantomeno con le grafiche nei network, come invece è accaduto per il centravanti brasiliano Brenner Souza da Silva e il terzino sinistro Jonathan Zemura, dallo Zimbabwe all’Udinese via Bournemouth: ancora una volta, la società friulana è all’avanguardia nel trattare le questioni calcistiche come quelle esterne, ben consapevole che presto dovrà fare a meno di Destiny Udogie in direzione Tottenham. E siccome anche Beto Betuncal è indirizzato a partire, ecco appunto la nuova scoperta: Vivaldo Semedo, giovane portoghese già presente nella rosa, è entrato in campo a Firenze e sùbito ha colpito il palo di testa, proprio come il miglior Beto. Altro che Florian Thauvin, ormai quasi una vecchia gloria, il cui passaggio in Serie A si è rivelato una meteora: certo, gran calma per qualsiasi volo pindarico, ma importante è cominciare così. E anche a Udine, in un calcio che dimostra di saper fare a meno degli sponsor nelle maglie (potrebbero essere bellissime, e ricercate: pensateci), improvvisamente si sono presi il diritto di vivere il presente.
Il foglio sportivo - calcio e finanza