Il Foglio sportivo
Il giro del mondo a vela di Francesca Clapcich
La due volte olimpica è unica italiana nella Ocean Race: “Pensare che da bambina mi faceva paura”. L’amore con la “sua” Trieste e quell’entusiasmo che accompagna ogni regata
“La barca a vela è una passione di famiglia, ma quando ero piccola avevo paura. Se la barca si inclinava spinta dalla forza del vento ero terrorizzata. Mi addormentavo solo cullata dal rumore del motore, lo accendevano apposta per tranquillizzarmi”. Così si racconta Francesca Clapcich, 35 anni, triestina, due volte olimpica. È l’unica velista italiana impegnata in The Ocean Race, il giro del mondo in equipaggio che arriverà a giugno, con il Gran Finale, a Genova. Il 10 maggio è entrata nella baia di Newport vincitrice della quarta tappa della regata partita da Alicante il 15 gennaio. È imbarcata su 11th Hours Racing, barca americana sponsorizzata da una fondazione che ha come missione la salvaguardia degli Oceani e in settembre, assieme a The Ocean Race, presenterà, all’assemblea generale della Nazioni Unite, una raccolta di firme per far approvare una Dichiarazione Universale dei diritti degli Oceani. La presidente di 11th hours Wendy Schmidt conosciuta dalla comunità velica italiana per aver vinto la Barcolana 2022 con la sua Deep Blue, primo successo con bandiera stelle e strisce nella classica regata del golfo di Trieste. L’amore con la città, il suo entusiasmo per la regata è stato travolgente, così ha accompagnato il successo sportivo con una donazione di centomila dollari al Parco Marino di Miramare: “Mi hanno chiesto un consiglio” racconta Clapcich, “e ho pensato subito a Miramare, perché, come tutti i bambini triestini ho passato interi pomeriggi della mia infanzia nel giardino del castello bianco, uno dei simboli di Trieste”.
Newport è un luogo iconico nella storia della vela, qui dal 1930 al 1983 si sono disputate le regate per la Coppa America, proprio qui con Azzurra è cominciata la passione italiana per il più antico trofeo sportivo del mondo. L’avvocato Agnelli veniva in barca qui con John F. Kennedy e Jacqueline Onassis, l’aura kennediana è ancora ben presente, nel negozietto dei souvenir di Fort Adams dove sono ormeggiate le barche di The Ocean Race che domani partiranno per la quinta tappa, si trovano ben tre biografie in vendita. Poco fuori dalla città c’è la sede estiva del New York Yacht Club. “Siamo arrivati circondati da tantissime barche, sembrava l’arrivo della Barcolana, un’atmosfera incredibile” ricorda Francesca Clapcich ”per me l’emozione era doppia perché sul molo ad aspettarmi c’erano mia figlia Harriet e mia moglie Sally, ho messo gli occhiali da sole per nascondere una lacrima. Diciassette giorni senza vederla sono tanti. Mentre sei impegnata nella navigazione non ci pensi, ma quando cominci a sentire i profumi che arrivano da terra sale l’emozione. È stata la prima volta che venivano ad accogliermi all’arrivo. Harriet ha appena undici mesi, ma percepisce già l’assenza: anche quando la mattina esco per venire alla base si avvinghia come se temesse ancora una lunga trasferta”.
Francesca e famiglia vivono negli Stati Uniti (Sally è americana e lavora per la Federazione vela Usa), ma non hanno scelto una località sulla costa. Se si pensa a dove possono mettere le radici due veliste è naturale immaginare Newport o la Florida piuttosto che la California. Invece hanno scelto Park City nello Utah dove nel 2002 si sono disputate le gare olimpiche di sci alpino: un paradiso degli sport Outdoor. “Sci, trekking, mountain bike difficile trovare un parco giochi migliore per chi ama gli sport all’aria aperta” sorride Francesca. Oggi Francesca Clapcich è indubbiamente la velista italiana più completa: due Olimpiadi, campionessa europea e mondiale, ha navigato in solitario, nel 2017 ha partecipato al suo primo giro del mondo con una barca con equipaggio composto unicamente da giovani ad eccezione della skipper Dee Caffari. È l’ultima di un piccolo gruppo di donne italiane che hanno passato Capo Horn, il capo più meridionale del mondo, punta estrema del Sudamerica, considerato l’Everest dei Velisti. Le donne che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta hanno doppiato il capo avevano il cognome dello skipper: Malingri, Pascoli, Sicouri: ottime veliste sia chiaro, ma che senza il marito difficilmente sarebbero salite a bordo. Anche Elena Caputo che nel 2000 è passata da Capo Horn con il trimarano Explorer era la moglie dello skipper Skip Novak.
Oggi le regole di The Ocean Race dicono che in barca deve esserci almeno una donna e non ci sono mogli. La sudafricana Kristen Neushafer dopo 235 giorni di navigazione ha appena vinto la Golden Globe Race, regata in solitaria con barche tradizionali senza ausilio di elettronica superando tutti i concorrenti maschi. “Una donna con carattere, perché dire donna con le palle non si può sentire” sottolinea Clapcich, “bravissima perché ha dimostrato capacità tecniche, determinazione e perseveranza. Molti suoi avversari hanno mollato, io stessa non starei 235 giorni da sola in barca. Magari sogno un giorno il Vendee Globe che si corre con le stesse barche di The Ocean Race ma che oramai dura meno di 70 giorni”.
Oggi la vela oceanica italiana gode di ottima salute grazie ai ragazzi dei Class 40: Ambrogio Beccaria, Alberto Bona, Alberto Riva, Andrea Fornaro e Marco Guerra. Poi c’è Giancarlo Pedote che sarà ancora alla partenza del prossimo Vendee Globe; Francesca Clapcich è una di loro: “Sono tutti amici. Sicuramente mi piacerebbe fare qualche regata in doppio o in equipaggio”. Francesca non sarà imbarcata su 11th Hours Racing nella prossima tappa da Newport a Aarhus in Danimarca, tornerà nelle frazioni europee dalla Danimarca all’Olanda e poi a Genova dove l’arrivo è previsto per il 25 giugno con l’equipaggio americano ancora in lotta per la vittoria finale: “Vincere arrivando in Italia sarebbe splendido”. Poi sarà la volta della Coppa America nel 2024 a Barcellona, per la prima volta ci sarà una “Womens’ Americas’ Cup” e Francesca Clapicich sarà l’allenatrice del team di American Magic per il New York Yacht Club di cui è socia e protagonista di un programma di inclusione e modernizzazione del circolo velico più famoso e paludato del mondo. Resta il dubbio se sarebbe pronta a fare cambio, a restare a casa con Harriet mentre Sally naviga: “Si lo farei senza problemi, mentre ho lasciato a lei il compito della maternità, io sono un maschiaccio e con trentasette e mezzo di febbre sono fuori combattimento, nove mesi con i piccoli disturbi che porta una gravidanza mi spaventavano”.