L'altra faccia
La solitudine di Allegri, che finalmente s'è tolto la maschera
"Sono il primo che sembra impermeabile a tutto, ma a livello psicologico è una roba allucinante”, ha detto l'allenatore della Juventus a proposito della nuova penalizzazione, definita uno "stillicidio". E' toccato a lui parlare da dirigente, mentre in campo i suoi calciatori sembravano averlo scaricato, quasi sollevati dalla sentenza
Alla fine la maschera è caduta. “Io sono il primo che sembra impermeabile a tutto, ma a livello psicologico è una roba allucinante”. O forse, chissà, è stato lui stesso a voler mostrare il suo vero volto, mettendo da parte almeno per una sera le battute e l'ironia tagliente. Non è facile fare l'allenatore ma anche il dirigente, il gestore e pure lo “psicologo”. Perché intanto, dopo l'ennesimo ribaltone giudiziario e dopo i quattro gol subiti a Empoli, quella patina da santone a cui tutto scivola addosso, quella di chi è capace di cavare filosofia anche nella tragedia (sportiva), è diventata forse troppo pesante. Troppo pesante anche per l'allenatore della Juventus: non si esce indenni da una stagione del genere nemmeno se sei cresciuto al "Gabbione" di Livorno e ti chiami Max Allegri, che pure a fare il parafulmine un po' c'aveva fatto il callo. C'aveva trovato gusto, s'era fatto personaggio. Chè quando tutto gira, si sa, viene tutto facile, quasi naturale.
Ma questa è “una roba che veramente ti butta fuori di testa”, ha detto l'allenatore bianconero. Non si riferiva al campo, parlava dello “stillicidio” a cui è stata sottoposta la Juventus sul caso plusvalenze – tre processi con tre sentenze diverse, per lo stesso addebito. In qualche modo ieri sera è rimasto da solo - l'hanno lasciato solo? - a difendere la squadra e il suo lavoro, un secondo posto sul campo che per la verità non avrebbe entusiasmato, per come è maturato, anche al di là della giustizia sportiva. Ma questa è un'altra storia.
Una solitudine che si è resa più evidente, plastica, davanti ai microfoni del post partita, mentre Allegri cercava di spiegare, con la faccia sconsolata, che è impossibile trovare senso in una stagione come quella che sta per concludersi e che nella prossima nessuno si aspetti miracoli, la strada per tornare in vetta è ancora molto lunga. Parole e concetti che di solito si devono al presidente, alla dirigenza – la stessa che nel frattempo si limitava a un comunicato stampa in cui è scritto che dopo la motivazioni, si valuterà il ricorso. E invece sono toccate all'allenatore. Forse in una sorta di prologo di quel che sarà. Un futuro in società, un po' alla Ferguson con il Manchester United, hanno scritto i più ottimisti. La realtà potrebbe essere più complicata.
Chissà, niente è scontato a questo punto. Anche perché ieri sera la Juventus, o meglio i giocatori della Juventus, sembravano a un certo punto quasi sollevati, nella loro delusione. Come se la nuova penalizzazione li avesse in qualche modo liberati di ogni incombenza, di ogni aspettativa. Tanto ci pensa il mister, il sottotesto. Vincendo ieri sera la Juventus non solo sarebbe rimasta in corsa per la Champions, ma avrebbe potuto giocare da padrona del proprio destino (al netto dell'Uefa): battendo il Milan domenica prossima i bianconeri avrebbero riagguantato il quarto posto. E invece in campo nessuna reazione ai gol dell'Empoli, come se i calciatori avessero scaricato il proprio allenatore, che pure continua a ripetere a ogni intervista “che non si può rimproverare nulla ai ragazzi”, “che in questa stagione hanno fatto il massimo”.
Restano allora le incognite, tante. E un (altro) nuovo corso da inaugurare: con o senza Max? E con quali calciatori? Il ridimensionamento – qualcuno la chiama ripartenza – pare inevitabile. Si tratta di capire chi potrà gestirla, se arriverà come sembra un nuovo direttore sportivo (sarà Giuntoli?); se la solitudine che pare attorniare oggi Allegri sia solo di passaggio e se a tenerlo in sella sia solo l'oneroso contratto o un progetto da costruire realmente, magari attorno ai giovani che hanno fatto bene in questa stagione. Ma anche se lo stesso Allegri sia davvero l'uomo giusto. Del resto, pur con tanti alibi, non è mai riuscito a plasmare la sua squadra e la solidità difensiva, marchio di fabbrica del tecnico toscano, non è si mai rivista dal suo ritorno. Anche questo è un fatto, insieme ai tanti “se” che dovranno essere sbrogliati.
“Lasciare ora sarebbe da vigliacchi”, ha detto ieri il tecnico, mettendosi a disposizione, lasciando intendere la priopria volontà di ripartire. Ma a quali condizioni e in quali circostanze?
Il Foglio sportivo - In corpore sano