17a tappa: Pergine Valsugana-Caorle, 195 km
Giro d'Italia. Vince Dainese, ma a Caorle è finita con uno stallo alla messicana
Sotto lo striscione d'arrivo si sono presentati affiancati il velocista della DSM, Jonathan Milan e Michael Matthews. Solo l'australiano aveva capito di non essere il vincitore, ma ha fatto il vago. Per secondi e secondi nessuno sapeva com'era andata a finire: è arrivato il fotofinish a rovinare tutto
Alberto Dainese, Michael Matthews e Jonathan Milan si sono ritrovati uno affianco all’altro, da destra a sinistra, in perfetto ordine alfabetico, sotto lo striscione d’arrivo di Caorle, diciassettesima tappa del Giro d’Italia 2023. Si sono tutti guardati dopo l’arrivo, Dainese guardava Matthews e Milan, Matthwes osservava Dainese e Milan, Milan scrutava Dainese e Matthews. L’unico ad averci capito qualcosa era l’australiano, ma non lo voleva fare vedere, forse per scaramanzia. È un corridore che la sa lunga Matthews, uno che capisce sempre tutto al volo. E che sa che la cosa migliore da fare in certi casi è tenersi per sé ciò che si è colto.
Per qualche istante nessuno ha fatto ciò che è giusto fare quando si oltrepassa per primi una linea d’arrivo: togliere le mani dal manubrio, portarle in alto, esultare. Bella botta di libidine la volata. Non l’ha fatto nessuno perché nessuno sapeva com’era andata a finire tra loro tre. Chi aveva vinto? Bah. Alberto Dainese lo chiedeva. Jonathan Milan lo chiedeva. Michael Matthews si guardava attorno, non chiedeva, non ci credeva, ma chissà, in fondo in fondo si serba sempre un pochino di speranza, quella che tutto l'apparato tecnologico del Giro si fosse rotto.
Avessero avuto una pistola in mano sarebbe stato un perfetto stallo alla messicana. Alberto Dainese, Michael Matthews e Jonathan Milan non avevano una pistola in mano, ma una bicicletta sotto di loro. E dei giudici di corsa già alle prese con quel trabiccolo totalitario che è il fotofinish. Che ha detto una cosa, solo una cosa, e nemmeno in molto tempo: Alberto Dainese ha vinto la tappa, davanti a Jonathan Milan per qualche centimetro, pochi, ma sufficienti per non dare dubbi; terzo Michael Matthews per quasi mezza ruota.
Era contento Alberto Dainese, ha esultato, ma davanti ai fotografi. Meglio gioire in bicicletta, ma non era questo il caso. Troppo vicini gli altri due, troppo poco il distacco. E quand’è così si preferisce aspettare che è sempre meglio evitare di fare la figura di uno Zabel o di un Alaphilippe qualsiasi.
Sarebbe stata bella una doppia esultanza. È mai sbagliato sommare gioia a gioia. Non va così nello sport. Il ciclismo ha questa pretesa di premiare solo chi vince. Poco male per Jonathan Milan però: sul palco a stappare spumante c’è salito lo stesso, sicuro ormai che per portarsi a casa quella maglia ciclamino che ha iniziato a vestire a San Salvo, al termine della seconda tappa, gli basterà arrivare a Roma. Ci sono tre tappe parecchio rognose, servirà pazienza.