gran calma #37
Le curve si sono riprese il calcio, nella buona e nella cattiva sorte
Mai come quest'anno il tifo organizzato è tornato a fare la differenza: senza, sarebbe un altro sport. Domenica sera Spezia e Hellas Verona si giocano la salvezza: la squadra di Semplici sta sprofondando, Nzola può ribaltare i pronostici
I risultati della 37esima giornata di Serie A
Sampdoria-Sassuolo 2-2 8' Gabbiadini (Samp), 9' Berdardi (Sass), 11' Enrique (Sass), 78' Erlic (AU)
Salernitana-Udinese 3-2 25' Zeegelar (U), 30' Nestorowski (U), 43' Kastanos (S), 57' Candreva (S), 96' Troost-Ekong (S)
Spezia-Torino 0-4 24' Wisniewski (AU), 72' Ricci (T), 76' Ilic (T), 96' Karamoh (T)
Fiorentina-Roma 2-1 11' El Shaarawy (R), 85' Jovic (F), 88' Ikoné (F)
Inter-Atalanta 3-2 1' Lukaku (I), 3' Barella (I), 36' Pasalic (A), 77' Martinez (I), 91' Onana (AU)
Verona-Empoli 1-1 61' Gaich (V), 96' Magnani (AU)
Bologna-Napoli 2-2 14', 54' Osimhen (N), 63' Ferguson (B), 84' De Silvestri (T)
Monza-Lecce 0-1 101' Colombo (L)
Lazio-Cremonese 3-2 4' Hysaj (L), 37' Milinkovic-Savic (L), 54' Millan (C), 58' Lazzari (AU), 89' Milinkovic-Savic (L)
Juventus-Milan 0-1, 40' Giroud (M)
La classifica di Serie A dopo 37 giornate
Napoli 87; Lazio 71; Inter 69; Milan 67; Atalanta 61; Roma 60; Juventus 59 (-10); Torino e Fiorentina 53; Monza 52; Bologna 51; Udinese 46; Sassuolo 45; Empoli 43; Salernitana 42; Lecce 36; Spezia 31; Verona 31; Cremonese 24; Sampdoria 19.
Perché il finale di campionato sta scivolando stancamente, in attesa dei sussulti europei
Penultima giornata di Serie A, nuovi verdetti. Inter e Milan raggiungono Napoli e Lazio in Champions League, il Lecce si salva matematicamente. Un plauso alle squadre che, ormai con minori motivazioni, hanno onorato le partite contro avversari che si giocano ancora qualcosa: le tranquille Empoli e Torino, come del resto Cremonese e Sampdoria già retrocesse, hanno fatto il proprio dovere. Per l’Europa League e la Conference, corsa a tre con Atalanta, Roma e Juventus in altrettanti punti. Ma gran calma, perché proprio la finale continentale tra Roma e Siviglia di mercoledì sera può cambiare il quadro e le motivazioni in vista dell’ultimo turno stagionale: se la formazione di José Mourinho dovesse prevalere a Budapest, si assicurerebbe il quinto slot per la Champions. Liberando non solo quello per la stessa Europa League, ma “liberando” anche mentalmente la cruciale partita con lo Spezia: così come il Milan, già sicuro dell’Europa che conta, è privo di assilli contro lo storico rivale Hellas Verona.
Perché domenica sera 4 giugno (ore 21) si salverà lo Spezia, e perché invece no
I bianchi affidati a Leonardo Semplici stanno sprofondando. Tre vittorie in tutto il 2023, due delle quali prestigiose contro Inter e Milan; tanti punti persi per strada rispetto all’andata; il morale sotto i tacchi, dopo la scoppola di quattro reti subita a domicilio da parte del Torino. Ambiente arrabbiato e sconfortato, si direbbe, e capace di accendere un cero per il pareggio dell’Empoli nel recupero a Verona. Però gran calma: lo Spezia ha un attaccante, M’bala Nzola, che manca all’organico rivale. E, sul piano del gioco, la quadratura era stata trovata fin dall’esperienza di Luca Gotti in panchina: 3-5-2 corto, centrocampo esperto, fasce presidiate. L’avversaria di giornata sarà la Roma, reduce dalla finale europea: se i giallorossi l’avranno vinta, saranno in Champions League e quindi più “sciolti” in campionato. Se usciranno sconfitti dal match contro il Siviglia, allora dovranno cercare di confermare almeno l’Europa League la domenica contro i liguri. Troppe variabili ancora.
Perché domenica sera si salverà l’Hellas Verona, e perché invece no
Dal canto suo, la formazione diretta da Marco Zaffaroni e Salvatore Bocchetti non ha mai del tutto convinto sotto il profilo dello schieramento, delle scelte per quanto concerne i ruoli, della preferenza al generoso Milan Đurić in luogo del ben più concreto Adolfo Gaich. Eppure, nel girone di ritorno, l’arrivo di Cyril Ngonge e il progressivo recupero di Darko Lazović hanno ridato speranza alla squadra, inanellando qualche risultato positivo, inframmezzato da cicliche amnesie. Ieri era tutto apparecchiato per il sorpasso nei confronti dello Spezia, sfumato solo per una tragica autorete al 95° minuto. Ciononostante, i bioritmi gialloblu mandano segnali più positivi rispetto a quelli dei contrapposti a distanza: a San Siro con fiducia, quindi? Gran calma: al Milan stuzzica l’ipotesi - non peregrina - di finire davanti all’Inter, che pure l’ha battuta nella semifinale di Champions League. E magari di togliersi sassolini veronesi ingombranti da 33 e da cinquant’anni. Il resto lo farà la concomitanza assoluta tra le partite che scottano, tutte domenica 4 giugno con inizio alle ore 21. Anche per questo, dovessimo investire un euro, diremmo: un giusto spareggio salvezza.
Perché le coreografie colorate, le trasferte, i risultati dicono che il calcio è ancora dei tifosi
In principio era il padroncino, spesso provinciale e folkloristico, che gestiva la società di calcio come il pastificio. Quindi il capitalismo familiare, ossatura del paese, costruiva narrazioni a partire dalle proprie maglie: classicità juventina, champagne milanista, solidità nerazzurra. Vennero i magnati stranieri, russi o americani, indonesiani e cinesi, e come venivano sapevano già che un giorno se ne sarebbero andati. Infine i fondi, dentro i quali non si sa mai chi abbia versato risorse e quale faccia abbiano gli amministratori: a costoro oggi pare appartenere il presente e il futuro del calcio. E invece gran calma, perché mai come quest’anno, nella buona sorte (Fiorentina, una per tutte) e nella cattiva (Sampdoria in primis), il tifo organizzato, le curve ribollenti di fuoco e colore, le mobilitazioni per andare in trasferta si sono riprese il proprio spazio, a significare che senza la presenza umana stanziale - e non occasionale - il calcio diventerebbe un’altra cosa. E non solo il calcio: possiamo essere certi che la grande performance di Primož Roglić al Monte Lussari sia dovuta solo alle sue qualità, e non all’encomiabile supporto morale e materiale ricevuto dai suoi connazionali che hanno valicato il confine, spingendolo in tutti i sensi a vincere i suoi stessi limiti fisici e di fondo, palesati appena il giorno prima?
Perché è fisiologico avercene abbastanza del campionato, ma riavremo energie per l’Under 21
A fine maggio le spiagge già traboccano di turisti last minute, un numero sempre minore di sportivi - non è una contraddizione con quanto scritto poco sopra - segue ogni palpito del proprio team, gli stessi palinsesti televisivi non vedono l’ora di chiudere col botto delle finali europee. La stanchezza del primo caldo la fa da padrona in ogni contesto, figurarsi il calcio: eppure gran calma, perché se è vero che comunque i fan delle squadre ancora in lizza per un obiettivo rimangono focused attorno a questo, la squadra di tutti (ovvero la Nazionale italiana) si prepara all’ennesima prima parte d’estate sotto fatiche forzate. Si tratta della Under 21, allenata da Paolo Nicolato, che dal 21 giugno all’8 luglio stazionerà in Romania per la fase finale dei campionati europei di categoria: gli azzurrini se la dovranno vedere con la Norvegia del “salernitano” Erik Botheim e del “sassolese” Emil Ceide, con la Svizzera del “parmigiano” Simon Sohm e di Dan Ndoye del Basilea, soprattutto con l’eterna Francia che tra gli altri (Cherki, Gouiri) espone la stella Benoît Badiashile, il “leccese” Valentin Gendrey, il gioiellino Enzo Le Fée, il “fantasma” milanista Amine Adli. Presupposti per non mancare all’appuntamento con lo stadio o col televisore, nonostante gli sbadigli connessi al pallone abbiano già anticipato il mese di giugno.