a canestro
Dever e Miami per l'Anello. Ma la finale Nba non è solo Jokic vs. Butler
Le franchigie che si affronteranno per la vittoria del titolo sono guidate da due campioni diversi per storia e ambizioni ma uniti da un talento sopra la media. Come stanno Nuggets e Heat
Tra Colfax Avenue e Race Street, a Denver, Colorado, l’artista Detour ha già dipinto un murale con il faccione di Nikola Jokic. Non ha usato foto, né altro. “Solo l’immaginazione” hanno detto quelli che si sono fermati a guardarlo usare vernice spray. Questo la dice lunga su quanto ormai i Nuggets siano impressi nella mente di tutti, a Denver. Per queste Finals 2023 se la vedranno contro Miami.
Gli Heats hanno rischiato di cadere dalla parte sbagliata della storia. Potevano diventare la prima squadra della pallacanestro americana a farsi rimontare in una serie da un vantaggio di 3-0, invece sono andati a prendersi alla settima partita contro Boston un posto in finale, la settima che giocheranno. Era una promessa che Jimmy Butler, la star, aveva fatto a se stesso e a tutti i tifosi degli Heats un anno fa, quando proprio contro Boston persero la finale di Conference. “Torneremo qui e la prossima volta vinceremo”.
Denver contro Miami, dunque. Ma anche due sguardi a confronto. Il primo è quello di Jokic, ovviamente. E’ lui che ha portato in finale i Nuggets per la prima volta nella loro storia. Jokic incarna alla perfezione quello che sta accadendo a Denver: da seconda scelta nel draft del 2014 a riserva di Nurkic, fino a diventare il faro dell'attacco di Denver. Eppure. “Il basket non è la cosa principale nella mia vita e probabilmente non lo sarà mai. E ad essere onesto, a casa ho qualcosa di più importante del basket. Diventare padre mi ha confermato una cosa che già sapevo: che la pallacanestro non è la cosa a cui tengo di più”. La famiglia Jokić è originaria di Sombor. Il padre, Branislav, ingegnere agricolo, giocava a basket, mentre Rada, la madre, praticava atletica. Entrambi hanno sempre sostenuto Nikola. Jokic adesso è vicino al traguardo di una vita. Ma è questa sua indifferenza a rivelarne la grandezza. “Non ho visto Gara-5 di Boston, facevo una passeggiata con mia figlia. Gara-6? Non sono sicuro, forse ne guarderò un pezzo con mia figlia”. Per lui si è scomodato Djokovic: “Jokic è l’orgoglio della Serbia. Siamo così orgogliosi di lui. Speriamo che possa vincere il suo primo anello”.
Dall’altra parte, il simbolo degli Heat è Jimmy Butler. Ha fatto di tutto per riportare Miami alle Finals. Nel 2020 si era inchinato ai Los Angeles Lakers di LeBron James. Stavolta è diverso. O così pensa lui. “Non giochiamo solo per vincere la Eastern Conference. Giochiamo per vincere tutto”. Quella di Butler è una storia di riscossa. Un’infanzia segnata da difficoltà economiche, un padre assente, una madre con problemi di dipendenza. "Non voglio essere solo un giocatore di basket. Voglio essere un leader e un esempio per gli altri. Voglio lasciare un'impronta positiva sulle persone e fare la differenza nella vita degli altri”. Butler è un ottimista. “So perché coach Pat e coach Spo mi hanno voluto qui, ed è per competere ad alto livello e vincere il titolo. Mi hanno messo intorno un gruppo che mi dà l’opportunità di farlo. Quindi è per questo che sono sempre stato fiducioso”.