Lo stadio da 200 posti in mezzo ai campi in cui si sono svolte le battaglie dello scorso anno, con i fumogeni colorati lungo il campo 

Il risorgimento del calcio a Bucha, dopo i massacri russi

Andrea Braschayko

Nella cittadina divenuta nel marzo del 2022 il simbolo dei massacri indiscriminati di Mosca contro la popolazione civile, il calcio ha contribuito a un graduale, quanto straniante, ritorno alla vita

Si conclude domenica il primo campionato di calcio ucraino disputato in seguito all’invasione russa su larga scala. Nella Prem’er Liha, la massima serie, ha vinto ancora lo Shakhtar Donetsk, superando i rivali del Dnipro-1 con un turno di anticipo. È stato un campionato straniante: l’ingresso ai tifosi è stato vietato, mentre alcune partite sono durate anche cinque ore a causa delle sirene antiaeree, delle quali giocatori e staff aspettavano le fine nei bunker al di sotto degli stadi. A inizio campionato, si sono ritirate dalla Premier Liha il Desna Chernihiv e il Mariupol. Le loro arene sono state pesantemente colpite dai missili del Cremlino.

 

In un’altra cittadina, divenuta nel marzo del 2022 il simbolo dei massacri indiscriminati di Mosca contro la popolazione civile, il calcio ha contribuito a un graduale, quanto surreale, ritorno alla vita normale. È successo a Bucha, il luogo in cui gli eccidi delle truppe russe hanno sconvolto la percezione di questa guerra. «Una squadra calcistica dal selo, militante nella Druha Liha» è la bio del profilo Instagram del Nyva Buzova. La Druha Liha è la serie C ucraina, ma il social media manager del club potrebbe presto cambiarne la descrizione, poiché la squadra ha vinto il campionato e ha il diritto di salire nella seconda divisione, a cui però la partecipazione è ancora incerta. Selo è invece la definizione ucraino-russa dei villaggi ai confini delle città, la vera anima dei paesi post-sovietici. La squadra ha infatti sede a Buzova, un villaggio di appena 1.500 abitanti nella periferia di Bucha, in cui i soldati russi sono passati nella loro marcia distruttiva.

  

Nyva è un termine che fin dall’epoca sovietica è affibbiato ad alcune squadre provinciali ucraine (tra amatori e professionisti, ci sono ben otto squadre con questo nome, seguito da quello del posto per distinguerle dalle altre). Il significato del termine è, letteralmente, «un appezzamento o striscia di terra su cui crescono colture di grano». Identifica, dunque, lo status di squadra agraria, proveniente cioè da località in cui è la terra il bene economico primario e in tempi comunisti vi giocavano i dipendenti dei kolchoz, le grandi fabbriche agricole collettivizzate. Il piccolo stadio da 253 posti a sedere è in effetti immerso nella natura delle pianure coltivate dell’oblast’ di Kyiv.

  

Il campo è circondato da circa 15mila alberi, ripiantati dai calciatori e dallo staff alla vigilia del campionato. Altro che ritiro precampionato, «i primi mesi della stagione sono stati di duro lavoro: il villaggio aveva subito gli scontri della scorsa primavera e pure il campo conservava il segno dell’artiglieria e delle bombe dei russi» spiega il presidente del club Oktay Efendiyev, che è pure presidente dell’assemblea dei cittadini di origine azera in Ucraina e membro del comitato delle minoranze d’Ucraina.

 

Il bomber del club Ivan Sonov, eletto miglior giocatore del campionato, ha raccontato come il campo sia stato ripulito dai calciatori con l’uso del metal detector, alla vigilia del campionato. I giocatori, alcuni di loro con varie esperienze in squadre della Prem’er Liha e pure con sporadiche apparizioni nelle nazionali giovanili, di certo non si aspettavano quest’accoglienza quando hanno accettato il trasferimento, ma hanno accettato volentieri di partecipare fisicamente al risorgimento del piccolo club, alla sua prima partecipazioni tra i professionisti.

 

«L’obiettivo della squadra era arrivare nei primi tre posti, ad inizio stagione», racconta il presidente ucraino-azero, innamoratosi del calcio guardando le imprese della Dynamo Kyiv del colonnello Valerij Lobanovskij e del giovane Andriy Shevchenko a fine anni ‘90. A fine stagione, il Nyva Buzova ha perso una sola partita e ha dominato il campionato. Nonostante il divieto di accesso ai tifosi, il gruppo ultras del Nyva composto da un centinaio di persone e chiamato UBN (Ultras Buzivchany Nyvy) ha accompagnato la squadra dall’esterno dello stadio. Le loro coreografie con fumogeni di diversi colorati hanno fatto il giro dell’Ucraina.

 

Vladyslav Podolianyuk ha giocato per il Nyva nei campionati amatoriali della provincia. Ora è il vicepresidente della squadra. «Aspettiamo il rilascio dell’attestato per parlare della serie B nel prossimo anno» dice. Da lì il passo verso la prima divisione, e la realizzazione del sogno di affrontare Dynamo e Shakhtar, è molto breve. D’altronde in Prem’er Liha da alcuni anni ci sono già tre squadre provenienti dai selo ucraini: il Kolos Kovalivka (oblast’ di Kyiv), il Minaj (nella regione della Transcarpazia) e l’Inhulets (vicino Kirovohrad). Popolazione totale dei tre villaggi: 11.600 abitanti.

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