scudetto in zona Cesarini
Una pazza domenica di calcio in Belgio
L'Anversa vince il campionato belga in una giornata nella quale sono stati campioni della Pro League anche Genk e Royale Union Saint-Gilloise
Sessantasei anni di attesa per uno scudetto. Una città intera che festeggia senza il giocatore simbolo di quella stagione 1956-57, Jef van Gool, simbolo dell’Anversa calcistica, morto lo scorso anno all'età di 86 anni. Jef non è mai stato un calciatore professionista, ma ha comunque vinto quello che era stato l’ultimo titolo nazionale della città dei diamanti: cinque volte capocannoniere in patria, veniva ricordato ancora oggi come testimone di un calcio che non c’è più e non solo perché fu applaudito da Pelé in un’amichevole con il Santos. Lui era quella vittoria narrata dai nonni ai nipoti che mai avevano conosciuto quella gioia.
Una storia nella storia
Insomma van Gool era un ricordo tanto lontano quanto vicino, basterebbe questo per raccontare la lunga attesa dei tifosi fiamminghi ma la giornata finale del campionato belga ha deciso di regalare loro uno degli scudetti più emozionanti degli ultimi decenni in tutta Europa. Tutto questo nonostante la Pro League sia, al di là del nome altisonante, fuori dai radar dei campionati che contano: un piccolo paradosso per un paese che ha avuto una nazionale che ha primeggiato nel ranking mondiale degli ultimi anni. I soldi però non valgono il campionato di casa per gran parte dei diavoli rossi, quindi fiamminghi e valloni si devono accontentare di un torneo diviso in due fasi. Dallo scorso decennio, infatti, la massima serie belga si svolge in due fasi distinte (come la nostra Serie A femminile da quest’anno): nella stagione regolare tutti si affrontano in un girone all'italiana al termine del quale le prime classificate lottano per il titolo creando un nuovo girone in cui si incontrano altre due volte. Un modo sofisticato per evitare i play-off e soprattutto per aumentare il numero delle partite e i relativi incassi.
La pazza domenica del calcio belga
Questo bizzarro campionato nel campionato ha qualche pregio, tipo tenere viva la lotta per il titolo e per le posizioni europee fino all’ultimo. Almeno quest’anno è stato così. A novanta minuti dalla fine stava vincendo lo stallo con tre squadre nel giro di un punto. L’Anversa era primo a quota 46 a pari merito con la Royale Union, terzo il Genk a 45. Nelle storie di questa storia la compagine di Saint-Gilles meriterebbe un capitolo a parte, una grande del primo novecento che è tornata protagonista solo negli ultimi due anni, ma non c’è tempo per farlo. In campo abbiamo da una parte Genk e Anversa, dall’altra proprio l’Union con la sfida più semplice di tutte. Almeno sulla carta, anzi nemmeno. Se in classifica il Bruges era quarto senza altre ambizioni nazionali, nei mesi scorsi aveva superato i gironi di Champions League davanti a Bayer Leverkusen e Atletico Madrid. Mica poco a queste latitudini.
Regoliamo gli orologi: domenica, ore 18:30. Le due partite iniziano in perfetta contemporanea, sugli spalti si vive una sorta di metaverso calcistico, con le notifiche sugli smartphone importanti come la partita in campo. Per il primo brivido però bisogna aspettare la fine del primo tempo: il Genk è la prima squadra a segnare quando Tolu Arokodare regala alla Luminus Arena la possibilità di festeggiare lo scudetto. Si riparte così alle 19:30, anzi qualche istante più tardi, e la geografia del campionato belga comincia ad impazzire. Si batte il centro e Simon Adingra, attaccante ivoriano dell'Union Saint-Gilloise, in prestito dal Brighton dove non ha giocato un solo minuto, porta avanti i suoi superando “De Smurfen” (i puffi) in classifica. Alle 19:45 lo scudetto sembra virare decisamente verso Saint-Gilles, il merito è di Balikwisha che pareggia per l’Anversa. La classifica ora è chiara - Union 49 punti, Anversa 47 e Genk 45 - e nel giro di un quarto d’ora i tifosi del Genk vedono svanire il sogno scudetto. Bryan Heynen non ci sta e riporta avanti i puffi, mentre nella capitale si è pronti a festeggiare rendendo inutile il risultato di Genk: manca un minuto al novantesimo e quando tutto sembra pronto per un ritorno ai fasti del passato, l’ultimo titolo dell’Union SG è stato vinto nel 1935, il Bruges pareggia grazie a Homma. All’ottantanovesimo cambia tutto e la festa diventa uno psicodramma in due stadi: l’Union scende a 47 punti, il Genk torna primo con 48 mentre l’Anversa sembra spacciato a quota 46. In perfetta sincronia, intanto, viene mostrato il tempo di recupero nei due stadi.
Lo scudetto in zona Cesarini
Alla fine del tempo regolamentare de Mijnjongens Genkies (i ragazzi di Genk) sono virtualmente campioni, anche qui si attende solo il triplice fischio finale per festeggiare quando l'Anversa decide di regalarsi l’impossibile: nel quarto minuto di recupero, il talentuoso Alderweireld si ricorda di aver giocato nell’Atletico Madrid e nel Tottenham e segna un gol straordinario, per tecnica e valore, spegnendo l'entusiasmo della (non più) Luminus Arena con il definitivo 2-2. Non è tutto. Nemmeno trenta secondi prima, il Bruges aveva segnato con Lang la rete della rimonta, un tremendo uno-due, che aveva demolito le ultime speranze dell'Union SG di conquistare il titolo.
Se alle 20:20, dopo 66 anni di attesa, lo scudetto aveva preso la strada per Anversa, allo stadio “Joseph Marien” non si fa in tempo a metabolizzare quel che stava accadendo che, al 100esimo, il Bruges segna pure il gol del 3-1. Non conta niente, rende solo più amara la sconfitta. Il terzo posto, dietro al Genk, per l’Union SG significa perdere anche la possibilità di giocare le qualificazioni per la prossima Champions League.
Forse il calcio non è solo un gioco, “è la cosa più importante di quelle meno importanti” come diceva Arrigo Sacchi. Magari non oggi, almeno non in Belgio.