oltre il Roland Garros
Quando il tennis entra nelle banlieue
L'impegno di Yannick Noah per combattere l'esclusione con racchette e palline. “È un’associazione che opera nel sociale, ma è a vocazione sportiva”, dice Maxime Foucart, responsabile della comunicazione e degli eventi di Fête le mur
Era un ragazzino quando un certo Arthur Ashe lo vide giocare a tennis a Yaoundé, capitale del Camerun. Capì dopo pochi scambi che aveva del talento e lo segnalò alla Federazione francese di tennis. “Era il mio eroe, il mio idolo”, dice oggi Yannick Noah. Ma non solo perché il grande tennista statunitense favorì la sua carriera: anche perché quando decise di mettere fine alla sua vita da professionista, Arthur Ashe, fece qualcosa di ancora più importante. “Quando ha smesso, ha aperto dei centri nella banlieue newyorchese e un po’ ovunque nelle periferie degli Stati Uniti, affinché i bambini potessero giocare a tennis. Ho trovato questa cosa molto bella, e il mio sogno era quello di poter sviluppare il tennis anche nelle periferie francesi. Mi ha ispirato”.
Nel 1996, dopo la Coppa Davis vinta dalla Francia cui contribuì con il suo carisma da capitano, decise di concretizzare il suo sogno. “Volevo restare nello sport e c’erano dei bambini che conoscevo che abitavano nelle periferie. Era frustrante, ai miei occhi, il fatto che non potessero giocare a tennis. Quando ero bambino, giocavo spesso contro il muro. Nel tennis, quando c’è un muro, hai un super partner di allenamento, da qui è nata l’idea di festeggiare il muro. Mi sono detto che bisognava fare qualcosa”, ha detto nel podcast "Yannick Noah, between you and me". Nacque così Fête le mur (Festeggia il muro), l’associazione socio-sportiva che da ventisette anni, in Francia, porta il tennis nei quartieri difficili, in quelle banlieue spesso dimenticate dai dossier dei ministeri parigini.
“È un’associazione che opera nel sociale, ma è a vocazione sportiva. Attraverso il tennis, operiamo per l’educazione dei quartieri prioritari”, dice al Foglio Maxime Foucart, responsabile della comunicazione e degli eventi di Fête le mur, prima di aggiungere: “Seguiamo le persone non solo nelle loro attività sportive, ma anche nella loro vita oltre il tennis. Creiamo dei club nei quartieri prioritarie proponiamo ai giovani programmi di sostegno scolastico, di educazione alimentare, di mixité uomini-donne e di inserimento professionale, ma anche gite culturali. L’obiettivo è quello di aprire le persone a una vita fuori dal quartiere, sensibilizzarle a un altro mondo”.
Lo slogan di Fête le mur è “il tennis contro l’esclusione”, dove il gioco è certamente importante ma è soprattutto un pretesto, uno strumento per formare i ragazzi alla vita, emanciparli, prepararli al mondo. “Noi non vogliamo formare dei campioni, non è il nostro obiettivo primario: è l’educazione la cosa più importante”, sottolinea Maxime Foucart. Lui è nato nella banlieue parigina, oltre il périphérique che separa la capitale dal resto dell’Île-de-France, e non avrebbe mai pensato di poter lavorare in un’associazione fino a quando non ha conosciuto Fête le mur. “Volevo lavorare nello sport, inizialmente non pensavo di entrare un’associazione, ma ho trovato interessante il fatto di legare allo stesso tempo l’aspetto sociale, dunque aiutare le persone, e lo sport”, racconta al Foglio. Fête le mur, che al Roland Garros ha un suo stand accanto al Philippe Chatrier, il campo centrale, lo stadio dei sogni di ogni tennista, organizza ogni anno il cosiddetto Tour de France de la compétition éducative, un torneo in diverse tappe dove l’obiettivo è anzitutto “formare le ragazze e i ragazzi ai valori positivi dello sport, sviluppare dei savoir-être, delle soft-skills”, sottolinea Foucart. Che ci dà alcune cifre: “Siamo presenti in ottanta città, in sedici regioni, compresi i territori d’oltremare, l’isola della Riunione, la Guadalupa, la Guyana, la Nuova Caledonia, Mayotte. Operiamo in 140 quartieri cosiddetti prioritari e i beneficiari dell’associazione sono 13mila”. Dal 2017, Fête le mur è sostenuta attivamente dalla Federazione francese di tennis (Fft). “Grazie al sostegno della Fft interveniamo nei quartieri difficili e possiamo distribuire delle licenze gratuite ai nostri giovani. Ma ci sono altre imprese private che ci danno il loro apporto finanziario, come Bnp Paribas, oltre che l’Agenzia nazionale della coesione dei territori e l’Agenzia nazionale dello sport”.